La forma delle Istituzioni

In occasione del discorso di fine anno del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, mi sono interrogato su una questione lasciata per lungo tempo sotto traccia: che importanza hanno le rigide formalità istituzionalali? Qual è lo scopo dei protocolli, dei formalismi e delle rigide regole cerimoniali delle Istituzioni e delle prime cariche dello Stato? E come mai esse assumono ruolo decisivo negli incontri internazionali? 

Differenze tra Paesi: una teoria

Secondo gli economisti Acemoglu e Robertson, la differenza tra un Paese avanzato e un Paese in stato di arretratezza trova causa nella qualità delle istituzioni politiche ed economiche. 

Ritenendo insufficienti criteri geografici, climatici, culturali o religiosi, i due illustri economisti hanno dimostrato che la la struttura istituzionale di un Paese è la causa principale del suo sviluppo o del suo fallimento. In effetti, un ragionamento basato su aspetti geografici o climatici potrebbe facilmente essere confutato da diversi esempi: primo fra tutti, la differenza tra USA e Messico, che pur appartengono al medesimo parallelo, rappresentano due condizioni economico sociali profondamente differenti. 

I due studiosi ritengono che le istituzioni si dividano in inclusive ed estrattive: le prime prevedono una maggiore partecipazione cittadina, favorendo sviluppo e prosperità. Le secondo, invece, hanno come unico obiettivo quello dell’estrazione di profitto dai territori nei quali si insediano, a beneficio di una piccola élite di privilegiati e arrestando in tal modo il progresso e la redistribuzione economica. 

Mexican-American border at Nogales (From Wikipedia)

“Oggi le nazioni falliscono perché le loro istituzioni economiche estrattive non creano gli incentivi di cui la popolazione ha bisogno per risparmiare, investire e innovare”

Daron Acemoğlu

La tesi di Acemoglu poggia su verità storiche: il periodo colonialista vide le potenze europee impegnate in un susseguirsi di battaglie volte alla conquista di nuovi territori inesplorati, America e Africa su tutte. In quel momento storico, gli “imperi” coloniali esportarono anche le loro istituzioni, ritenute all’epoca le piu avanguardiste. Gli effetti odierni di discrepanza economica tra Paesi a livello globale, discende proprio dalla decisione presa all’epoca, di instaurare in nuove terre istituzioni inclusive piuttosto che estrattive. 

Ma cosa rende inclusiva l’istituzione?

Partecipazione attiva della popolazione nelle decisioni istituzionali. Questo sarebbe il culmine dell’ inclusività che prenderebbe il nome, appunto, di democrazia partecipativa. Per esempio, immaginiamo che tutti i cittadini abbiano la possibilità di esprimere il loro parere su ogni disegno di legge, proposta, decreto emesso dalle istituzioni, superando la farraginosità dei referendum.

Anche la partecipazione alla vita economica del paese potrebbe andare ben oltre il pagamento dei tributi. Si immagini se ogni cittadino per fascia di reddito possa conoscere i risultati effettivi raggiunti con l’impiego del proprio denaro riscosso dallo Stato con le tasse. Un contatto piu diretto con la vita statale (economica, in questo caso), restringerebbe la voragine creata nel tempo tra cittadino e Stato. 

Perché il punto è proprio questo: le istituzioni italiane non sono inclusive. Tra popolazione e Stato (in quanto istituzione) esiste un muro di diffidenza. E la pandemia lo ha messo in luce. Per troppo tempo, nel nostro paese, le isitzioni hanno viaggiato su un binario completamente differente rispetto a quello della cittadinanza. Dove lo Stato si è dimenticato della sua gente, e la gente ha dimenticato  lo Stato. 

Pur l’Italia non viaggiano in acque tranquille, non puo essere considerato un Paese arretrato. Certo, dipende da molti punti di vista, ma tutto sommato rimane una potenza di livello mondiale, confermato dalla sua presenza nei varie riunioni che iniziano per G (G20-G7…).

EPP Summit, 24 June 2021 (From Wikipedia)

La forma delle Istituzioni

La partecipazione cittadina alla vita politica è oggi ai minimi storici. Le istituzioni italiane non solo non propongono da tempo nuove soluzioni, ma sono sempre piu frammentarie, chiassose, divisive. Il pensiero è veicolato dai media, la preparazione cittadina al tema d’altro canto è gravemente lacunosa. Tutto questo ha creato una grave distanza tra Stato e cittadino.

Ma se lo Stato ha perso il credito di fiducia dei propri cittadini, per lo meno mantiene intatta la sua “forma”. 

Ursula Von Der Leyen e Alar Karis, 2021 (fonte Wikipedia)

Quindi perché tanta importanza al cerimoniale?

Perché la forma delle istituzioni può ritenersi l’ultimo gancio che tiene i cittadini legati al Paese, sulla base della riverenza e non piu sulla fiducia.

Per capire cosa si intende per “forma delle istituzioni” utilizziamo un esempio banale: immaginate di presentarvi ad un colloquio di lavoro in pantaloncini e canotta. Non il miglior outfit e per questo avrete grandi probabilità di non essere richiamati da quell’azienda. Con un buon abito, una camicia e una cravatta le vostre chances aumenteranno esponenzialmente. 

Le istituzioni italiane sono colme di protocolli, cerimonie, cerimoniali e galatei. Tutte espressioni di grandiosità e potere manifeste, messe a punto in occasioni di eventi statali, incontri internazionali, insediamenti in posizioni governative. La forma delle istituzioni risiede nella formalità grandiosa delle sue cerimonie; nella “liturgia” degli eventi. Esiste addirittura un vero e proprio ufficio a tal proposito, che cura ogni passo, spostamento, movimento del corpo (letteralmente!) del Capo dello Stato, del presidente del consiglio o giu di li. L’importanza del cerimoniale è tale che ogni deviazione dal protocollo può scatenare imbarazzo o al peggio, incidenti diplomatici: tutti ricordiamo Ursula Von Der Leyen e il suo confinamento sul divano di “casa” Erdogan.

Piu la forma delle istituzioni è rigida e impotente, piu essa evoca riverenza dei cittadini nei confronti delle istituzioni. Il rigido protocollo crea suggestione, la formalità crea aura di importanza e sancisce il senso del rispetto e del dovere.

Ma troppo rispetto diventa timore reverenziale: suggestione, formalità estrema, timore, inaccessibilità sono state le armi millenarie di religioni e dittatori. All’opposto di una visione inclusiva, crea un senso di inaccessibilità della popolazione alle “camere dello Stato”. Come può dunque essere partecipativa una democrazia se mancano i mezzi per l’espressione delle preferenze o addirittura manca un senso di accesso non solo fisico ma mentale all’istituzione?

Il rigido formalismo dell’economia si chiama burocrazia

La forma dell’istituzione si dirama in due grandi aree principali: quella politica, di cui si è gia discusso e quella economica.

La forma delle istituzioni economiche ha un nome ben definito, e si chiama burocrazia. Al contrario di quella politica, i cui formalismi creano un vuoto di distanza tra Stato e cittadino, confinando entrambi in un mondo unipersonale, la burocrazia sancisce la presenza dello Stato nella vita del cittadino. Per mezzo della burocrazia, lo Stato prepondera nel tessuto economico della popolazione. E lo fa senza chiedere il permesso.

Nella trama economico sociale di uno stato, i cittadini sono il fulcro e il motore economico di un Paese. Sono loro i protagonisti principali della tenuta economica di una nazione. Lo Stato, che è nato in qualità di amministratore della ricchiezza depositata (il concetto di Stato nacque insieme al concetto di “magazzino” come mero gestore delle scorte agricole) pretende di mettere mano nella faccenda a unica gestione cittadina.

La sconfitta in tutto questo è che non si potrebbe fare altrimenti. E che tutto questo è necessario. Lasciare la porta aperta ad un popolo impreparato è rischioso. L’assenza di struttura burocratica sarebbe l’autogestione con conseguenze gravi per la tenuta e il benessere comuni. Cosi come per la forma politica, anche per la burocrazia vale quanto detto: piu è forte, piu i cittadini sentono il peso dello Stato e il timore reverenziale che ne scaturisce.

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in visita in Mexico nel 2016 (From Wikipedia)

Conclusioni

Dobbiamo essere onesti: in assenza di fiducia e di partecipazione democratica attiva, la forma istituzionale rimane l’unico filo di legame tra Stato e cittadino. Certamente, questo rapporto mantenuto dal timore e non dalla fiducia è pericoloso e pericolante. Puo portare a conseguenze difficili, se non irrimediabili. È necessaria una inversione di rotta: lo Stato e il cittadino devono tornare ad essere una coppia sana, che basa il proprio dualismo su fiducia e partecipazione.

Non siamo sicuri che ciò comporti comunque un allentamento dei rigidi protocolli dello stato. La formalità oggi passa inosservata ma svolge un ruolo fondamentale, come spiegato in questo testo, soprattuto in assenza di altre forme di legame tra stato e popolazione.

Dasti pensare ai luoghi, specie africani, dove le istituzioni sono deboli, affette da scarsi se non inesistenti formalismi. Queste potrebbero essere una delle cause di rovesciamenti e colpi di stato frequenti che da anni attanagliano la regione. Non ci azzardiamo a imputare la causa totale di tali eventi. Ma senza dubbio, essa contribuisce, da un punto di vista psicologico, a ritenere vulnerabile una nazione.

In copertina: European Bilateral (From Pexels)

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Io sono Arnaldo Berardi. Sono nato a Bari il 7 Dicembre del 1989 di un piovoso giovedì d’inverno. Attualmente studente del corso di “Strategie per i mercati internazionali” presso la facoltà di Economica dell’Università di Bari “Aldo Moro”. Sono assetato di conoscenza e vivo la mia vita nella consapevolezza che la cultura sia l’unica via per l’evoluzione dell’anima. Il sogno da realizzare è quello di poter divulgare cultura che possa arrivare a chiunque in qualsiasi parte del globo, indistintamente.

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