“Autore di fumetti, romanzi e mille altre cose”: Stefano Labbia

Piacevole chiacchierata con Stefano Labbia, autore (tra molto altro) del romanzo Piccole vite infelici.

Ciao, Stefano, benvenuto! Quando ho scoperto il titolo del tuo primo romanzo, Piccole vite infelici, ho pensato ironicamente: Toh, parla di me! E invece (fortunatamente?) parla di altra gente, messa ben peggio di me. Il tuo libro riesce ad essere uno spaccato sociale dell’Italia dei trenta-quarantenni senza lavoro né prospettive: come hai creato i tuoi personaggi?Salve, innanzitutto grazie per questa fantastica opportunità!
Che dire? Personalmente credo che ogni vita sia un libro. Una storia. Un film. Ogni individuo ha i suoi misteri così come ha i suoi sogni. Ogni persona compie delle scelte, talvolta più o meno obbligate, d’accordo… ma stiamo parlando di vite umane ognuna delle quali è unica. Qualcuno ha detto che i romanzieri veri scrivono la verità. Io sono d’accordo. In ogni storia, a cercarla bene, la verità salta sempre fuori… Intendo il sottotesto, ma anche l’uso delle metafore, siamo sempre li: usiamo maschere per dire il vero. Narrare quello che vediamo. Le idiosincrasie della società. Ieri come oggi. Riassunto in questi termini però sembra quasi che gli autori siano tutti dei giullari -menestrelli…
Per quanto mi riguarda… Io ho semplicemente parlato di quello che conosco.

Senza fare troppi spoiler lasciami dire che la tua storia, o meglio molte delle storie che essa include, non ha un lieto fine. Credi che un finale positivo avrebbe reso vani i tuoi sforzi di raccontare una realtà nuda e cruda? Se sì, perché?Beh no dai a (Omissis) non va poi così male… credo che la vita sia fatta di  scelte. Ok molte delle quali sono (sembrano?) obbligate, ma credo che si possa sempre scegliere. È evidente che, tirando le somme, spesso chi “finisce male” ha compiuto scelte sbagliate. Insomma, la saggezza popolare recita: “Chi è causa del suo mal…”, giusto? Senza entrare nello specifico, alcuni dei miei personaggi sono meschini. Egocentrici. Doppiogiochisti. Falsi. Di rado, alla lunga, con persone del genere la vita è clemente. Quindi perché dovrebbe esserlo – al di là del messaggio che poi avrei lasciato trasparire in tal caso – su un libro? Ok, il “male” spesso trionfa, ma a quale prezzo? Lasciami chiudere poi con una frase “anni ’90” che però racchiude un concetto che nella vita torna spesso: “Non può piovere per sempre!”.  Se fai del male non puoi aspettarti di ricevere del bene!Ho notato una certa preponderanza della lettera M tra i tuoi protagonisti (eccetto il centrale Caio Sano): Marco Marcello, Melina e Maya, che tra l’altro si addormenta sul pc premendo con la testa il tasto “M”. La somiglianza anche fonetica l’hai premeditata per porli su uno stesso piano di infelicità o è venuta fuori per altri motivi o per caso?
Sì e no. Sherlock Holmes dice che l’universo è troppo pigro per generare coincidenze. Parlando realmente: obiettivi a parte, sono le esistenze stesse dei quattro che si cercano e finiscono per trovarsi. Io penso che ognuno frequenti le persone che merita, in ogni momento della vita. E penso che spesso i simili si trovano. Intendo: persone altruiste molte volte finiscono per incontrarne altre, e viceversa persone false si trovano meglio frequentandone altre della stessa “caratura”. Dunque personalmente credo che, a parte uno, gli altri tre personaggi del romanzo siano solo dei poveri disperati. Insicuri e senza una visione chiara di quello che vogliono. Alla fine hai quello che semini no? D’altronde a legare le esistenze di Marco Marcello, Maya, Melina e Caio Sano ci sono molto più delle iniziali. Ma, sì, volevo rafforzare quel legame più possibile.

Caio, Marco, Melina e Maia sono quattro personaggi in cerca di uno sponsor. Ma prima di tutto in cerca di qualcosa che non li abbandoni in una Roma permeata invece dalla solitudine. La dedica in una delle prime pagine dice “A tutti gli amici che amici non sono”: penso che questa una definizione si adatti anche ai tuoi protagonisti, che sono vicini ma al contempo distanti. Qual è il ruolo dell’amicizia e della società nel destino del singolo?Bella domanda. Ad averla la risposta! Credo che questa società sia sempre più votata all’individualismo. Senza sapere che, come dice Patti Smith, “In vetta c’e posto per tutti”. A sostegno di quanto dico, i selfie e i social media ne sono prova spudorata, se ce ne fosse bisogno: siamo egocentrici, narcisisti. Lo siamo sempre stati in realtà, ma “stimolati” da elementi esterni vecchi e nuovi, beh, siamo decisamente peggiorati, ecco. E così facendo anche il mondo del lavoro, così come l’amicizia e l’amore vengono visti come “campi di battaglia”. Dove ci deve essere sempre e comunque un vincitore. Uno e uno soltanto.

Il primo impatto con il tuo libro mi ha riportato in mente, per i temi e per i luoghi, Macerie Prime di Zerocalcare. Quali sono stati i tuoi riferimenti nella stesura del libro? Mi ha fatto piacere trovare, tra i ringraziamenti, anche quelli rivolti alla musica che ami.
Sì diciamo che se dovessi affibbiargli obbligatoriamente un genere sarebbe riconducibile alla “narrativa mainstream” mi è stato fatto notare che il tipo di narrazione ricrea echi bukowskiani. Io credo personalmente che i paragoni siano sempre scomodi, per un verso o per un altro. Diciamo che è una storia metropolitana che sentivo dentro e che ho scritto nel giro di quattro mesi. Di getto. Un capitolo dopo l’altro. Senza mai fermarmi. E in tutta onestà dico che non ha avuto bisogno di molte riscritture.
La musica è parte della mia vita. Non potevo non ringraziare la fonte di stimolo continuo che è per me la seconda arte.Sei una persona estremamente poliedrica: ti avevo inizialmente identificato come uno degli autori del fumetto  Killer Loop’S, ma poi ho scoperto che hai pubblicato anche una raccolta di poesie (Gli Orari del Cuore, 2016), allora ho pensato “Era già uno scrittore!”, e appena ho cercato di incasellarti in una di queste categorie ho letto che hai lavorato in regia e sceneggiatura, che hai curato una trasmissione radiofonica e che collabori con diversi blog. Perciò non posso che chiederti: chi è artisticamente Stefano Labbia?
Sono un amante della scrittura. E della verità. Ovunque queste due situazioni siano applicate quello è il mio habitat. Killer Loop’S è nato da una mia idea: curo la sceneggiatura di tutti i volumi. E così farò per gli spin off. Lascio le matite ad abili illustratori italiani e stranieri: ad ognuno il suo mestiere insomma! Si ho pubblicato due raccolte di poesie (“Gli Orari del Cuore”  2016; “I Giardini Incantati” – 2017). Ma anche una raccolta di racconti (“Bingo Bongo e altre storie”). La radio è una delle mie grandi passioni: spero di riuscire a tornare presto in onda! La mia “prima regia” è stata quasi un esercizio forzato: partecipavamo all’Infinity Film Festival 2016. Dovevo essere “solo” autore/ sceneggiatore ma il caso volle che mi ritrovai dietro la macchina da presa. Dire che non sia stato esaltante equivarrebbe a mentire! Ma anche in questo caso… preferisco lasciar fare agli esperti!

In questo mare di alternative quale sarà la tua prossima mossa? Ci sono ulteriori campi, culturali e non, che ti piacerebbe esplorare per la prima volta?Vorrei sbarcare sul grande schermo. Ho un paio di sceneggiature che sono al vaglio di alcune case di produzione italiane e straniere… Mi piacerebbe molto anche affrontare come autore il teatro. Credo che ogni mezzo d’espressione, ogni veicolo di informazione possa fare al caso di chi ama la scrittura.

Credits immagine: courtesy of Stefano Labbia

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