L’elezione del Presidente della Repubblica (parte 1)

Introduzione

Il prossimo 24 gennaio il nostro parlamento dovrà eleggere il nuovo Presidente della Repubblica.

Sergio Mattarella finirà il suo mandato il 3 febbraio, prima di tale data si dovrà trovare un nome per sostituirlo.

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Si tratta di un grande evento per il nostro Paese, in generale perché parliamo del Capo dello Stato, il garante della Costituzione, il nostro rappresentante più importante.

Nello specifico è ancora più decisiva la nomina del Presidente della Repubblica, in questo periodo di emergenza, con una pandemia in corso.

L’elezione rappresenta un importante prova di tenuta politica dell’Italia, ora più che mai si dovrà trovare un equilibrio tra tutte le forze in campo, che vanno da destra a sinistra.

Tale analisi è stata fatta anche dall’attuale Presidente del Consiglio (PdC), Mario Draghi, che durante una recente conferenza stampa ha lanciato un messaggio chiaro ai partiti chiedendo coesione nella scelta del Capo dello Stato.

Ripercorriamo in questo articolo l’importanza del Presidente della Repubblica per il nostro Paese.

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Il Capo dello Stato

In Italia esiste una forma di governo parlamentare, questo significa che il potere esecutivo è in mano a un Governo composto da membri politici e la sua vita dipende dalla fiducia posta dal Parlamento.

Invece il Capo di Stato è una figura indipendente che non ha responsabilità politica e svolge un ruolo di garanzia, di unità nazionale, di controllo, di impulso, non ha quindi dei poteri effettivi come quello legislativo, giudiziario ed esecutivo, ma possiede una sorta di micro poteri, in ognuno di questi rami, che esercitano una certa influenza.

Il periodo in cui resta in carica è di 7 anni, questo arco temporale è stato scelto in virtù della natura della figura stessa.

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Poiché essendo una figura istituzionale con un ruolo di garanzia non si è voluto legare il suo mandato a quello della legislatura che l’ha eletto.

A seconda di chi sia stato il Presidente della Repubblica (PdR) nella storia italiana, questo ruolo è stato interpretato come mero notaio, o come figura più attiva nella vita istituzionale del Paese. I casi più celebri di Presidenti, per cosi dire “interventisti”, sono stati Pertini e il più recente Napolitano.

I poteri

L’attività del Presidente non è di indirizzo politico, tanto meno possiede poteri giudiziari o di formazione di una legge.

Tutte le attribuzioni del PdR sono di garanzia, di controllo, di mediazione, coordinamento ed equilibrio. In quest’ottica le sue funzioni sono volte a influenzare, condizionare o stimolare gli organi che esercitano il potere esecutivo, legislativo e giurisdizionale.

Tra le attribuzioni più importanti del Presidente della Repubblica vi è quello di partecipazione alla formazione del Governo. Infatti, oltre a ricevere le dimissioni da parte dello stesso, nomina il nuovo Presidente del Consiglio e su proposta di questo, i Ministri.

Ancora, il PdR può sciogliere anticipatamente le Camere del Parlamento qualora non si riesca a formare un nuovo Governo dopo una crisi.

Altri poteri

Il Presidente della Repubblica, in quanto Capo di Stato, è il rappresentante italiano con i rapporti con gli altri stati esteri.

Dichiara lo stato di guerra dopo la decisione del Parlamento.

Ha il comando delle forze armate, questo tipo di attribuzione è volta a non dare un colore politico ai corpi militari, si tratta di una attribuzione formale che dona un senso di garanzia per ciò che riguarda le istituzioni democratiche. Ed è per questo che è anche il Presidente del Consiglio supremo di difesa.

Nomina 5 giudici della Corte Costituzionale, è Presidente del Consiglio superiore di Magistratura in modo tale da sottolineare l’indipendenza politica di questo organo.

Può nominare fino a 5 senatori a vita.

Indice le elezioni e i Referendum.

Promulga le leggi, può decidere di rinviare alle Camere una legge, per una sola volta, e quindi non firmarla ponendo un “veto sospensivo”.

Infine il Presidente della Repubblica concede la grazia.

Da questo breve elenco di attribuzioni del PdR, si ben intuisce ciò che abbiamo detto all’inizio. Per quanto il suo ruolo non abbia grandi poteri effettivi. Si nota come in ogni aspetto istituzionale ci sia una influenza più o meno marcata del Capo di Stato.

Chi può essere eletto?

Il Presidente della Repubblica è eletto dal Parlamento. Si tratta di uno di quei casi in cui si ritrova in seduta comune, presso la Camera dei Deputati assieme ai senatori. A questi si aggiungono dei delegati regionali, 3 per ogni regione, la Valle d’Aosta ne ha 1, per un totale di 58.

Per questa particolare elezione, non sono previste delle candidature ufficiali, quindi di fatto, chiunque abbia i requisiti può essere eletto.

Nella prassi, le forze politiche in Parlamento, esprimono una indicazione di voto su un nome, ma si tratta di una pratica del tutto informale.

Nel corso della storia, la figura di Presidente della Repubblica è stata assunta da personaggi di spicco nel panorama politico e istituzionale italiano.

Non sono chiaramente mancati nomi appartenenti a realtà diverse, come personaggi dello spettacolo, sportivi, o intellettuali.

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Il motivo principale del perché non possano essere presentate delle candidature, è per la natura stessa del ruolo del Capo dello Stato. Deve essere una figura indipendente e non legata a schieramenti politici.

Come si elegge

L’elezione avviene a scrutinio segreto, per dare ai parlamentari la totale libertà nella scelta del nome.

Per essere eletto serve la maggioranza dei due terzi dell’assemblea riunita (673 voti), questo per le prime tre votazioni, dopo basterà la maggioranza assoluta, ossia il 50% + 1 dell’assemblea (505 voti).

Finchè non viene raggiunta tale soglia si prosegue nella votazione, non essendoci un numero predefinito oltre il quale non si può andare.

I requisiti per l’elezione sono abbastanza semplici, può diventare Presidente qualsiasi cittadino abbia compiuto 50 anni di età, deve godere dei diritti civili e politici.

Teoricamente non ci sono limiti in merito a una possibile rielezione del Capo dello Stato. Nel corso della nostra storia questo è capitato solo una volta con Giorgio Napolitano, in un momento di profonda crisi per il nostro paese.

Tecnicamente sarebbe bene che ciò non avvenga con regolarità. La durata di 7 anni del mandato, conferita a una persona che deve essere indipendente non è conciliabile con una sua possibile, o auspicata rielezione. Questo perché potrebbe restare per molti anni Presidente, dando in mano allo stesso uno strumento che possa far venire meno il principio di indipendenza, favorendo, durante il suo mandato, l’uno o l’altro schieramento politico, con l’obiettivo di riottenere una maggioranza per la sua rielezione.

In copertina

Sono nato a Brescia nel 1994. Laureato in Giurisprudenza, lavoro in banca, pratico Muay Thai, mi interesso di criminologia, diritto, economia, storia e cinema. Scrivo per diletto, per passione e offrire un punto di vista personale rispetto a quello che ci circonda.

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