Radio Cubo e Dune di sabbia: dal design alla fantascienza

Il secondo film Dune del regista Denis Villeneuve uscirà nel 2023. Ma che cosa c’entrano Zendaya e Chalamet con la Radio Cubo di mio padre?

La radio è un cult

Mio padre ha sempre avuto la passione per la radio. L’ascoltava tante volte quando si radeva la mattina. Stava tra i flaconi una di quelle minuscole radioline con l’antenna estraibile che si portava appresso anche in macchina, quando le automobili ancora non avevano l’autoradio. Ma più di tutto l’ascoltava in cucina. Quando mi svegliavo la mattina e scendevo a fare colazione, la radio era già accesa e mio padre taceva di fronte al caffè. Dopo pranzo, mentre lavava i piatti, ascoltava ancora e la lasciava parlare per tutto il pomeriggio finché mia madre, rientrando, la spegneva.

Mi piaceva quando parlava la radio. Quella che vidi per molti anni di fianco al lavello era composta di due cubi adiacenti uniti tra loro da due cerniere a libro. In questo modo poteva chiudersi a formare un parallelepipedo rosso mentre le due facce che si congiungevano contenevano la sala operativa di tutta la radio. I più esperti di design avranno già riconosciuto dalla descrizione la Radio Cubo Brionvega che mio padre ha sempre conservato gelosamente sin dalla sua giovinezza.

Credits: Anna Lorenzon

All’epoca in cui vedevo la radio rossa di mio padre di fianco al lavello, per me Brionvega non significava niente e non sapevo che proprio quella radio negli anni ’60 era stata simbolo di un’innovazione che portò il design a scendere nel campo dell’elettronica. Erano stati i designer Marco Zanuso e Richard Sapper a rendere la radio, elettrodomestico come gli altri, un vero e proprio oggetto cult.

Brionvega, azienda milanese fondata da Giuseppe Brion e dalla moglie Onorina Tomasin insieme all’ingegnere Leone Pajetta aveva poi lanciato quella radio nel 1964. All’epoca mio padre non era neanche maggiorenne ma già intravedeva nelle vetrine del piccolo centro di Treviso i colori sgargianti e le forme inusuali di quella radio.

La tomba di un inventore

Proprio in provincia di Treviso, a San Vito di Altivole, era nato anche Giuseppe Brion, che nel 1968, anno in cui mio padre si diplomò e poté finalmente permettersi la sua Radio Cubo, morì. Mentre mio padre si decideva a spendere le lire del suo primo lavoro nella Radio Cubo rossa, la vedova Brion spendeva una somma forse più ingente per commemorare il defunto marito. La tomba Brion, il monumento che Onorina commissionò all’architetto Carlo Scarpa, sorge di fianco al cimitero di San Vito di Altivole, paese natale di Giuseppe.

Credits: Marta Lorenzon

Si tratta di un complesso monumentale in cemento che si adagia sui prati e nel quale si può penetrare assieme a qualche solitario studente di architettura e design. L’unica volta che la visitai, anni dopo la sua costruzione, fui colpita dai due cerchi che bucano una parete della tomba. Due cerchi che si intersecano, simbolo di unione ed amore, simbolo di Giuseppe ed Onorina ma anche, mi piace pensare, di mio padre e di mia madre che si innamorarono proprio negli anni della costruzione della tomba.

Credits: Marta Lorenzon

Dal cult alla fantascienza

Mio padre continuava ad ascoltare la Radio Cubo rossa che sicuramente annunciò anche l’uscita in Italia del romanzo Dune di Frank Herbert. Sono sicura che mio padre non lesse mai quel libro perché quando gliene parlai, quando il millennio era già passato da un pezzo, non se lo ricordava per nulla. All’epoca anche mio padre aveva subito i suoi lutti: la radio cubo rossa si era rotta e aveva lasciato spazio ad una più snella radio bianca con manopola centrale.

E fu proprio quella radio bianca che annunciò dal bordo del lavello che il nuovo film di Villeneuve, tratto dal romanzo di fantascienza Dune di Herbert, sarebbe stato girato alla Tomba Brion. Si trattava del sequel di Dune, uscito nel 2021 e interpretato dai giovanissimi Zendaya e Timotee Chalamet. Ero presente quando mio padre esclamò: «Ah, la tomba Brion!». Subito tacque e qualche giorno dopo la Radio Cubo di Brionvega tornò in mostra di fianco al lavello.

(Immagine di copertina: photo by Rod Flores on Unsplash)

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