La finestra spenta

finestra

I momenti più importanti passano in silenzio

In camera mia, al secondo piano, c’è una finestra, una sola, un occhio di vetro vivo in un volto di cemento muto da cui è possibile vedere il mondo. Nubi grigie di case consumate dal tempo si uniscono a frammenti di verde, i coppi arancioni sfumano nel cielo alto e indisturbato, mentre dal basso le voci e i rumori della gente serpeggiano per i vicoli e guizzano dalle strade, dando un senso all’asfalto nero.

Verso il tramonto, quando il sole evapora all’orizzonte liberando nuvole di colori caldi che si disperdono nel cielo, teneri fasci di luce rossa si riversano sulla città, si spandono su tutti i muri e i vetri che incontrano, filtrano tra le foglie degli alberi e volano sopra i fiori come soffici sospiri, come un mare impalpabile che allaga le strade e arriva all’orizzonte, portando via le voci e i pensieri delle gente, riflettendo la bellezza naturale di una città adagiata che aspetta la sera.

Vedo il mondo dal mio letto inquadrandone un tassello, una fotografia che conosco a memoria incorniciata e appesa a un grande muro bianco: mi chiedo a volte e vorrei sapere quel mondo fuori quanto di bello ha visto guardando attraverso la mia finestra…

Tu mondo che stai fuori, che colori la città, che ne fai girare voci e odori, abituato ad essere ammirato, ad avere sempre gli occhi addosso, vedi la mia vita dallo stesso occhio che uso per vedere la tua, ma quanta invidia hai di quel che sono, anzi di quel che ero, per quanta bellezza hai visto in quei giorni ormai passati!

Tu sei il mondo, sei tutto questo, sei tutto ciò che ho già detto, che posso aver visto o aver letto, eppure sei ancora poco. Qui dentro hai spiato istanti di bellezza sospirata,
momenti d’amore che fermano il tempo, che bella che era e anche tu lo sai bene, scommetto che ci rimanevi a bocca aperta a immortalare la mia vita, senza battere ciglio, come quando si guarda un tramonto perfetto, una farfalla che vola sul grano con la grazia dell’amore che ti prende per mano.

Tra tutte le ragazze e le finestre, cercavi proprio la mia, una goccia più profonda del mare, una lucciola da corteggiare; io non so cosa vedevi e mi ingannerei se dicessi che per vedere il mondo mi affacciavo su di te come chiunque altro.
Il mio mondo era lei.
Più sconfinato del cielo, più caldo del sole, più leggero d’uno battito d’ali in quegli
occhi infiniti, capaci di trasportare ogni pensiero in un luogo in cui tutto è amore e ha il profumo dei suoi capelli.

Quando con mille parole le spiegavo il mio amore lei con fare tenero e gesti premurosi mi stringeva le mani, mi accarezzava il cuore e mi guardava con occhi profondi come un lago di stelle, in cui ogni mia paura poteva annegare e ogni mio desiderio poteva sbocciare. Anche tu la volevi stringere a te, non ti bastava guardarla da fuori, con lunghe ali di luce ti avvicinavi piano e accarezzavi il suo viso. Ricordo momenti di bellezza eterna, durati un istante che vale una vita, mentre scivolavi sulla sua pelle chiara e capivo che a splendere era lei.

Mi chiedo se ti manca vedere il mondo dentro la mia finestra, se lo ricordi come lo ricordo io, come qualcosa di ormai finito che non se n’è mai andato davvero; mi chiedo se vorresti abbracciarla forte anche tu di notte, tu, che con mille occhi bianchi che brillano nel buio ora piangi insieme a me. 

Ti guardo e so già cosa pensi, che sono solo uno sguardo pieno di vento affacciato a guardare un mondo spento, questo vale per me mentre mi affaccio e vale per te, che non ti affacci più.

Immagini a cura dell’autore

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Sono uno studente di Beni Culturali di Verona, mi piace viaggiare sia nella vita reale che attraverso i libri, sempre con la voglia di imparare qualcosa di nuovo. Cerco di esprimere come posso quello che penso e che sento attraverso la scrittura, a volte attraverso l'ironia.

2 Comments

    1. Ciao Caludio, ti ringrazio molto per il tuo commento, sono molto felice che ti sia piaciuto il racconto e il pensiero che ci sta dietro,
      grazie ancora!

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