Enola Holmes

Quanto i personaggi femminili sono cambiati nel cinema

Diciamocelo, se una volta il grande impero cinematografico metteva in scena – come gustoso contorno al fianco del bell’eroe – delle donne bellissime sempre ben vestite ma anche sempre in pericolo, da anni ormai questa strada sembra essere stata chiusa per aprire le porte a un sentiero fino ad allora poco battuto: la consapevolezza che anche l’eroina può attirare il pubblico in sala.

Pensiamo a questa lenta trasformazione. A come la Bottondoro de La storia fantastica – film cult del 1987 tratto dallo splendido romanzo di William Goldman – rapita, poi liberata e poi segregata in un castello e a come avesse bisogno che il cavaliere mascherato venisse a salvarla. Trent’ anni dopo le cose sono cambiate e i film con al centro protagoniste donne che non aspettano di farsi salvare sono aumentati a dismisura. Pensiamo a film come Atomica Bionda (2017), Tomb Raider (2018), ma anche Hysteria (2011) e Million Dollar Baby (2004). O anche l’ultima trasposizione di Piccole Donne, dove spicca l’interpretazione della talentuosissima Saoirse Ronan. Ora al cinema si possono vedere donne coraggiose, sensibili, irascibili e “cazzute”; non più damigelle in pericolo poco più che bidimensionali.

A inserirsi in questa lunga lista di film, c’è anche Enola Holmes, uscito su Netflix il 23 settembre scorso. Fin dal suo trailer, si poteva già capire che il film era indirizzato soprattutto a un target molto giovane, prettamente appartenente alla generazione Z; e ovviamente anche il taglio delle inquadrature e lo stile di scrittura della sceneggiatura rispecchiano questa via. Tratto dall’omonimo romanzo di Nancy Springer, Enola Holmes si presenta come un film carino, leggero, da vedere sul divano mentre si sorseggia una tazza di tè. Non è Tonya, né The Help o Thelma & Louise, però comunque diverte e ricorda alle nuove generazioni di future donne che non c’è niente di male a saper cavarsela da sole.

Immagine tratta dal film

Ed è proprio questo da cui parte tutta la storia. Anagrammando il nome Enola infatti – in inglese – si ha “Alone”; ed è questo che la madre della ragazza ha sempre ripetuto alla figlia: che doveva cavarsela da sola, ancor di più perché era una bambina nata in un mondo quasi unicamente maschile. Perciò, mentre le sue coetanee imparavano le buone maniere, a giocare a cricket e a ricamare – sullo sfondo di una campagna vittoriana – Enola giocava a scacchi, praticava le scienze e leggeva libri di Shakespeare o su Giovanna D’Arco. Una fanciullezza praticamente fuori dal comune per quei tempi. Per non parlare poi dell’allenamento fisico. Altro che passeggiatine a cavallo o cose soft, Enola ricevette un’educazione alla Wonder Woman, imparando le arti marziali per potersi difendere dai pericoli.

Ma quando la madre di Enola scompare senza dire nulla il giorno del suo sedicesimo compleanno, Enola è costretta a rivedere i suoi due fratelli maggiori: Sherlock e Mycroft. Che dire, la prima impressione non è buona per nessuno. I due fratelli si ritrovano davanti una giovane amazzone – ribelle, disordinata e per niente consona alle maniere del tempo – e la ragazza incontra due pomposi bellimbusti che non vogliono una sorella, ma un cagnolino che faccia esattamente quello che dicano loro. Per questo Enola scappa e decide di andare a cercare la madre, l’unica persona al mondo in grado di capirla. L’unica cosa che non aveva messo in conto in questo viaggio è il mondo esterno. Cresciuta lontano da tutto e tutti, Enola deve fare i conti con il resto del mondo e con il caso di un giovane marchese scomparso che irrompe nella sua vita.

Immagine tratta dal film

Enola Holmes ha una storia molto semplice, lineare. La protagonista che sfugge dalle grinfie dei suoi fratelli cattivi per cercare la madre. Durante il suo viaggio conosce un giovane che aiuta e a cui salva la vita, e questa esperienza la porta a una profonda maturazione e conoscenza di . Un Viaggio dell’Eroe in piena regola, senza sforzi né fronzoli.

Millie Bobby Brown – qui anche produttrice – è la perfetta Enola, testarda, simpatica e intelligente; come Sam Claflin – l’intramontabile Finnick Odair – è il perfetto Mycroft. È interessante notare come l’attore stia scegliendo spesso ruoli da “villain”, come nell’ultimo Charlie’s Angels e nella quinta stagione di Peaky Blinders. Di Sherlock invece, che dire. Henry Cavill ha lasciato i panni de L’uomo d’acciaio  e di The Witcher per giacca e cravatta, ma si ha sempre l’impressione che da un momento all’altro possa aprire la camicia per mostrare l’iconica S e spiccare il volo. E poi c’è Helena Bonham Carter, che interpreta Eudoria, la madre di Enola. Fa quasi strano vederla al “nature”, senza i trucchi e i costumi burtoniani; ma comunque riesce a dare una solida interpretazione. È come se, senza tutti quegli strati di make up, si riuscisse finalmente a vedere l’attrice – la donna, la suffragetta – e non solo un personaggio strambo.

Immagine tratta dal film

È questo che è interessante in Enola Holmes, il fatto che presenti donne poco truccate che – in una società patriarcale – riescono a tirare i fili della storia a loro favore. Questo è un film che invita le giovani menti a non chiudersi nel loro guscio, a essere poco più di un uccellino in gabbia, ma a vivere la vita come vogliono loro – in piena libertà – e aprire le ali per spiccare il volo come uno splendido e maestoso falco.

                   Puoi prendere due strade, Enola. La tua, oppure quella che gli altri scelgono per te.

Eudoria a Enola nel film

Immagine di copertina tratta dal film

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Che dire di me? Amo leggere, inventare storie, e perdermi nella sala buia di un cinema. Adoro quel momento magico in cui le luci si spengono e il film si appresta a iniziare. Sono una ragazza cresciuta a pane, sogni e libri; e che puntualmente a fine giornata si ritrova con la mano sporca di inchiostro.

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