La Gioconda: facciamo chiarezza, o almeno proviamoci

Il mistero. È questa la chiave del successo della donna ritratta nel 1503 da Leonardo da Vinci: la Joconde per i francesi, Gioconda per gli italiani e Monna Lisa per tutto il mondo.

Famosa per l’indecifrabile sorriso, per l’espressione criptica, per la committenza e, come sempre, per la sua stessa identità.
Se tante sono le voci che girano intorno al Ritratto dei coniugi Arnolfini, figuriamoci quelle intorno alla Gioconda, uno dei quadri più famosi del mondo!

Tutti sappiamo chi sia ma nessuno ne è certo.

Facendo un po’ di ricerche, le versioni sull’identificazione della donna che mi hanno colpita sono tre, di cui una sono abbastanza incredula ma sarete voi a scegliere quella che più vi affascina.

La Gioconda, Leonardo da Vinci

Lisa Gherardini

Questa è la storia che tutti conosciamo e che le guide turistiche ripetono otto volte al giorno alla comitiva. La donna ritratta è Lisa Gherardini, donna fiorentina e moglie di Francesco del Giocondo, quindi Monna Lisa detta la Gioconda.

Il primo che ce ne parla è il mitico Giorgio Vasari – per chi non lo sapesse, oltre ad essere stato un eccellente artista è stato anche il primo vero storico dell’arte che nel 1500 scrisse Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori.

Vasari esaltava la bravura di Leonardo nel dipingere le sopracciglia della donna, ma come possiamo vedere la Gioconda non ne ha!

Particolare la Gioconda, Leonardo da Vinci

Data la consegna al committente mai avvenuta, probabilmente Leonardo ha avuto modo negli anni di tornarci sopra e ritoccarlo più volte. Infatti, indagini radiografiche svelano altre tre versioni sotto la donna che vediamo.

E voi vi chiederete: perché il quadro non è mai entrato in possesso di Francesco del Giocondo? Il committente è morto prima che il quadro venisse terminato e la Gioconda è stato uno dei tre quadri che Leonardo si è portato dietro per tutta la vita, donandolo al suo braccio destro che poi lo vendette a Francesco I.

E qui intendo sfatare un mito. Non è assolutamente vero che la Gioconda ce l’hanno rubata i francesi. È bene e giusto che stia al Louvre perché appartiene ai francesi. Napoleone se ne era appropriato per averla in camera da letto nel 1800 ma la riconsegnò al Louvre solo quattro anni dopo.

Tornando all’identità della donna, nel 2007 Giuseppe Pallanti – che per anni ha tentato di ricostruire la vita della nobildonna fiorentina – mette fine all’enigma trovando l’atto di morte di Lisa Gherardini.

Vasari è l’unico al quale ci possiamo aggrappare. Grazie a lui abbiamo un carosello di informazioni o anche semplici curiosità su molti artisti dei quali altrimenti sapremmo ben poco. È per questo che ritengo difficile andare contro i suoi scritti ma dopotutto era umano e si sarebbe potuto sbagliare!

Leonardo da Vinci

Si, può sembrare assurdo e non so se appoggiare questa versione ma è sicuramente degna di essere riportata.
Tre studiosi – Lillian Schwartz, Renzo Manetti e Alessandro Vezzosi – sostengono una tesi interessante ma forse un po’ esagerata. Quando si ha a che fare con quadri famosi come la Gioconda, esce fuori di tutto.

Questi esperti giungono alla conclusione che in realtà, il volto della donna cela quello di Leonardo. La Schwartz rimase colpita della perfetta coincidenza dei lineamenti dei due volti grazie a numerose analisi e sovrapposizioni effettuate.

Presunto autoritratto di Leonardo da Vinci
Ma perché Leonardo da Vinci si sarebbe dovuto raffigurare in versione donna?

L’unica risposta che mi sono data si basa sull’egocentrismo e sulla visione che aveva di se stesso. Era consapevolissimo del fatto di essere un genio, un inventore prima di essere un’artista. Si sapeva vender bene: nella lettera di presentazione che inviò agli Sforza scrisse una specie di curriculum vitae che noi possiamo solo sognare. Si presentò anche come musicista e abilissimo ingegnere militare.
Come pittore fallì miseramente nella tecnica dell’affresco per il Cenacolo di Santa Maria delle Grazie e mentre Michelangelo lo derideva lui andava comunque fiero del suo lavoro.

E se fosse vero che la Gioconda fosse un alter ego dell’artista? Il suo specchio delle brame? Naaaah. All’epoca gli artisti non dipingevano per diletto ma lo facevano solo per committenza.

Pacifica Brandani

Se appoggiassimo lo studioso Roberto Zapperi il quadro andrebbe chiamato Monna Pacifica o la Brandonda. Dopo una serie di studi pubblica il libro Monna Lisa addio dove, analizzando documenti per anni e anni, giunge alla conclusione che la donna del famoso dipinto sia Pacifica Brandani di Urbino, morta di parto.

E qui parte una storia da serie TV.

Giuliano de’ Medici, duca di Nemours era un poeta e un gran donnaiolo.
Tra il 1494 e il 1512 non tornò mai a Firenze dalla quale era stato bandito e visse per dieci anni a Urbino. Mise incinta Pacifica che morì durante il parto dando alla luce Ippolito de’ Medici. Giuliano lo diede alla balia e Ippolito crebbe poi di nascosto a Roma, dallo zio Papa Leone X. In quegli anni Leonardo si trovava proprio lì e secondo le ricostruzioni di Zapperi, il bambino all’età di sei anni chiede al babbo della mamma.

È quindi molto probabile che la gioconda sia nata dalla descrizione di una persona, dal racconto di un babbo che vuol far sapere al figlio come era la mamma. Ma prima di ritirare il quadro, Giuliano muore e Leonardo porta la Gioconda con sé, ad Amboise.

A volte il bello delle cose sta proprio nel mistero che le circonda e della Gioconda non sapremmo mai per certo quale sia la verità, come per un’infinità di altre opere del passato.

E come di dice in Toscana, gl’è i’su bello!

L’arte, la musica, la poesia resteranno per sempre e noi siamo solo di passaggio. Abbiamo il compito di mantenere vivi i grandi del passato, ricordarli per le loro meraviglie.
La Gioconda è eterna e il suo sorriso continuerà ad attirare milioni di curiosi l’anno finché l’uomo avrà cura e ritegno del proprio passato, della bellezza e della conoscenza.

(Le immagini inserite in questo articolo sono tratte da Wikimedia Commons e sono di dominio pubblico)

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Pratese, illustratrice e aspirante tatuatrice. Frequento il Master di tatuaggio artistico all'Accademia di belle arti di Udine e comunque a cinquant'anni voglio diventare sindaco del mio paesino nella Maremma. Insaziabilmente curiosa di sapere, fare e conoscere, mi piace anche parlare. Multitasking insomma!

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