25 aprile: le fake news sulla Resistenza

Cerchiamo di fare chiarezza su alcuni luoghi comuni e menzogne che si dicono sul 25 aprile:ricordare è fondamentale per non commettere più errori

Cittadini, lavoratori! Sciopero generale contro l’occupazione tedesca, contro la guerra fascista, per la salvezza delle nostre terre, delle nostre case, delle nostre officine. Come a Genova e a Torino, ponete i tedeschi di fronte al dilemma: arrendersi o perire

Sandro Pertini proclama lo sciopero generale, Milano, 25 aprile 1945

Il 25 aprile la nostra Repubblica festeggia l’anniversario della Liberazione d’Italia (ndr. anniversario della Resistenza), ovvero il giorno in cui, nel 1945, il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI) proclama l’insurrezione generale in tutti territori soggetti all’occupazione militare delle truppe nazifasciste e la successiva disfatta della Repubblica di Salò. Dopo la proposta di Alcide de Gasperi, il principe Umberto II* decise di emanare un decreto legislativo che riconosceva a questa giornata il titolo di festa nazionale.

A celebrazione della totale liberazione del territorio italiano, il 25 aprile 1946 è dichiarato festa nazionale“**

Il 27 maggio 1949 la ricorrenza festiva è stata istituzionalizzata anche nella Repubblica:

Sono considerati giorni festivi, agli effetti della osservanza del completo orario festivo e del divieto di compiere determinati atti giuridici, oltre al giorno della festa nazionale, i giorni seguenti: […] il 25 aprile, anniversario della liberazione“.***

Nonostante da allora vengano organizzati  cortei e manifestazioni in tutta la penisola per ricordare ciò che è stata la Resistenza e gli ideali di chi l’ha combattuta e benché anche nei programmi scolastici ministeriali ci sono lezioni dedicati al tema, sembra che tutto ciò non giunga alle orecchie delle nuove generazioni. Come se ci fosse una sorta di “riduzionismo” di fronte all’importanza di questa ricorrenza ed un interesse sempre minore.

Per l’appunto, esattamente un anno fa è accaduto un evento che sembra avvalorare questa tesi. In una periferia romana era stato organizzato un incontro proprio sul tema della Resistenza ed era stato invitato il partigiano Mario di Maio****, ormai 92enne, che negli anni tra il ‘43 ed il ‘45 ha partecipato direttamente alla Resistenza; durante l’evento si sarebbero dovute leggere alcune delle sue poesie dedicate al tema ed instaurare una discussione a riguardo.
In sala ad ascoltarlo non c’era nessuno.

Foto di ex minisindaco Maurizio Veloccia, pubblicata su Facebook

Perché la Resistenza non interessa più? Ne sappiamo forse troppo a riguardo? Ne sappiamo, invece, troppo poco?

In realtà, nei dibattiti a tema che vengono organizzati in diversi ambiti si può notare, purtroppo, una scarsa e molto superficiale comprensione dell’importanza dell’argomento.

Vuol dire, quindi, che è vero che ne sappiamo troppo a riguardo?

Negli ultimi anni diversi membri di partiti classicamente “più a destra” hanno preso pubblicamente posizioni contrarie o “negazionistiche” nei confronti della Resistenza e della sua commemorazione***** ed il fenomeno si è diffuso a macchia d’olio sui social network. In genere i portavoce di questa nuova “corrente di pensiero” accusano i partigiani di aver collaborato “ai massacri dei civili”, ed alle “foibe” e sostengono che la Resistenza ha portato alla realizzazione di una dittatura di sinistra.******

Ma si tratta di accuse fondate o di fake news? Proviamo a “confutare” alcune delle falsità a riguardo.

⦁ Per Resistenza si intendono le proteste nelle fabbriche.

No, la Resistenza non era una protesta, bensì un movimento spontaneo che adottava diverse modalità d’azione per manifestare il proprio dissenso contro le truppe nazi-fasciste. C’erano alcune forme di dissenso più “soft”, che includevano la popolazione più “passiva”. In diverse città del nord Italia si organizzavano proteste nelle fabbriche o nei luoghi di lavoro, manifestazioni in strada contro le condizioni di vita e di lavoro imposte dalla Repubblica di Salò e si praticava diffusamente la non-collaborazione con le autorità fasciste. Ma, a ciò va aggiunta la parte più faticosa e violenta della Resistenza, cioè quella che vede protagonisti i “cittadini attivi”. Questi siti riunivano in gruppi paramilitari formati liberamente, appunto, da cittadini italiani ed in diverse zone del paese. Ciò avveniva generalmente in gran segreto col fine di trovare nascondigli tra le montagne, reperire armi ed elaborare strategie di difesa ed attacco militare contro le truppe nazi-fasciste ancora presenti nel centro-nord d’Italia, per facilitare l’avanzata da Sud degli Alleati. L’occupazione delle fabbriche risale alle ultime fasi del movimento, quando i soldati nazi-fascisti iniziarono a ritirarsi da Milano e Torino per risalire a Salò mentre i partigiani organizzavano uno sciopero generale su Milano.

⦁ Il 25 Aprile è una festa del PCI e dei comunisti.

Assolutamente no. La Resistenza, come detto precedentemente, non si sviluppa sotto indicazione di un partito politico, bensì spontaneamente. È vero che le persone che vi hanno preso parte avevano, certamente, diversi orientamenti politici, ma non necessariamente. Inoltre, non vi era omogeneità nella “fede politica”: molti erano socialisti, altri comunisti, altri ancora monarchici ecc. Infine, bisogna sempre ricordare l’importante ruolo giocato nella Resistenza dai gruppi dichiaratamente cattolici: un report fatto stilare dal leader DC Enrico Mattei in occasione del primo congresso della DC parla di circa 180 brigate schierate proprio da forze cattoliche. Per non parlare, poi, anche del ruolo assunto dalle parrocchie, che proprio durante quel periodo hanno offerto rifugio ad esuli e perseguita dai nazifascisti.

⦁ I comunisti della Resistenza sono complici delle foibe.

I massacri delle foibe sono una pagina molto triste della storia del nostro Paese.  Nel 2005 gli italiani sono stati chiamati per la prima volta a celebrare il “Giorno del ricordo”, in memoria delle migliaia di italiani dell’Istria, Fiume e Dalmazia che sono stati obbligati a lasciare la loro terra o sono stati uccisi dalle truppe di Tito. Si ricorda che all’epoca, le regioni balcaniche confinanti con l’Italia, cioè la Venezia Giulia e la Dalmazia erano amministrativamente italiane, tuttavia oltre la metà della popolazione locale era slovena e croata. Il regime fascista ha, perciò, cercato di avviare un processo di italianizzazione: si scelse di seguire il modello francese che, attraverso una serie di provvedimenti e metodi violenti, avrebbe portato a soppiantare la cultura slovena e croata e sostituirla con quella più italiana-fascista. Il massacro delle foibe si verifica nella primavera del 1945, quando l’esercito di Tito riesce ad occupare l’Istria. Egli decise di mettere in atto una serie di feroci e violente esecuzioni contro gli italiani rimasti in quel territorio: si trattava maggiormente di carabinieri, poliziotti, guardie di finanza, militari fascisti, collaborazionisti e le rispettive famiglie. Ovviamente nessun processo venne realizzato e non si fece nessuna distinzione tra uomini, donne o bambini.
Non ci sono assolutamente prove che sostengono la tesi per cui i partigiani italiani abbiano collaborato con quelli di Tito ai massacri, anche perché gran parte delle brigate partigiane italiane erano impegnate con la lotta delle truppe fasciste in suolo italiano. Tuttavia, non si può negare che sul tragico evento è calato un silenzio durato troppo a lungo e ciò è in parte dovuto ad un insieme di fattori di natura geo-politica.

Fonte: Associazione Nazionale Partigiani d’Italia – ANPI Barona Milano.

⦁ Il 25 aprile è il giorno in cui termina l’occupazione tedesca e fascista in Italia.

Il 25 aprile è, appunto, il giorno in cui il CLNAI proclama l’insurrezione contro l’occupazione nazi-fascista che, tuttavia, non termina in un solo giorno, infatti la liberazione delle città ancora sotto assedio, come per esempio Milano, Torino e Bologna avviene in giorno diversi, che precedono o seguono questa data. Si è scelto di far ricadere la “festa della Liberazione” il 25 aprile proprio per la valenza simbolica della data.

⦁ Le donne sono rimaste a casa.

Nella Resistenza le donne hanno avuto un ruolo particolarmente attivo e di natura diversa da quella degli uomini. In primo luogo, è necessario parlare del soccorso spontaneo che le donne hanno prestato ai militari allo sbando, ai partigiani ed ai prigionieri del regime tra il 1943 e il 1945. Inoltre, i dati ufficiali dell’epoca riportano di circa 2 milioni di donne italiane che hanno deciso di prendere le armi e raggiungere i partigiani e di combattere sul fronte. Spesso queste si riunivano in gruppi organizza come i Gruppi di Azione Patriottica (GAP), e le Squadre di Azione Patriottica (SAP). In quello stesso periodo è stato fondato il Gruppo di difesa della donna che si dichiarava aperto a tutte le donne, indipendentemente dal ceto sociale di provenienza o dalla fede politica e religiosa e che ambiva alla garanzia dei pari diritti, raccogliendo “donne capofamiglia”. Le donne della Resistenza hanno partecipato alla lotta armata, si sono occupate di camuffare le armi, hanno lavorato prendendo il posto dei mariti in diversi settori, hanno partecipato alle proteste delle fabbriche ecc.

Fonte:  Associazione Nazionale Partigiani d’Italia – ANPI Lissone

E perché, quindi, è importante continuare a festeggiare il 25 aprile?

Perché in un mondo che sembra dimenticare il proprio passato e brancolare ad occhi chiusi verso il futuro, dove le fake news diventano uno strumento della politica, l’odio per il diverso viene ostentato con orgoglio e la disinformazione propaga velocemente, l’unico modo che abbiamo per “resistere” è proprio continuare a ricordare!

Coltivare la Memoria è ancora oggi un vaccino prezioso contro l’indifferenza e ci aiuta, in un mondo così pieno di ingiustizie e di sofferenze, a ricordare che ciascuno di noi ha una coscienza e la può usare.

Liliana Segre

Facendo click sul seguente link potrete vedere un’intervista fatta al signor di Maio, poco dopo l’evento citato: https://www.raiplay.it/video/2018/05/Mario-Di-Maio-Partigiano-27042018-a8c7c154-83ca-4d2e-9ac5-dd5b01225731.html

*Nel periodo che segue la totale liberazione dell’Italia dalle truppe nazifasciste, Alcide de Gasperi ricopre il ruolo di presidente del Consiglio mentre il principe Umberto II è il luogotenente del Regno d’Italia. Tale decreto, definito proprio decreto legislativo luogotenenziale è stato emanato il 22 aprile 1946. Il referendum che permetterà agli italiani di esprimersi sulla forma di Stato che l’Italia avrebbe dovuto assumere si è tenuto il 2 giugno 1946.
**Disposizioni in materia di ricorrenze festive, 22 aprile 1946, decreto legislativo luogotenenziale.
***Legge 260, Disposizioni in materia di ricorrenze festive.

**** Si veda: https://www.nextquotidiano.it/mario-di-maio-partigiano-sala-vuota/
*****I fatti di cronaca recente riportano anche episodi di annullamento della festa: https://www.globalist.it/economy/2019/04/14/la-giunta-di-destra-di-lentate-sul-seveso-abolisce-le-celebrazioni-del-25-aprile-2040114.html , http://www.ilgiornale.it/news/politica/25-aprile-strappo-salvini-non-sfilo-coi-fazzoletti-rossi-1677527.html
******I sostenitori di questa teoria forniscono come prova il fatto che la Costituzione abolisce la riorganizzazione del disciolto parto fascista.

“Fino al giorno in cui mi minacciarono di non lasciarmi più leggere, non seppi di amare la lettura: si ama, forse, il proprio respiro?” (Harper Lee) Ciao a tutti! Sono Mirjam e faccio parte del team di blogger di Cogito! Scrivo di ciò che vedo, mi piace leggere, ascoltare musica, fare foto e prendere una valigia e scappare tutte le volte che ne ho l'occasione.

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