Prima di aprire gli occhi

Un luogo incantato nel sentiero dei sogni

Improvvisamente i miei piedi sprofondano in una terra bagnata, granulosa ma compatta. Mi trovo nel bagnasciuga di una spiaggia. I granelli di sabbia si appiccicano alle dita, caldi, dandomi una sensazione di conforto. In punta di piedi inizio a camminare, mentre alcune onde d’acqua fredda mi bagnano fino alle caviglie. Come i bambini, che appena arrivano al mare hanno come unico pensiero quello di fare il bagno, nonostante il clima gelido, intingo velocemente le mani sull’acqua. Mi accorgo che non è trasparente, ma mantiene i colori del cielo al tramonto, che si specchia nelle sue onde come se fosse pittura sciolta nel mare. Mi ricorda un quadro impressionista, dove le macchie di colore si sovrappongono creando effetti sbalorditivi.

Vengo distratta dalle urla di due bambini, intenti a costruire un castello di sabbia. Mi soffermo a guardare le loro forme strane, ma il sole mi impedisce di vedere chiaramente, rendendo i loro corpi solo delle ombre nere. Indugio a scrutare il loro volto, è perfettamente ovale, non sembra vero, assomiglia a quei palloncini che poi prendono il volo, ed esattamente come quei palloncini la loro immagine scompare. Un misto di contentezza e di dispiacere mi pervade davanti a quella scena.

Continuo il mio viaggio danzando verso la costa. È piena di fiori disegnati sulla roccia, che cambiano colore ad ogni passo, come un caleidoscopico mandala. Arrivo davanti ad una sporgenza che si affaccia sulla spiaggia. Sotto di me, vedo la cascata di acqua color tempera che dà origine a quel mare così sorprendete. Penso entusiasta:

“È la mano di Dio, è sicuramente la mano di Dio”.

Infatti quella cascata sembra proprio la punta di un dito pregno di colore, che si immerge in un’acqua limpida diffondendo le macchie di inchiostro in tutta l’area circostante. Scendo da quell’altura floreale verso la spiaggia, voglio vedere dove arriva ma non riesco a raggiungerne la fine. Stanca, decido di fermarmi proprio nel punto dove si trova steso un telo azzurro smeraldo. Mi siedo e accanto a me si trovano una penna nera dal sapore antico e dei fogli stropicciati dalla forza del vento. Incuriosita, verifico se la penna scrive, inventando i versi di una poesia. La mano si muove leggiadra, come se danzasse su quelle pagine bianche, come se vivesse di anima propria e fosse lei a decidere quali parole imprimere. Ad ogni verso una voce profonda e calorosa ripete quanto scritto e le parole si proiettano sul cielo, come nuvole. Trattengo il respiro un secondo, per capire se si tratti di qualcosa di pericoloso. Non accade niente e allora scoppio a ridere come una bambina di fronte a quella meraviglia, che non mi sembra vera: è la cosa più bella che abbia mai visto.

Termino di scrivere, compiaciuta, e una folata gelida mi fa rabbrividire la schiena. Il tempo cambia all’improvviso. Il cielo si fa rosso intenso e vi compaiono delle stelle nero carbone. Volgo lo sguardo verso la direzione di quel soffio, mentre i capelli mi finiscono in viso. Compare un uomo. La faccia e il corpo sfocati, vedo solo un contorno bluastro, sembra una notte stellata. Non mi spavento davanti a quella comparsa, è come se fin dall’inizio aspettassi solo lui. Mi sembra di conoscere tutto di quella figura, tranne il suo aspetto. Si siede dietro di me senza dire una parola, mentre io appoggio la testa sul suo petto. È come se il mio corpo fosse sostenuto dal nulla, non riesco a sentire la sua presenza, ma so che la sensazione che mi trasmette quell’attimo è rilassante, per cui non mi chiedo nemmeno come sia possibile. Guardiamo quel mondo surreale, e mi sento finalmente in pace con l’universo, avvolta da un’impressione di leggerezza e calma profonda. Mi sfiora il viso con le labbra e con le mani mi accarezza i capelli. Mi stupisce essere in grado di sentire finalmente la sua pelle e il suo calore. Forse, dopotutto, è umano.
Le punta delle mani e dei piedi iniziano a congelarsi, a informicolarsi, mi sento improvvisamente la testa pesante e confusa. Dopo tutto quel silenzio, riesco a dire solo una cosa:

“Hai un profumo familiare”.

Poi chiudo gli occhi per ascoltare il ripetitivo rumore delle onde del mare che raggiungono la riva. Il buio, con le sue lucciole impazzite. Riapro gli occhi. Era solo un sogno.

Immagine di copertina tratta da pexels

Prendere la penna in mano mi rende terribilmente felice. Fin da piccola mi sono innamorata del mestiere di scrivere, poteva essere il classico romanzo rosa, invece porto le cicatrici sul corpo di questo amore. Combatto ogni giorno per conquistare un pezzo del mio sogno, vivere di parole, perché anche se mi fa soffrire ne sono terribilmente innamorata.

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