Due marzo

Sono stata nella casa dove abitavi tu, a quasi un anno dalla tua morte. Ho trovato tante cartoline. Cartoline della tua isola sul mare.

Porto al polso
legato stretto, 
a un buco di troppo, probabilmente,
il tuo orologio.

Quel vecchio orologio
di scarso valore,
col vetro strisciato e 
il cinturino distrutto,
scavato,
emaciato,
per tutte le volte che l'hai messo
e poi riposto
nel cassetto di legno smaltato
dove tenevi le nostre foto
e le cartoline.

Le cartoline che hai conservato
per una vita intera.
Con le scritte e le dediche dei tuoi figli,
dei tuoi nipoti, degli amici della banca.
Alcune sono bianche.
Curioso.
Le compravi per tenere un ricordo
di quella città che è stata per te
casa e mondo,
culla e tomba?
Le compravi per comparare negli anni
la tua isola?
Per vedere quanto il mare
si è mangiato
la spiaggia, e i ricordi
e le biglie.
E gli stecchini dei ghiaccioli
alla menta 
che mettevi sulla cima dei miei
castelli di sabbia?

Porto al polso 
legato stretto, 
al buco in cui lo mettevi tu, 
il tuo orologio.

Perché in fondo la tua ora
è stata anche un po' la mia.




Ti potrebbe interessare anche: Beyond the lyrics: La morte (non esiste più) – Baustelle


Photo by Roman Kraft on Unsplash

avatar

Laureata in Scienze filosofiche e ora studentessa del Master Professione Editoria cartacea e digitale a Milano. Quando non leggo, scrivo. Quando non scrivo, guardo film. Quando non guardo film, parlo ai miei amici dei film che ho appena visto. Quando non faccio nessuna di queste cose di solito sto cercando di replicare qualche ricetta di Masterchef.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.