Due marzo
Sono stata nella casa dove abitavi tu, a quasi un anno dalla tua morte. Ho trovato tante cartoline. Cartoline della tua isola sul mare.
Porto al polso legato stretto, a un buco di troppo, probabilmente, il tuo orologio. Quel vecchio orologio di scarso valore, col vetro strisciato e il cinturino distrutto, scavato, emaciato, per tutte le volte che l'hai messo e poi riposto nel cassetto di legno smaltato dove tenevi le nostre foto e le cartoline. Le cartoline che hai conservato per una vita intera. Con le scritte e le dediche dei tuoi figli, dei tuoi nipoti, degli amici della banca. Alcune sono bianche. Curioso. Le compravi per tenere un ricordo di quella città che è stata per te casa e mondo, culla e tomba? Le compravi per comparare negli anni la tua isola? Per vedere quanto il mare si è mangiato la spiaggia, e i ricordi e le biglie. E gli stecchini dei ghiaccioli alla menta che mettevi sulla cima dei miei castelli di sabbia? Porto al polso legato stretto, al buco in cui lo mettevi tu, il tuo orologio. Perché in fondo la tua ora è stata anche un po' la mia.
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