La felicità (non) è un mito: un libro per rinascere dal dolore

Cosa vogliono dirci ansia, depressione, panico, borderline, rabbia, disturbi alimentari, PAS, insonnia, ossessioni e bipolarismo?

Quante volte ti sei sentito assalito dall’ansia, depresso, al limite della follia, arrabbiato o nel panico? E allora hai cercato di divincolartene, alla ricerca di una nuova felicità, magari seguendo i consigli degli amici che ti dicevano: “Devi imparare a gestire l’ansia”, “Devi uscire a divertirti, fare una passeggiata”, “Canalizza la rabbia in qualcosa di utile”. Così, non è cambiato niente, anzi, forse è andata peggio. Ti sei colpevolizzato per la tua incapacità di resistere al dolore.

In questo libro “La felicità (non) è un mito” imparerai a non demonizzare questi sintomi, a non identificarti con essi, ma piuttosto ad ascoltarli, perché non hanno la funzione di ucciderti ma di aiutarti a crescere.

Michele Mezzanotte: psicologo e divulgatore

L’autore del libro, Michele Mezzanotte è uno psicologo e divulgatore di Chieti, laureato presso la Facoltà di Psicologia dell’Università Gabriele D’Annunzio Chieti-Pescara, direttore scientifico della rivista di Psicologia L’Anima Fa Arte  e autore anche del suo altro saggio di successo L’amore (non) è un mito.

Il suo obiettivo è quello di far arrivare la psicologia a tutti, di farla uscire dalla stanza di analisi.

Puoi conoscere meglio Michele seguendo il suo account Instagram: mezzanotte_psicoterapeuta o tramite il suo canale YouTube: Michele Mezzanotte.
In entrambi pubblica con costanza consigli, spunti e riflessioni di psicologia, che possono aiutarti a conoscerti meglio e analizzare ciò che ti succede con un diverso punto di vista.

La felicità è o non è un mito?

Come nel suo saggio precedente, l’autore gioca con questa ambivalenza di lettura, ponendo il “non” tra parentesi, per quale motivo? Perché la felicità non è un mito, non è qualcosa di irraggiungibile, ma è un sentimento fluttuante.

Ogni volta che viene acciuffato, urla proprio come quella bambina: “Ancora”, e comincia nuovamente a nascondersi e a scappare.

Immagine tratta da Pexels

Tuttavia la vera felicità si raggiunge solo se si individua e segue il proprio mito personale.

Inoltre, Michele Mezzanotte, per raccontarci come i sintomi ci forniscano il messaggio di cura che cerchiamo, utilizza i miti antichi, per lo più greci e latini, andandone ad analizzare la componente psicologica, e, di conseguenza, facendoci immergere nella loro bellezza.

Per arrivare a un cambiamento bisogna agire

Nel saggio troverai la spiegazione di 10 sintomi di dolore diversi: depressione, ansia, borderline, panico, ossessione, rabbia, bipolarismo, disturbi alimentari, PAS, insonnia.
Per ognuno di essi troverai:

  • Dialoghi dei pazienti con cui Michele ha fatto esperienza: hanno l’incredibile potere di rendere questi sintomi umani e vicini a chi sta leggendo, probabilmente alcune frasi ti sembreranno uscire proprio dalla tua bocca.
  • Descrizione attenta del sintomo: come si manfesta, quali sensazioni provoca, quando si manifesta, le domande che ci fa porre.
  • Mito legato ad esso: non spaventarti, non si tratta di pagine e pagine di mito, ma un veloce racconto. per comprenderlo non ti servirà conoscere l’intera mitologia.
  • Messaggio che quel sintomo sta cercando di comunicare: capirai cosa vuole dirti quel sintomo, perché ti comunica in quel modo e di conseguenza capirai già qual percorso ti aspetta se vuoi stare meglio.
  • Esercizi immaginali: sì, perché quando esci dalla stanza di psicoanalisi, esci con i compiti per casa, in quanto un cambiamento passa solo attraverso l’azione, non è sufficiente il pensiero.

L’autore con il suo libro vuole simulare la seduta di terapia che avviene nella stanza dello psicologo per cui a conclusione di ogni sintomo ci vengono forniti 2 esercizi diversi da mettere in atto, per darci la possibilità di cominciare il nostro cambiamento.

Gli esercizi sono ben descritti, insieme anche al loro significato, così non starai lì a fare ipotesi su quale obiettivo abbiano.

L’ansia non si gestisce, lo sapevi?

La bellezza di questo saggio è che vengono analizzati con attenzioni termini ormai diventati di linguaggio comune ed è proprio questa analisi che scardina convinzioni che sono del tutto deleterie e che non fanno altro che peggiorare la nostra situazione, facendoci sentire inadeguati.

Un esempio tra tanti è proprio quello della gestione dell’ansia. L’autore ci spiega che l’ansia è la patologia del controllo, ci viene quando cerchiamo di controllare la realtà e noi stessi, quindi, quando diciamo a qualcuno che deve controllare la sua ansia, non gli stiamo dando un buon consiglio, anzi, gli stiamo proprio suggerendo come farsene venire di più.

Conoscere come ci parla la nostra psiche ci permette di prenderci davvero cura di noi stessi, valorizzarci invece di sminuirci, normalizzare invece che essere terrorizzati dal dolore.

Un finale senza “vissero tutti felici e contenti”

Immagine tratta de Pexels

Nell’ultimo capitolo ci vengono fornite varie ricette per individuare il nostro mito personale e quindi la nostra felicità, poco prima però veniamo avvisati dei 3 ostacoli principali da affrontare per raggiungere questa felicità (come se non fosse abbastanza difficile dar retta ai nostri sintomi e ai nostri mostri interiori), ma, soprattutto, che non tutti possono raggiungere la felicità.

L’ho trovato un finale vero, un finale che ci ricorda che non è semplice il viaggio, un finale che fa riflettere sulle diverse possibilità di ognuno di noi. C’è chi nonostante intraprenda il viaggio potrebbe non trovare mai la felicità, per i motivi che troverete nel libro, ma il messaggio rimane un caldo invito a provare a cercarla.

Michele Mezzanotte ci fornisce un vocabolario per la psiche, ci indica la strada per dialogarci, non è un libro per un autodiagnosi o in sostituzione a un percorso di psicoterapia, ma è una guida.

Consigliato a chi si sente abbastanza coraggioso da fare un giro dentro le profondità di sé stesso.

Leggi anche l’intervista di Sabrina Sapienza a Michele Mezzanotte sulla sindrome dell’impostora.

Prendere la penna in mano mi rende terribilmente felice. Fin da piccola mi sono innamorata del mestiere di scrivere, poteva essere il classico romanzo rosa, invece porto le cicatrici sul corpo di questo amore. Combatto ogni giorno per conquistare un pezzo del mio sogno, vivere di parole, perché anche se mi fa soffrire ne sono terribilmente innamorata.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.