Jojo Rabbit: il nazismo si condanna con il sorriso

Jojo Rabbit è una commedia che vi colpirà per la sua capacità di lanciare un forte messaggio attraverso una comicità che tocca il non-sense

Tra i titoli candidati a Miglior Film alla 92ª edizione dei premi Oscar c’è un piccolo gioiellino che si intitola Jojo Rabbit. Diretto dal regista neozelandese Taika Waititi, la cui produzione cinematografica rientra in realtà nell’ambito dei film d’animazione, il film ha come protagonista Johannes (Roman Griffin Davis), fiero membro della Gioventù hitleriana. Johannes, detto Jojo, è imbevuto di ideologia nazista e ha una tale fiducia e ammirazione per il regime da avere nientemeno che Hitler come amico immaginario. Eppure Jojo ha un animo buono e come tanti suoi coetanei ripete soltanto ciò che sente dire dagli adulti. Adulti che dipingono gli ebrei come mostri terrificanti, tanto nello spirito quanto nel corpo. Così quando Jojo si trova di fronte ad una ragazza ebrea, Elsa (Thomasin McKenzie), che sua madre (Scarlett Johansson) nasconde in casa, deve mettere in discussione tutto ciò che prima considerava il suo mondo.

Il libro

Come semi d’autunno – pubblicato anche come Il cielo in gabbia – è il romanzo di Christine Leunens da cui è tratto il film Jojo Rabbit. Tuttavia non si tratta di un adattamento cinematografico del romanzo, quanto di una sua libera interpretazione. La riflessione della Leunens si concentra sul sentimento amoroso, nel paradosso per cui diventa un bisogno di possesso. L’episodio centrale del romanzo lo ritroviamo alla fine del film di Waititi, ma al contrario. Jojo, finita la guerra, decide infatti di non rivelare a Elsa che la Germania ha perso il conflitto mondiale, ingannandola affinché, non potendo uscire di casa, non lo lasci mai più.

Roman Griffin Davis e Thomasin McKenzie (Jojo Rabbit)

La battaglia finale

Se si dovesse definire il valore di un film sulla base di una scena, per Jojo Rabbit la scelta ricadrebbe sulla battaglia finale. Nella cinematografia di guerra siamo abituati a vedere eserciti combattere: anche le battaglie più sanguinose hanno per protagonisti uomini addestrati a fare la guerra. In Jojo Rabbit invece assistiamo a cosa succede quando il conflitto arriva nelle città. Ad imbracciare il fucile sono persone comuni, bambini, tutti coloro in grado di farlo. Con risultati che rasentano il ridicolo e allo stesso tempo colpiscono per la loro tragicità.

Scarlett Johansson nei panni di Rosie Belzer (Jojo Rabbit)

La qualità di un film si misura dalla cura dei dettagli

Jojo Rabbit punta tutto sui dettagli. Le scarpe di Rosie Belzer, la mamma di Jojo, diventano il simbolo della resistenza, protagoniste di una scena straziante, che nessuno si aspetterebbe di vedere in una commedia. In un paio di scarpe c’è la storia di tante persone come Rosie, che desideravano soltanto che quell’incubo finisse ma non potevano attendere senza fare nulla. Nelle stravaganti uniformi indossate nella battaglia finale dal Capitano Klenzendorf (Sam Rockwell) e dal soldato Finkel (Alfie Allen) c’è il simbolo di un’omosessualità nascosta, tanto peggiore perché tra due militari ariani. Le musiche di artisti stranieri vengono cantate in tedesco, per tutta la durata del film: da I am a Believer degli Smash Mouth a Heroes di David Bowie.

Il regista Taika Waititi interpreta anche Hilter – o meglio, l’amico immaginario di Jojo (Jojo Rabbit)

La comicità non va a discapito della morale

Jojo Rabbit si può quindi definire come una presa in giro del nazismo? Non proprio. La comicità è il tratto caratteristico di questo film e viene spesso portata all’estremo, ridicolizzando figure come i poliziotti della Gestapo, i militari tedeschi e addirittura Hitler (interpretato dallo stesso Taika Waititi). Il montaggio diventa complice della sceneggiatura nel tenere il ritmo delle risate degli spettatori, giocando sui dettagli in modo da non regalare alcuna battuta scontata. Nonostante questo, il messaggio del film è molto chiaro. Con il nazismo si può scherzare ma non si ride di ciò che causa i genocidi, ovvero un sentimento di odio indiscriminato verso chi è diverso. Non si ride neanche delle dittature, dei regimi che fingono di salvaguardare il popolo quando invece idolatrano un’ideologia. Su questo Jojo Rabbit non transige: a dispetto di quanto vi possa sembrare dal trailer, è un film serio e con un messaggio chiaro ed efficace, adatto anche ad un pubblico molto giovane.

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Milanese, biotecnologa e bioinformatica. Curiosa per natura ho scelto di dedicare la mia carriera alla scienza. Di fronte a tutto ciò che passa sotto la lente di ingrandimento della mia curiosità, cerco sempre di ricordarmi che per trovare risposte bisogna fare le giuste domande.

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