Beyond the lyrics: La morte (non esiste più) – Baustelle

Quando la poesia dei Baustelle ha sconfitto la morte

I Baustelle sono gli ultimi poeti della modernità. E in nessun luogo come in Fantasma possiamo avvertire tutta l’incredibile potenza e profondità della loro musica, delle loro parole, della loro missione esistenziale.

L’album

Fantasma è il sesto album pubblicato dalla band di Montepulciano uscito il 29 gennaio 2013 accompagnato dall’enorme plauso dei fan e della critica. Si propone come un film musicale che da Titoli di testa giunge, passando per 19 brani, a Titoli di coda, sviluppando una trama cupa, mistica, dal potente afflato spirituale, esoterica, in cui un solo personaggio domina la scena: la morte. Non sono soli i Baustelle a lavorare a questo disco: la FilmHarmony Orchestra di Breslavia accompagna Francesco Bianconi, Rachele Bastreghi e Claudio Brasini, dando vita a dei lieder dal forte impatto emotivo, con virtuosismi e richiami alla musica classica, alla musica barocca e alle colonne sonore di Morricone.

Il concept album ha come tema centrale lo scorrere del tempo, quell’incessante divenire che porta solo ed esclusivamente alla morte. Ma in questo cammino, in un balzare dal presente al passato e poi al futuro, succedono mille cose, ed è per questo che allora, la morte e questo peso angosciante che come un fantasma vive dentro di noi, porta ad analizzare le tematiche più importanti delle nostre brevi esistenze: temi sociali di varia natura, la spiritualità, la natura e l’amore. Ed è su quest’ultimo che verte La morte (non esiste più), primo singolo estratto e terza canzone dell’album. Un pezzo sopraffino, all’interno di un album che dalle orecchie passa direttamente all’anima.

Beyond the lyrics

La morte (non esiste più) è uno dei pezzi più difficili dell’album. Testi e musica sono scritti da Francesco Bianconi, frontman del gruppo, e non mancano, come spesso accade, riferimenti a testi filosofici, a testi letterari e religiosi. Come Bianconi ha dichiarato, La morte (non esiste più): «è una canzone in cui il protagonista trova conforto in una visione pura, quasi ultraterrena, dell’amore. E che in questo modo riesce ad allontanare, almeno in alcuni momenti dei giorni che gli restano da vivere, la paura della morte. È una canzone sul passare del tempo, tema che lega tra loro le canzoni di questo disco». L’io narrante di questa canzone è infatti un anziano, che giunto agli ultimi passi della sua vita, cerca di aggrapparsi ad essa in un canto liberatorio, celebrando l’unica potenza in grado di tenerlo legato alla sua esistenza: l’amore.

Non c’è nulla che l’Amore di cui parla Bianconi non possa sconfiggere: la fame, la natura, gli inconvenienti della quotidianità e gli imprevisti, la guerra, il futuro. Giunto alla fine del percorso di una vita intera, il nostro protagonista si sente impotente, in preda ad una forza più grande di lui, soverchiante, e ormai senza forze non può che osservare Dio e lasciarlo fare, accettando un destino inevitabile e risolutivo di tutte le fatiche. Dio non fa quasi più timore, è la certezza della luce in fondo alla strada buia, alla fine del tramonto. Ma non c’è nessun entusiasmo, nessun anelito verso Dio e verso la Salvezza eterna: «osservo Dio, lo lascio fare». Lo lascio fare, perché è così che deve andare, ma la mia salvezza l’ho trovata in terra, qui, tra le mie braccia.

Riprende dai Canti di Leopardi la metafora della ginestra, il fiore che cresce sulle pendici del Vesuvio ma che senza superbia né codardia, attende coraggiosamente l’eruzione del vulcano, accettando un destino infausto ma a testa alta, senza nessun lirismo tragico ma con consapevolezza di sé, con accettazione. Bianconi riprende così il messaggio umanitario e l’invito morale di Leopardi a non drammatizzare la fine della vita, perché nulla può ostacolare il corso della Natura, della Madre Terra, ed è quindi consigliabile la scelta di una vita coraggiosa ma consapevole dell’impotenza davanti a forze più grandi di noi: «Nobil natura è quella / Che a sollevar s’ardisce / Gli occhi mortali incontra / Al comun fato». E ancora, come Leopardi, il nostro protagonista trova un unico sollievo e come «l’empia natura / Strinse i mortali i social catena», così la morte cantata dai Baustelle trova un nemico, un ostacolo, solo nell’amore. In quell’amore puro, immenso, “quasi ultraterreno”, che per un istante sospende il tempo e arresta la morte.

E infine va citato Martin Heidegger, il filosofo che ha trovato nell’angoscia davanti alla morte il motore, il senso della vita autentica, della vita piena, dove l’io è pienamente realizzato. L’uomo non può vivere pienamente la sua esistenza se non si rende conto della sua finitezza, che tutto da un momento all’altro potrebbe finire. «Credimi, morire non è niente se l’angoscia se ne va»: l’angoscia non sta tanto nel morire in sé, nella paura dell’aldilà o nel giudizio divino. L’angoscia sta nella separazione, nell’addio alla persona amata, nello scindere due anime unite, ma al tempo stesso è grazie ad essa che se ne coglie la vitale importanza, la fondamentale rilevanza che esso occupa nella vita dell’uomo. «Dico, l’amore, tiranno segreto del mondo lassù / volete ascoltare / ancora una volta? / Ve lo ricordate, amici? / Supremo bene, non allegro, mai. / Perché sarebbe zero / se mancasse nel fondo quel pensiero / che un giorno tutto finirà», dice Dino Buzzati in Poema a fumetti. Buzzati aveva capito tutto dell’amore.

Ma anche quell’angoscia può tacere un momento, può fermarsi nel vortice dell’Amore: «la vita non uccide più / i nostri baci / i nostri sogni / e le parole». «Io penso che l’amore vero, autentico, crei una tregua della morte», dice l’Hemingway di Woody Allen in Midnight in Paris.  E allora «parlami d’amore / nonostante la stagione che verrà», parlami d’amore e ferma il tempo ancora una volta, ferma la morte che arriva silenziosa a strappare quell’abbraccio. Parlami d’amore e anche la guerra in quel momento passerà e il dolore non si farà più sentire. Sospendi in quel bacio il tempo. E in quell’istante la morte non esisterà più.

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Laureata in Scienze filosofiche e ora studentessa del Master Professione Editoria cartacea e digitale a Milano. Quando non leggo, scrivo. Quando non scrivo, guardo film. Quando non guardo film, parlo ai miei amici dei film che ho appena visto. Quando non faccio nessuna di queste cose di solito sto cercando di replicare qualche ricetta di Masterchef.

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