Don’t look up c’è, ma non troppo

Cogito et Volo dedica anche quest’anno una particolare attenzione alla corsa agli Oscar 2022, con approfondimenti sul sito e contenuti extra su Instagram e Facebook. Daremo un’occhiata da vicino a tutte le dieci pellicole candidate per il miglior film, con recensioni e curiosità, e commenteremo i risultati finali all’indomani della notte degli Oscar, che si terrà il 27 marzo. Qui trovate tutti gli articoli già pubblicati.

Don’t look up è un’opera ambiziosa con un cast stellare (Streep, Di Caprio, Lawrence per citarne alcuni) dagli attori protagonisti a quelli secondari. Si trova in pole tra i possibili vincitori del premio cinematografico più atteso dell’anno. Prodotto e distribuito da Netflix. Si tratta del secondo film più visto di sempre e del più visto nel 2021 sulla piattaforma.

Candidato a 4 premi Oscar tra cui miglior film, migliore sceneggiatura originale, colonna sonora e montaggio, è considerato uno dei migliori film del 2021. Inizialmente doveva essere girato nel 2020, ma a causa della pandemia il tutto è stato rimandato di un anno. Don’t look up ha spaccato gli spettatori tra chi lo ama e chi non l’ha apprezzato. Vediamo di cosa si tratta e se può avere qualche speranza di ricevere l’ambita statuetta.

Trama

Una dottoranda in astrologia scopre una cometa e il suo professore ne traccia la traiettoria. Questo fatto porta alla luce una tragica verità: entro 6 mesi la cometa impatterà sulla Terra distruggendola. I due scienziati informano immediatamente le autorità di sicurezza preposte. Si devono scontrare con persone che sono totalmente incompetenti e messe nei loro ruoli di potere solo in virtù dei rapporti personali che hanno con il Governo.

In un primo momento le istituzioni cercano di minimizzare e negare la gravità della scoperta. Ma a seguito di questa passività da parte del Governo, gli scienziati decidono di utilizzare i media per informare la popolazione e sollevare il problema. La Presidente per opportunismo decide di tornare sui suoi passi e comincia a occuparsi della faccenda. Ma nulla va come ci si aspetterebbe, i social network sembra abbiano inquinato la gente e le istituzioni. Si riuscirà per tanto a distruggere la cometa prima che impatti sulla Terra?

Il film

Adam McKey dirige un film dagli intenti ambiziosi, si tratta di un regista che già in passato ha cercato di criticare il potere in tutte le sue sfaccettature. Ricordiamo il film con cui ha vinto un Oscar per la migliore sceneggiatura non originale, La Grande scommessa.

Il film però appare molto didascalico, e se guardiamo al regista e al cast le aspettative sono altissime, ma effettivamente c’è qualcosa che non convince fino in fondo.

Adam Mckey si è sempre avvalso di cast fenomenali con grandi attori, plasmati dallo stesso regista grazie a un trucco che li rende quasi irriconoscibili. In Don’t look up non è da meno: in questa pellicola Mckey fa largo uso del make-up per raccontare anche esteriormente i suoi personaggi: pensiamo a Di Caprio ingrassato e goffo con il barbone, o Cate Blanchett, la giornalista rifatta, tutti elementi che ci fanno capire l’intento sarcastico del regista.

Proprio in merito a quest’ultimo elemento del sarcasmo ci sarebbe da fare una prima critica. Guardando le recensioni di altri utenti, viene esaltata la satira graffiante, il sarcasmo e l’ironia del film. Queste caratteristiche non sono cosi incisive, almeno non come i precedenti film del regista. La stessa regia appare molto semplice e lineare, quasi spenta e il film è eccessivamente didascalico. Questo, coniugato al fatto che i fatti narrati nel film non sono reali, fa si che lo spettatore rimanga più distaccato.

Oltre alle comete, le stelle: personaggi e interpreti

Leonardo Di Caprio è uno dei protagonisti: è il professore di astronomia Randall Mindy, che traccia la traiettoria della cometa e scopre l’impatto imminente sulla Terra. Che dire di Di Caprio? È un attore che non ha bisogno di commenti, pure in questa occasione si dimostra superlativo, trasformato magistralmente dal trucco e dai costumi. Non lo considero un personaggio positivo, impersona gli scienziati allarmisti, poi corrotti dalla fama e dai media, colmo di nevrosi, è sostanzialmente un inetto con una mente da scienziato, non è in grado di prendere in mano la propria vita se non nel momento della fine. Per tutto il film è in balia dei giochi di potere e succube delle masse.

Jennifer Lawrence è anche lei protagonista principale assieme a Di Caprio. Interpreta una dottoranda di astronomia, Kate Dibiasky: è lei a scoprire la cometa e informare il professore. Ci troviamo di fronte a una attrice affermata, vincitrice del premio Oscar nel 2013 per il film Il lato positivo. Dibiasky per certi versi possiamo definirla un’alter-ego del professor Randall, con tutti i limiti della giovane età.

Ruolo che calza a pennello per la Lawrance, il suo personaggio è estremamente allarmista, ansioso, bizzarro e stravagante. Partecipa forse a una delle scene più divertenti del film: un alto ufficiale dell’esercito americano, le fa pagare 10 dollari degli snack che si possono avere gratuitamente. Questo fatto attanaglierà la giovane per tutto il tempo, anche nei momenti più drammatici del film continua a ripensare stupefatta all’accaduto.

Rob Morgan, è forse il personaggio più positivo. È il funzionario governativo Teddy Oglethorpe, che fin da subito cerca di aiutare gli scienziati a risolvere il problema e mette in contatto i due con la Presidente degli Stati Uniti. Rimarrà sempre fedele alla sua linea scontrandosi anche con il Governo, diventerà poi amico del professore e della dottoranda.

Meryl Streep, Presidente degli Stati Uniti. Attrice che non ha bisogno di presentazioni con 3 Oscar all’attivo, trascina egregiamente l’attenzione in tutte le scene del film in cui compare. Personaggio anch’esso bizzarro, colmo di energia, sembra quasi una caricatura da vignetta portata sul grande schermo. Il suo comportamento pone in risalto la critica del film alle istituzioni, mostra il lato più inadeguato e corrotto del sistema. Personaggio tra i più negativi narra il negazionismo, l’egoismo e l’incompetenza di parte della classe politica attuale.

Jonah Hill, apparso già in numerose commedie e film demenziali, è il capo di gabinetto della Presidente degli USA, nonché suo figlio. Come attore poteva sicuramente essere sfruttato meglio, come in altri film in cui abbiamo visto la sua vena comica, vedi Superbad o The Wolf of Wall Street. Messo nella sua posizione solo per un legame di sangue, non ha nessun tipo di competenza, la sua figura risulta essere invadente o fastidiosa, tanto da risultare quasi inutile.

Cate Blanchett, vincitrice di due premi Oscar, in questo film ha un ruolo secondario. Svolge l’attività di conduttrice televisiva assieme al personaggio di Tyler Perry. Istrionica, con qualche problemino di alcool, diventerà l’amante del professor Randall, contribuirà alla sua corruzione, essendo lei stessa piegata alle volontà del Governo. Tipico esempio della conduttrice filo governativa complice della informazione e disinformazione di partito.

Un piacevole contorno

Tra i personaggi di contorno che contribuiscono ad arricchire il cast ci sono degli ulteriori pesi massimi del cinema, e sembra proprio che a ogni attore si stato tagliato su misura un ruolo per loro, adatti al 100% ad interpretare il loro personaggio.

Tyler Perry è un brillante conduttore televisivo, simpatico e rampante, che conduce sempre con sorriso e vigore la più importante trasmissione televisiva del paese. Qui l’attore è azzeccatissimo: Perry è in grado di calamitare verso di sé tutte le attenzioni, nel momento in cui deve farlo, e in mezzo ad altri attori giganteschi non sfigura minimamente.

Mark Rylance, grandissimo attore di teatro, già premio oscar nel 2016 per il film di Spielberg Il ponte delle spie, interpreta uno strambo imprenditore miliardario che assomiglia ai guru digitali degli ultimi tempi, una sorta di miscuglio tra Musk, Jobs e Bezos. Nonostante appaia per poco tempo, attorno alla sua figura ci sono diversi punti di rottura nella trama. Il personaggio sembra voglia criticare lo sfrenato capitalismo e il tentativo da parte alcuni miliardari di voler imporre le proprie posizioni e interessi a scapito degli altri.

Timothée Chalamet, reso celebre dal film di Guadagnino, Chiamami col mio nome, veste i panni di un ragazzetto complottista che si innamora della protagonista, Jennifer Lawrance. Viso giovane e pulito si adatta bene nel suo ruolo e porta nel film la componente dei “complottari”, un po’ ingenui e ignoranti, un po’ ribelli a tutti i costi, con cui ci siamo abituati a convivere nella vita vera.

Ron Perlman, conosciuto per essere il protagonista di Hellboy e tra i personaggi principali di Sons of Anarchy. Interpreta nel film la figura dell’eroe americano, stereotipato, ligio al dovere, superbo e arrogante, con un fisco e una fisionomia imponente, adatto al classico soldato americano. Figura che dà un certo colore in alcuni brevi tratti del film.

Obiettivo e risultati: dai cambiamenti climatici alla pandemia

È lo stesso Di Caprio a dirci qual è l’obiettivo di Don’t look up in un’intervista rilasciata per Netflix: quello di narrare la situazione attuale del cambiamento climatico. Per farlo Mckey, regista e sceneggiatore, utilizza la cometa come pericolo reale e concreto di distruzione della Terra: si immagina allora quale può essere la reazione delle istituzioni e della popolazione in merito a questa notizia sconcertante. L’intento è quindi quello di porre l’attenzione sul cambiamento climatico e di come se non si interviene subito, senza freni, senza ostacoli che possano essere di natura sociale o economica, si andrà verso una distruzione della Terra.

Guardando bene il film però appaiono ulteriori elementi di critica. Molti infatti hanno ricondotto la pellicola agli eventi degli ultimi due anni. La pandemia dovuta al Covid e alla sua gestione. Ritroviamo quindi anche una critica ai mezzi di informazione, alle istituzioni, agli interessi economici e all’intreccio che esiste tra questi.

Don’t look up quindi riesce a raggiungere l’obiettivo prefissato? sensibilizzare sui temi predetti? A mio avviso sì, pone l’accento sui giusti elementi. Ma ci riesce fino a un certo punto: sia la gestione della pandemia che quella dei cambiamenti climatici sono temi che hanno dei forti parallelismi e ci vengono raccontati in maniera didascalica, ma proprio per questo il film perde forza e non riesce a essere così potente, a far suscitare reazioni di sdegno da parte dei colpiti, rimanendo relegato a un buon film americano di Adam Mckey.

L’Oscar è davvero così vicino?

Non so se Don’t look up potrà vincere l’Oscar, si tratta di un buon film, godibile, che intrattiene. In lizza ci sono altri titoli più validi per altri motivi. Ma certo è che è considerato dalla critica uno dei più papabili per l’aggiudicazione della statuetta, nonostante abbia diviso il pubblico.

Film secondo me da vedere, un po’ perché narra di situazioni ed esperienze attuali, un po’ per lo stesso cast che convince. Possiamo ritenerlo un buon film che però lascia un po’ l’amaro in bocca, per i temi trattati e le possibilità a disposizione del regista tra sceneggiatura e attori, forse ci si aspettava qualcosa di più, una incisività maggiore e un coinvolgimento più deciso, come ad esempio nella precedente opera del regista La grande scommessa.

Quindi sì da vedere, ma diminuendo le aspettative abbaglianti del cast stellare.

Tutte le immagini sono tratte dal film.

Sono nato a Brescia nel 1994. Laureato in Giurisprudenza, lavoro in banca, pratico Muay Thai, mi interesso di criminologia, diritto, economia, storia e cinema. Scrivo per diletto, per passione e offrire un punto di vista personale rispetto a quello che ci circonda.

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