Fate: The Winx Saga

Benvenute fate imperfette

Nella marea di live action, prequel, sequel, reboot e quant’altro, la corrente doveva pur andare a posarsi su quella che è stata una serie animata che ha allietato le mattine e i pomeriggi fanciulleschi di molti che sono stati bambini nei primi anni duemila: il Winx Club.

Ma non lasciatevi ingannare dal titolo, Fate: The Winx Saga  non è il doppione live action del celebre cartone animato, fenomeno mondiale che ha ispirato gadget, spettacoli teatrali e perfino un parco a tema.

Winx Club, serie originale del 2004

Se il soggetto per la serie è quello di Iginio Straffi – celebre creatore delle magiche fatine – e per certi versi la trama del cartone originale aleggia sulla serie come un candido fantasma, questa nuova produzione italo-britannica si presenta con una tinta dark ben lontana dalle atmosfere allegre di Gardenia, tanto da essere stata vietata ai minori di 14 anni. E la domanda sorge naturale: ma in principio Winx Club non era un cartone animato per bambini? Sì, ma è questo il problema: pensare che Fate: The Winx Saga sia la continuazione del suo omonimo. Infatti molte sono state le critiche alla serie: alcuni personaggi diversi dalle aspettative degli spettatori, la storia che differisce e via dicendo. E così cresce il malcontento su una serie che in fin dei conti non è poi così brutta. La soluzione è una sola: smettere di fare il paragone. Perché, se si fa attenzione, si capisce che i due prodotti targati Rainbow sono serie molto diverse fra loro e realizzate per fasce d’età differenti che vanno a completarsi a vicenda.

Uscita su Netflix il 22 gennaio scorso, la serie – con i suoi sei episodi – è stata capace di slittare al primo posto come serie televisiva più vista sulla piattaforma in un solo giorno.

La trama di base è semplice: Bloom Peters (interpretata da Abigail Cowen, la Dorcas de Le terrificanti avventure di Sabrina) arriva nella scuola di Alfea dopo aver scoperto di essere una fata e aver incendiato la sua casa. La giovane, infatti, non riesce a gestire i suoi poteri e ha deciso di frequentare la scuola magica per evitare di essere un pericolo per le persone che ama. Bloom viene così accolta ad Alfea – una scuola unica sia per fate che Specialisti – e, mentre cerca di ambientarsi e capire chi sono le sue nuove compagne di stanza, viene a conoscenza di oscuri segreti che la riguardano mentre antichi mostri assettati di sangue si risvegliano dal sonno e sembrano alla ricerca di qualcosa o qualcuno che si trova all’interno della scuola. E non si faranno problemi a uccidere chiunque si metta in mezzo.

Scena tratta dalla serie

Le atmosfere ricordano molto Harry Potter e Teen Wolf, soprattutto per i Bruciati, creature mostruose assetate di sangue, disposte a tutto per raggiungere il loro scopo. C’è da fare un grande plauso a scenografi e costumisti. Questi ultimi soprattutto, sono riusciti a evidenziare ancora di più il carattere e le personalità dei personaggi.

Ed è proprio la caratterizzazione dei personaggi, l’elemento vincente e cardine della serie tv. Fin da subito facciamo la conoscenza di adolescenti problematici – quasi dei disadattati – che devono far fronte a un mondo magico che non è perfetto come può sembrare. Una qualità che ricorda molto The New Mutants. Ci troviamo quindi davanti a fate e specialisti che dovrebbero essere il futuro del regno magico ma che al tempo stesso sono anche dei ragazzi normali che hanno problemi con i genitori, litigano fra loro, imprecano e amano bere, fumare, pubblicare storie su Instagram, e che alla fine cercano solo un posto nel mondo. Sono personaggi pieni di difetti, arrabbiati col mondo e con se stessi e che sicuramente stridono con l’immagine di fatine allegre e cavalieri rampanti che Iginio Straffi ci aveva regalato nel cartone animato.

Locandina della serie

Così conosciamo Bloom, un outsider che non sa gestire i suoi poteri e che desidera solamente conoscere la verità su chi è davvero; Stella (interpretata da Hannah van der Westhuysen), che indossa una maschera da principessa snob e arrogante per nascondere tutte le sue insicurezze, causate soprattutto dagli abusi psicologici perpetrati da sua madre; Terra (Eliot Salt), una ragazza chiacchierona e vogliosa di farsi degli amici che spesso viene presa in giro per il suo peso; Musa (Elisha Applebaum), una fata che non sopporta il suo potere – quello di poter percepire le emozioni e gli stati d’animo delle persone – e che negli anni l’ha portata a isolarsi grazie alla musica; e Aisha (Precious Mustapha), ambiziosa – forse troppo – e che cerca sempre di seguire le regole, anche quando in realtà non dovrebbe. Tutti personaggi che dimostrano di saper crescere e maturare, sfuggendo alle etichette che gli sono state affibbiate. E Specialisti e insegnanti non sono da meno. Forse è proprio questa l’arma segreta della serie: un’imperfezione talmente tanto accentuata da risultare vera, reale.

Siamo tutti a pezzi, Bloom.

Sky a Bloom

La serie merita di essere vista, sia per godersi un prodotto buono con un finale che fa pregare ogni fatina di questo mondo per una seconda stagione, sia per ricordare i bei vecchi tempi in cui se qualcuno diceva Winx Club, si pensava subito ai pomeriggi passati a mangiare panini al latte seduti davanti a un vecchio televisore. Perché per chi ha visto la serie originale quand’era bambino, guarderà con occhi diversi Fate: The Winx Saga. Sarà un po’ come tornare a casa e allo stesso tempo scoprire un posto nuovo.

In verità, una domanda – una domanda sola – rimane inaspettatamente senza risposta. Ma Tecna che fine ha fatto?

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Che dire di me? Amo leggere, inventare storie, e perdermi nella sala buia di un cinema. Adoro quel momento magico in cui le luci si spengono e il film si appresta a iniziare. Sono una ragazza cresciuta a pane, sogni e libri; e che puntualmente a fine giornata si ritrova con la mano sporca di inchiostro.

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