Kerouac & I sotterranei

Jack Kerouac - I sotterranei

Un’esplorazione attraverso i sensi, Jack Kerouac e il suo romanzo I sotterranei stimolano alla composizione di questo racconto.

Un breve testo direttamente dall’ultima call for papers: per chi volesse ancora parteciparvi può farlo in qualsiasi momento inviando un suo contributo, articolo, racconto o poesia.
In questa occasione Jack Kerouac e il suo romanzo, I sotterranei, sono il punto di partenza per una poesia in prosa, seguita da una sintetica presentazione dell’autore e della sua opera.

Vista 

Lei, dolce ragazza nera che, col suo strambo e alle volte pazzo modo di fare, è bella. 

È bella perché quando mangia l’arancia non la morde, ma la succhia, lentamente, facendo rumore. Forse è sete, ma sicuramente non fame. La vedi, con quegli occhietti bruni, quanto si stia gustando quello spicchio. 

È bella perché il suo piccolo corpo nudo ha corso per strada e non ha badato agli sguardi delle persone. 

Le luci abbaiano, il buio è pesto, il rosso è rosso e il giallo è giallo. Le notti di San Francisco non sono mai scure, c’è sempre qualcosa da fare, non si spegne mai. Andiamo a prenderci una birra? Va bene, magari dopo facciamo un salto in quel locale in fondo alla via, ho sentito che fanno della buona musica jazz. 

Udito 

Forti rumori fracassano un silenzio che forse non è mai esistito. Sono tutti diversi, tutti interessanti e io sono curiosa di sentire cosa dicono. Vorrei mutare il mio già quieto tacere per recepire al meglio ogni soffio, respiro o passo. 

La musica jazz prosegue piacevolmente con la sua coinvolgente melodia. I cantanti tengono il ritmo battendo i piedi sul pavimento di legno. 

Il vento è solenne e fischia nelle orecchie. La voce dei vecchietti tremola mentre quella dei giovani urla spensierata. 

I suoni acuti spaccano i timpani come bottiglie di vetro, le stesse che gli ubriaconi scaraventano a terra. 

Jack Kerouac - I sotterranei
Foto di Milo Bauman da Unsplash.

Tatto 

E tu corri, corri bimba. Fino a che i tuoi piedi diventeranno pesanti e i sassi diventeranno enormi massi. Su alcuni riuscirai ad arrampicarti perché ruvidi e spigolosi, su altri invece, ricoperti di ghiaccio, slitterai giù come un bambino su uno scivolo. 

Corri finché il gelido inverno non arriverà e ti dovrai rivestire. Finché il più bollente caldo busserà e ti potrai nuovamente svestire. 

Gusto 

La lingua struscia sulla levigata e scura pelle della sua amata. Le papille esplodono in mille colori, proprio come fanno i fuochi d’artificio. Lui la ama e ne adorerebbe pure il suo sudore. 

Ma di cosa sa l’amore? Forse ha un sapore tenero e succulento, come una bistecca al sangue. Oppure amaro e nocivo, come una sigaretta. O ancora acido e succoso, come un limone, o un’arancia

Sono capace di assaporare anche il gusto dell’aria fresca del mattino e quello pungente della notte. Pure l’acqua acquisisce un deciso sapore.

Olfatto 

Le strade dopo un acquazzone hanno un odore preciso ma indescrivibile: sanno di bagnato, di umido. La pioggia se n’è andata ed ha lasciato la sua temporanea e trasparente firma. 

Fa freddo qui, passami una coperta. Non questa! Ecco sì, quella lì. Sai perché mi piace? 

Perché profuma di biscotti appena sfornati, di tè all’inglese, dell’erba che abbiamo fumato ieri sera, di sigaretta. Profuma dei nostri vizi, del Whisky che ho rovesciato, delle coccole che mi hai dato. Profuma di litigate concluse in bagnati baci, della tua gelosia, del mio disordine. 

Sa dei nostri ricordi. 

Sa di te. 

Sarebbe forse l’ora di lavarla? 

Jack Kerouac - I sotterranei
Foto di cottonbro da Pexels.

Distolgo gli occhi da tutti quei vocaboli e alzo lo sguardo. Sono di nuovo qua, seduta sul letto della mia cameretta, a leggere questo libro e a esplorare i miei sensi. 

Una parola sussegue l’altra nella velocità in cui solo il pensiero sa andare. È così che Jack Kerouac, scrittore, poeta, esploratore del mondo e affamato del sapere, scrive I sotterranei. È incredibile come, col suo abile e diretto modo di usare la parola, riesca a creare lucide sensazioni al lettore. Padre della Beat Generation, Jack è un ribelle senza nessuna pretesa di esserlo. 

Amante frenetico della vita e di sua madre, l’ideale di donna che vorrebbe avere al suo fianco. Una persona che lo sostenga, lo ammiri ma anche che lo accetti quando è ubriaco e vagabondo perché così è e non può essere altro che lui, uomo intrappolato in sé stesso. 

Questo è un romanzo che racconta di un amore tra un bianco (Leo) e una nera (Mardou), nell’America degli anni ‘50. Un amore respinto e rincorso più e più volte; un amore con dubbi quali: è giusto che un uomo bianco stia con una nera? Una pazza, piccola nera? La stessa che non lava i piatti e rimanda sempre il da fare a domani? Grazie all’uso abile e chiaro degli aggettivi, che in alcuni versi del libro sono lunghissimi elenchi, si riesce a percepire il caldo, il freddo, la paura e ancora il sapore dei cibi, i profumi delle strade, il volume della musica. 

A cura di: Sara Riccitelli
Immagine di copertina:
Mali Maeder da Pexels.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.