La radioastronomia di Medicina

Le tecnologie e la ricerca della sede INAF

Siamo abituati spesso ad osservare il cielo ad occhio nudo. La bellezza della volta celeste ci incanta, ancor più se un telescopio, anche amatoriale, ci permette di osservare pianeti, stelle, ammassi e galassie. Ciò nonostante basta settare il proprio strumento su un’altra lunghezza d’onda, come la banda radio, e la visione cambia completamente. In questo intervallo dello spettro elettromagnetico le stelle non sono visibili mentre regioni permeate da gas ed emissioni, frutto di vari processi fisici, affiorano e permeano l’intero campo di vista.

Uno spettacolo come pochi, che l’occhio umano non è in grado di percepire. Questa radiazione fornisce informazioni sulla natura e sui processi fisico-chimici dell’oggetto osservato ed è quindi estremamente importante rilevarla e decifrarla.

Quest’ultimo obiettivo è quanto si è posto la Stazione Radioastronomica di Medicina, in provincia di Bologna gestita dall’INAF, Istituto Nazionale di Astrofisica. Questa sede consta, oltre che di una sala conferenze ed un museo, di due principali strumenti; la Croce del Nord e una parabola.

Credit: Germano Bianchi – 2003

La prima è certamente uno strumento all’apparenza molto strano, sia per dimensione che per forma. Una serie di strutture metalliche, fra loro perpendicolari, fornisce un cosiddetto strumento dei passaggi. Si tratta infatti di una serie di antenne poste in direzione Est-Ovest (lunga 564 metri) e una in direzione Nord-Sud (lunga 23,5 metri) che osservano oggetti che culminano sul meridiano celeste quindi è regolabile solo in declinazione.

Tuttavia, ciò che desta maggiore stupore alla vista, è la parabola di 32 metri di diametro. Questo gigante di metallo osserva l’universo in bande comprese tra 1.4 GHz e 26.5 GHz ed è utilizzato per realizzare indagini in svariati campi: analisi di sorgenti compatte extragalattiche, studio di comete e sistemi planetari extrasolari nonché, sfruttando la tecnica dell’interferometria con altre parabole, monitoraggio dei movimenti della crosta terrestre.

Diversi dunque sono le destinazioni d’uso di tali telescopi, mentre al centro adiacente a questi si realizza attività di ricerca e sviluppo di parti hardware e software. Questo progetto, tuttavia, non è il solo in Italia. Si aggiungono anche una parabola identica a quella di Medicina, situata a Noto in Sicilia, e una di 64 metri di diametro posizionata a San Basilio (Cagliari) e inaugurata nel 2013. Nulla più frena quindi gli scienziati italiani ad ascoltare l’universo.

In copertina foto di Fabrizio Melandri – 2012

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Attratta dalla natura e dal mondo che ci circonda, ho sempre lo sguardo volto al cielo. Sono astrofila, divulgatrice scientifica, attualmente presso l'osservatorio G. Colombo di Padova, e studentessa di astronomia, all'università di Padova.

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