L’insostenibile instagrammabilità della vita

«Non si esiste che quando si è fotografati.» (Jorge Luis Borges)

Hai presente quando sei al mare con gli amici il sabato pomeriggio e c’è anche quel tuo conoscente, aspirante fotografo, che vuole passare una giornata in santa pace ma sa già che tutti gli chiederanno una foto “per ricordo?”

Ecco, ora immedesimati nel fortunato e talentuoso essere-umano-dotato-di-reflex che si ritrova, suo malgrado – o forse per noia? – sul lungomare di *spiaggia a tua scelta* e che non vede l’ora di tornare a casa per una seratona pizza e Netflix, ma che verrà braccato a vista fin quando non editerà quei tremiladuecentottantasette scatti – che vuoi non farli se c’è questo sole bellissimo e il mare sembra più blu del solito? 

Povera stella, ci metterà anche il consueto impegno, e nel suo feed tutto sarà stupendamente bilanciato; e proverà a non guardare le immagini repostate, opponendosi ad ogni terribile tentazione, per poi desistere e sgranare gli occhi per il disgusto di fronte a un fantastico ritratto al tramonto deturpato dai nostri cari Ludwig, Clarendon o Mayfair.

Credits: Pexels.com


Però tu amico lettore sai, dentro di te, che è lo scatto vero e proprio il momento di massima ascesa del nostro climax di instagrammabilità della vita. Fai un attimino rewind insieme a me: quali sono le caratteristiche imprescindibili di una foto che meriti la gloria dei posteri e che tutti apprezzino momentaneamente ma che nessuno poi si ricordi?

La foto è bella se è spontanea.

Quindi sorridi, ma non troppo, sennò poi ti si vede il doppio mento. Magari guarda a destra, che c’è una luce migliore, mentre tieni in mano questo gelato, ma attento che non sembri che si stia sciogliendo, anche se ci sono seimila gradi e è un gelato al limone perché giallo è bello ma mannaggiasiscioglieprimacheésenzalatte. La gamba più giù, che così sennò sembra corta. E spostati la maglietta, che c’è quel rotolino antiestetico che fa capolino da un jeans che mioddio ti sta benissimo, ti fa un fondoschiena da paura quindi inarcati meglio che almeno si vede bene. Per la faccia non ti preoccupare: tanto, che tu venga benissimo o che tu sembri prozia Concetta struccata (bellissima donna, eh, anche se attempata), poco importa. 

Tanto poi si sistema.

E possiamo anche levare quel bimbo che raccoglie la conchiglia sulla sabbia, che fa tanto domeniche d’agosto con mamma e papà senza neve che cadrà ma, bimbo carino, rovina il paesaggio e ha la maglietta rossa che se l’avesse avuta blu sarebbe stato più semplice farlo sparire nel mare. 

Credits: Pexels.com

Ma leviamo pure gli uccelli che amoreggiano in cielo, che casomai poi facciamo un close-up solo a quelli e li mettiamo come storia per far capire al nostro vastissimo e interessatissimo pubblico che siamo stati al mare, oggi, e mica a casa coi pop-corn e Squid Game. Quello dopo, più tardi, possibilmente tra le due e le tre di notte: così si vede che siamo usciti, ci siamo divertiti, abbiamo postato tre foto in riga belle allineate stesso soggetto per non avere il profilo disordinato, ma che siamo anche sul pezzo perché quella serie la guardano tutti e se la vediamo tra un mese e mezzo poi sembriamo quelli che arrivano sempre in ritardo alle feste ma che nessuno aspetta per fare il brindisi.


E forse sarebbe stato meglio farlo, quel brindisi, oggi pomeriggio, in quel bar carino a tema barca pirata sul lungomare, quello che non calcola più nessuno perché “sembra vecchio”, dove c’è la cameriera che sorride ogni volta che vede il suo piccolo esploratore marittimo tornare con la conchiglia colorata in mano. 

Sarebbe stato sicuramente meglio ordinare quattro birre e una limonata fresca per Giulia che è astemia e nelle storie ha sempre il bicchiere diverso dagli altri, e bisogna sempre chiederle di spostarlo perché “pare brutto in mezzo agli altri”; e, perché no, si poteva chiedere a quella cameriera sorridente di scattare una foto all’allegra tavolata tra i velieri, dove ci fosse anche l’amico fotografo che di solito non c’è mai, e dove sicuramente Andrea avrebbe avuto gli occhi chiusi e Mary si sarebbe lamentata della frangetta troppo sulla faccia. 

Credits: Pexels.com


Invece ora sei lì, steso sul letto, circondato da aloni di scatti asettici mentre Telegram scoppia di notifiche di amici in trepidante attesa.

E sai che c’è?

Domani andrai da solo in quel locale coi muri a righe blu scrostate e un timone che incombe sulla cassa, e chiederai di fare qualche foto “per ricordo”. Senza sistemarci nulla. Senza cercare l’inquadratura perfetta, la luce perfetta, il momento perfetto, il vuoto perfetto. 
Perché forse quel contenitore vuoto e che invecchia inesorabilmente ti rappresenta, ed è così bello lasciarci le crepe. È così bello che il fiore sul tavolo sia mezzo appassito, e chissà che ci metteranno domani al suo posto.

Forse una conchiglia colorata.

(Immagine di copertina: photo by Pexels.com)


Questo articolo appartiene a Messaggistica istintiva, una mini-rubrica dedicata al complesso codice comportamentale delle relazioni online. Trovate qui gli altri articoli già pubblicati.

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Una volta mi piaceva pensare a sei cose impossibili prima di fare colazione, adesso prima prendo un caffè. Con tanto zucchero.

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