Beyond the lyrics – Il bene (Francesco Bianconi)

Il nuovo singolo di Francesco Bianconi, “Il bene”, è un pezzo intimo e profondo: un manifesto poetico per l’album che verrà.

L’album

È uscito il 13 marzo scorso il primo singolo di Francesco Bianconi, frontman dei Baustelle. Si intitola Il bene ed è il primo estratto da un album di cui non sappiamo quasi nulla se non che uscirà in aprile e sarà accompagnato da una tournée di presentazione a maggio. In questo album, scrive l’autore sul suo profilo Instagram: «Vorrei dire la verità (nient’altro che la verità), raccontarvi i fatti, addurre prove, parlarvi di musica suonata e sentita suonare, di vita vecchia e di giorni nuovi, uomini, mostri e pianoforti». Il bene ci apre le porte di questo nuovo mondo, di questa sfera privata e ancora più intima del Bianconi dei Baustelle, e con questo manifesto poetico, esprimendoci il significato della sua nuova impresa artistica, ci fa entrare nella sua anima senza sentirci degli estranei.

Per quanto riguarda lo stile della musica rimane molto vicino al sound dei Baustelle, con questo stile quasi narrato, la voce bassa, gli inizi cupi tipici di Fantasma. Ad accompagnarlo al pianoforte c’è Thomas Bartlett, produttore e performer statunitense, gli archi sono del Blanescu Quartet, mentre Amedeo Pace, chitarrista e cantante dei Blonde Redhead ha collaborato nella produzione artistica.

Beyond the lyrics

Intravediamo, forse per la prima volta, una luce in fondo al tunnel del nichilismo di Bianconi. Forse. Perché l’inizio del brano certamente non ci porta una ventata di positività. «Non è tempo di cantare», nemmeno la musica sembra ci possa salvare, la poesia, l’arte, la bellezza. Nella nostra quotidianità di distruzione, morte, pandemie, inganni, ingiustizie è difficile trovare il lato positivo delle cose, è difficile sforzarsi di cercare il bene. È più facile unirsi nel compianto funebre di un mondo che va a rotoli, disprezzando la realtà e lasciandoci fagocitare da un odio universale.

«Però anche Schopenhauer scrisse di felicità», sì, proprio lui, il filosofo della depressione cosmica, il filosofo del «pendolo che oscilla tra il dolore e la noia», il filosofo così tanto vicino alle profondità della tragicità leopardiana, proprio lui scrisse L’arte di essere felici, degli aforismi sulla ricerca del bene più grande. E se anche il più pessimista dei pessimisti è riuscito a mettersi sulla via della felicità, aggrappandovisi con tutte le sue forze, cercando di non soccombere ad una Natura più forte di lui, allora forse tutti noi possiamo metterci in cammino.

Se sembra difficile «parlare di umana comunità» almeno possiamo ancora rifugiarci in quel noi che traspare nel ritornello, in quel noi che è il primo passo per qualcosa di più grande. «Percorreremo insieme le vie che portano all’essenza» scriveva Battiato nella sua più celebre canzone, La cura. Ed è forse questo il sentimento che riecheggia nei versi di Bianconi, che non ci dà mai in questo testo la definizione di che cos’è il “bene”. Forse è l’amore, forse è l’essenza delle cose, il senso della vita. È forse la virtù? Oppure Dio? La libertà? O è quella relazione che intercorre sempre in un noi? Le grandi domande dell’uomo si incrociano sempre quando ci si chiede “cos’è il bene”.

“Le lezioni”, spesso ipocrite di chi non è in grado di darle, “l’immondizia” che affolla i marciapiedi e sommerge i mari, “l’ora di filosofia”, in cui sorvoliamo sui grandi autori della storia cogliendone solo le citazioni essenziali, i nuclei semplicistici che puntano spesso il dito contro l’uomo e sul suo mondo senza verità, ci hanno spinti a diventare tutti nichilisti, aridi, impotenti.

In questo mare di nulla, in questo bosco senza più vita né alberi, in senso letterale e metaforico, l’impresa è piantare un albero, piantare le radici, aggrapparsi al terreno. Un terreno da coltivare con «fede, conoscenza e verità», con la fede nel futuro e nei singoli alberi che ci attorniano, o con la fede nell’Agricoltore; con la conoscenza, con lo studio, per abbattere l’ignoranza e la proliferazione della stupidità; con la ricerca, con la filosofia, con la scienza, con la cultura, cercando di nutrirsi dei terreni ancora fertili. Un albero per aiutare la natura e un albero come impegno personale, come costruzione e ramificazione del sè. E qui la mente mi rimanda subito ad uno dei brani più belli degli Eugenio in via di gioia, Albero:

Il tuo cervello è presente in ogni muscolo/ E per questo riesci a essere equilibrato / In ogni casuale formazione / Armonicamente contrappesato / Non hai bisogno di spostarti / Per darti una direzione / La tua crescita è di per sé /La più grande opera che tu abbia mai deciso di incominciare / Dove vai albero? / Così in alto che ogni germoglio / È meno saldo alla terra / E ogni foglia è meno forte / E destinata a cadere poco più su delle radici / E tutte questa braccia spalancate verso il cielo / E quelle dita affusolate perché combattono / Contro questa gravità

«Lasciamoci indietro tutta questa merda», lasciamoci indietro la gravità, la negatività, «i paraggi della morte» con cui aveva aperto il pezzo. Finché io e te saremo insieme andrà tutto bene, saremo il bene. Il bene siamo noi, io e te, due individui e un noi e non importa che lo sappia tutto il mondo o solo quel nostalgico che legge le scritte sui muri alla ricerca di una qualche illuminante riposta. Che il bene sia un noi è solo una possibile risposta. Non importa cosa si è detto e cosa si è scritto sul bene, sull’amore, sulla felicità, sulla verità: è Francesco che cerca il bene, è la sua missione e la sua via è unica. Il bene è una ricerca individuale, una presa di posizione, un orientamento. Il bene è allora un invito a mettersi per strada: «è una canzone sulla fede, sulla voglia di cambiare, sulla necessità di “portare il fuoco”, come diceva un famoso scrittore, mentre tutto crolla».

Immagine di copertina tratta da Monumentale (Official video)

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Laureata in Scienze filosofiche e ora studentessa del Master Professione Editoria cartacea e digitale a Milano. Quando non leggo, scrivo. Quando non scrivo, guardo film. Quando non guardo film, parlo ai miei amici dei film che ho appena visto. Quando non faccio nessuna di queste cose di solito sto cercando di replicare qualche ricetta di Masterchef.

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