Il dono non ricambiato
Può l’anima guarire dal dolore senza vendicarsi dei torti subìti? La poesia rivanga nel passato, che sfavilla attraverso ricordi smussati dal tempo. Ma l’amore è l’unica via: il «sangue non chiama altro sangue».
L’opera
Il dono non ricambiato è una raccolta poetica di Lorenzo Gafforini pubblicata dalla Casa Editrice Fara Editore (2023).
Scritta in versi liberi, conta un prologo, cinquantacinque poesie ed un epilogo, per un totale di cinquantasette componimenti, come gli anni attuali del padre che il poeta ha voluto omaggiare.
Il valore dell’opera non tarda ad emergere: oltre ad essere votata dal giurato Massimo Parolini al Concorso Narrapoetando 2023, l’autore vince il Premio Rombi 2023 e riceve una menzione d’onore al Branda Castiglioni 2023.
In questa silloge «Lo stigma della perdita, della violenza e dell’abuso si fanno ago e filo di un rammendo continuo, faticoso ma necessario, con la figura, in primis, del padre, latitante che ritorna da padre prodigo per aiutare il figlio a pagare quotidianamente la propria parte di debito chiedendo perdono per lui, per noi, per tutti.». (Massimo Parolini)
L’autore
Lorenzo Gafforini (classe ‘96) si laurea in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Brescia. In aggiunta agli studi giuridici il suo sogno è quello di specializzarsi nell’ambito letterario.
Determinato a raggiungere quest’obiettivo comincia a scrivere per diverse riviste di critica letteraria (frammentirivista.it, niederngasse.it, magmamag.it) e a collaborare con le case editrici.
In pochi anni pubblica otto raccolte di poesia [Beotica danza (2013) ispirata alla beat generation; Musa cercasi (2015); Argonauti metropolitani (2016); Tupaz (2018); Asmik ovvero l’effetto Droste e altri frammenti 2020; Ardesia (2021); Amica cara (2021); Catarsico insieme al poeta David Tognoli (2022)] e due racconti.
Si impegna attivamente in vari progetti culturali. Nel 2022 cura la prima edizione mondiale del testo teatrale Se tutti i danesi fossero ebrei del poeta russo Evgenij Evtušenko per Lamantica Edizioni e nel 2023 partecipa alla curatela de Il boia di Brescia di Hugo Ball.
Al contempo si appassiona al cinema collaborando come sceneggiatore ad alcuni cortometraggi diretti da Luca Grazioli: Donne senza uomini con Davide Zani (2021); Portrait de Rosa a la française (2021); Ritratto di Rosa all’italiana (2023).
Tematiche: il passato familiare
La raccolta poetica Il dono non ricambiato (2023) trae ispirazione dalla vita personale e familiare dell’autore con una particolare cura per la relazione padre – figlio.
Il poeta rievoca i luoghi dell’infanzia paterna, tempo in cui erano degli affreschi sbiaditi a dare il nome alle Contrade.
«di uno tutti i tetti
dalla via del castello
e in cima i cento ghetti
delineati dal tramonto
dietro l’oratorio la via
di Pozzo dell’Olmo»
(VII)
Un’infanzia – quella del padre – trascorsa in «una comunità incapace di capire le esigenze di qualsiasi bambino.»
Ci troviamo a Brescia, tra i quartieri del Carmine e di San Faustino: luoghi poveri, abitati da gente umile e travagliati da fenomeni di delinquenza e violenza sui minori.
A questo quadro desolante si contrappone l’infanzia «indenne» del poeta, «ignara delle suppliche» paterne.
Ma il passare del tempo sconquassa le nostre convinzioni, anche quelle più intimamente radicate.
Dai versi emerge il ritratto di una famiglia assente, emotivamente indifferente. Cominciano ad affiorare verità celate ma mai dimenticate.
Il poeta ricorda «quell’allegria malcelata ai pranzi festivi» e si rende conto di essere stato testimone di una confessione a bocca chiusa, che nessuno avrebbe potuto sentire.
Non risparmia dure critiche nei confronti dei nonni paterni: «genitori, dove siete?» (X)
Questa amara presa di coscienza comporterà il farsi carico di un pesante fardello: quel passato familiare con cui inevitabilmente bisogna fare i conti.
«c’è uno specchio
persino per levare
le tende col senso
di colpa appresso»
(XXIII)
In questo itinerario la poesia diventa «terapia di costellazioni familiari, unendo genitori e nonni che non vogliono rimanere pure immagini, fotogrammi di uno sguardo distratto.» (Massimo Parolini)
L’amore come unica via
Sullo sfondo si coglie una profonda riflessione sulla sofferenza: «è difficile dover tollerare la vita», specialmente quando non ci si sente amati.
L’unico a comprendere il dolore è Cristo: il figlio di Dio che si è fatto carne ed è morto per salvare l’umanità. Il messaggio che affida il poeta sembra proiettarci ad una condivisione del dolore: se persino il Cristo ha dovuto soffrire, allora può farlo ciascuno di noi.
«sono del Cristo il fratello:
fardello e testimone
del pianto di mio padre»
(I)
Ma può l’anima guarire dal dolore senza vendicarsi dei torti subìti?
Il poeta scorge in sé stesso la prova del (Per)dono, di quell’intima capacità dell’uomo di amare pur non essendo stato amato.
«Cosa vedi in me
oltre la riprova
di poter essere
padre senza
avere un padre?»
(LI)
Perché si può donare amore incondizionato anche se non lo si è ricevuto e senza aspettarsi nulla in cambio.
«bimbo mio
non è questo
il tuo destino:
sangue non chiama
altro sangue»
(XVIII)
Come scrive Alessandro Ramberti nella postfazione all’opera: «Il poeta bresciano ci ricorda che c’è in noi una umanità da riscoprire, da dissotterrare, da donare nonostante tutto; un istinto quindi non solo di sopravvivenza ma una propensione alla solidarietà, che è la declinazione pratica dell’amore, anche quando personalmente ne abbiamo ricevuta poca.»
Attraverso questa silloge l’autore ha costruito un dialogo intergenerazionale con il proprio padre, i nonni ormai scomparsi e un ipotetico futuro figlio. Alla fine della Raccolta saluta il lettore con l’augurio di poter a sua volta ricambiare il dono ricevuto: «Padre, che il tuo dono possa diventare anche il mio».
Commento
Come primo approccio al testo si consiglia una lettura lineare e completa: la raccolta va letta dall’inizio alla fine seguendo l’ordine dei componimenti.
È sicuramente una poesia che richiede il suo tempo. Le parole sono soppesate e, a consiglio dell’autore, dovrebbero essere lette ad alta voce.
Il poeta si rivela intenzionalmente criptico: per essere capito non vuole essere capito.
Nella stesura dell’opera ha scelto di scrivere versi sciolti, che non siano granitici e umanamente interpretabili. Il suo desiderio è quello di non essere compreso fino in fondo in modo da impressionare il lettore attraverso delle suggestioni emotive.
Così ad ogni lettura affiorano nuove fervide immagini e fra le callidae iuncturae si colgono segreti abilmente celati in un gioco di detto e non detto.
Attraverso versi colmi di pietas Lorenzo è riuscito a restituire quel senso di familiarità e di sofferenza, di nostalgia e profonda empatia che alberga in ciascuno di noi.
Perchè in fondo
«il nostro destino
è non far
parlare di noi
ma parlare di altri
delle loro
grandi opere
incompiute
del loro vivo
perché scrivo
costruire
un porto
senza nome
per attraccare
e mai
per partire»
(XLIII)
Le foto, che raffigurano i luoghi citati nella Raccolta Poetica, sono tratte dalla mostra fotografica a cura di Raju Barengo.