Comunicazione scientifica: abbraccio e reciprocità

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Vaccini, OGM, crisi climatica: temi complessi e attuali che ci spingono a pensare a come realizzare una corretta comunicazione scientifica

Ormai dimentichi dei tempi in cui la scienza era appannaggio di poche distinte personalità, la stragrande maggioranza delle notizie si trova oggi a portata di pollice opponibile. Così come per un’altra grande famiglia, la Storia, nella Scienza non si nomina più (se non di rado) un uomo singolo, un Archimede, un Euclide, ma si è stabilita una comunità di scienziati che condivide e collabora da una parte all’altra del pianeta.

Gli scienziati e la comunità scientifica

Si pensa spesso ad una contrapposizione netta: da un lato la comunità della scienza, dall’altro il grande pubblico, che pur digiuno di equazioni e immunologia, dipende per tutti gli aspetti della propria esistenza dalle nuove scoperte. Ed è per questo che, a differenza di come succede in altri settori specifici, ci si riconosce spesso il diritto di dare il proprio parere, specialmente in ambito medico, quando del resto si parla della propria pelle!

Purtroppo, l’atteggiamento degli scienziati puri spesso è di indifferenza in risposta a queste posizioni.  Assorbiti dalle loro ricerche, è quasi impossibile ritagliare del tempo per educare chi dei propri risultati dovrebbe giovarne. Eppure, questo rischia di vanificare il ruolo sociale della scienza e pratico della ricerca. Quindi se non si può pretendere dallo scienziato che inizi dal principio per spiegare il proprio lavoro, d’altro canto non si può permettere che il dibattito in argomenti delicati sia condotto da gente pur capace e responsabile (nella migliore delle ipotesi), ma giustamente con profonde lacune in questioni tecniche.

Ed ecco perché è fondamentale che ci sia una figura formata appositamente per questo compito, padrone del metodo scientifico, ma contemporaneamente in possesso di quegli strumenti per una corretta comunicazione, non solo giornalistica. Tra l’altro la scienza la si definisce democratica, perché mette sullo stesso piano la scoperta di ricercatori che siano uomo o donna, abbattendo i muri culturali e linguistici perché parla inglese. Se questo è senz’altro vero, si deve anche ammettere che la rete globale di articoli scientifici in inglese di sicuro non è accessibile ai più, sia per la lingua, che per l’immensa mole di dati pubblicati al giorno.

Comunicare il metodo scientifico

Il problema è specialmente urgente, perché ad essere disorientato non è l’uomo anziano con una breve istruzione, ma il giovane che ha affrontato persino l’Università. Ed è comprensibile, poiché molto spesso i temi trattati sono particolarmente complessi. Che sia il più attuale vaccino anti-Covid o il riscaldamento globale, per comprenderli sono necessarie delle nozioni di immunologia e microbiologia, o di geologia ed ecologia. Allora è sì necessario renderle disponibili a partire dalle scuole, ma quello che è più importante è trasmettere il metodo scientifico. Quest’ultimo nasce ufficialmente con Galileo Galilei che associa le “sensate (poiché affidate ai sensi) esperienze” alle “dimostrazioni necessarie”. Osservare con i sensi ciò che ci circonda, e poi analizzare razionalmente questi dati permette di creare delle ipotesi, vagliate dalla riproducibilità delle osservazioni, condivise da più punti di vista.

Capire la scienza, prima che i suoi capisaldi, proprio perché questi ultimi non sono “saldi”. La scienza non è esatta, non esiste il 100%. E va avanti proprio per questo, perché c’è chi mette in discussione, chi introduce un “potrebbe funzionare anche altrimenti”. Ed è questa la sua meraviglia, anche se spesso l’ennesimo fattore di confusione per chi la guarda dal di fuori. Insegnare ad essere critici e a valutare con i propri sensi, non equivarrebbe però a fornire gratuitamente la licenza di sindacare. Significa mettere in mano uno strumento per poter capire come si passa da un’osservazione e un problema alle diverse soluzioni, ponendo però fiducia in chi ci lavora dietro.

L’importanza del linguaggio nella comunicazione della scienza

Al di là di questi strumenti generali, il linguaggio è un altro punto fondamentale. Troppo spesso per abbreviare si usano termini troppo complessi o altrimenti riduttivi e semplicistici. Molte volte per attirare l’attenzione si gioca su titoli d’effetto, che creano panico. Una scrittura e un discorso responsabile dovrebbero invece ispirare curiosità e fiducia. Molto attuali i temi delle vaccinazioni o degli organismi geneticamente modificati. Il marketing a sua volta bollando prodotti come “naturali” e “senza OGM” fa già passare un giudizio sommario su questi prodotti, indirizzando l’opinione pubblica che ovviamente comprerà naturale, chi vuole d’altronde roba artificiale?

Sicuramente agire dalle scuole permetterebbe di formare generazioni più responsabili, ma per un’azione hic et nunc? Televisione e internet generano caos 24 ore su 24, ma se gestiti da comunicatori esperti possono essere strumenti senza pari. Inserire notizie nei salotti o titoli flash nei notiziari spesso non raggiunge il pubblico in maniera consona. Programmi o rubriche ad hoc, senza cadere nello specifico e potrebbero aggirare il rifiuto e creare uno sfondo più scientificamente corretto, ma al contempo accessibile a molti.

Comprendersi: un atto di reciprocità

Comprendere, dal latino “cum” e “prehendere”, richiama l’atto dell’abbraccio. Entrambi, comunicatore e pubblico ne sono coinvolti: l’uno studia direttamente la scienza e funge da tramite, semplificando senza banalizzare, e contemporaneamente “ascoltando l’ascoltatore” per potere calibrare il suo discorso e impararne i bisogni, in un meccanismo reciproco di guadagno. L’utente, forte degli strumenti critici, abbraccia ciò che gli viene porto ma ponendolo al vaglio della sua coscienza.

“Concedi a ognuno il tuo orecchio, ma a pochi la tua voce. Accetta l’opinione di tutti, ma fa’ un uso parsimonioso del tuo giudizio”. Così Polonio educa il figlio Laerte (Shakespeare, Amleto) ad una cauta diffidenza. Senza magari arrivare a questi estremi, rispetto e ascolto sono comunque fondamentali. La comunicazione è sana quando reciproca, ed è ciò a cui si dovrebbe tendere non solo nella scienza.

Immagine di copertina: Photo by Vlad Tchompalov on Unsplash

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In bilico tra lettere e numeri, tra agende e ispirazioni fugaci. Perché alla fine “desiderosi di creare, di generare e di divenire” bisogna amare la vita.

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