Gelosia

“Il problema dell’umanità è che gli stupidi sono sempre sicurissimi, mentre gli intelligenti sono pieni di dubbi.” – Bertrand Russel

Proseguono le puntate del racconto di Giada Penello: ecco il link all’episodio precedente.

Dio aveva assunto una grande importanza per me, in quel periodo. Mi ero legata a lui per affrontare le mie paure, poi però avevo trovato molto di più.

Pensavo che Carmen mi fosse stata mandata da Dio e, per questo, mi sentivo in debito con lui, per la sua immensa bontà. Fede e scrittura si intrecciavano bene insieme, mi sembravano due mondi affini e collegati: arrivai quindi a pensare che raggiungere Carmen significasse raggiungere Dio, che Dio e Carmen fossero parte della stessa cosa e che, quindi, quella strada verso di lei fosse fondamentale, giusta, doverosa.

Quando incappai in quella relazione sentii di essermi allontanata da Dio, sentivo il disprezzo che lui aveva verso di me, verso ciò che avevo fatto. Mi sembrava che le mie azioni fossero imperdonabili, che le scuse non sarebbero mai bastate a risollevare la mia sorte. Avevo perso la strada verso Dio e forse, per estensione, anche quella verso Carmen. 

Avevo imparato, però, che Dio era buono, che Dio perdonava tutto, per cui per quanto io non riuscissi a perdonarmi, ad accettare ciò che avevo fatto, come mi aveva resa e fatta sentire, decisi di fidarmi del fatto che lui mi avesse perdonata.

Partii per i campi scuola e fu una fortuna che ci fossero proprio in quel momento. Ebbi il giusto tempo per ripensare a tutto e per non pensarci affatto. Decisi di scrivere una lettera al mio ex ragazzo, per fargli capire tutto il male che mi aveva fatto.

Non gliel’ho mai consegnata. Mi convinsi che non la meritava, ma, oggi, più che altro, mi rendo conto che non l’avrebbe mai capita, e, sinceramente, non la capirà mai. 

Stavamo vivendo due realtà differenti, non vedevamo affatto le stesse cose, non interpretavano ciò che ci stava accadendo allo stesso modo.

Fu però con quella lettera che per la prima volta Carmen entrò veramente nella mia vita.

Ero sempre stata io a entrare nel suo mondo, non c’era mai stata necessità che accadesse il contrario. Con quella lettera, però, il suo mondo affondava le radici sul mio. 

Non so dirti se questo sia un bene o un male, né che conseguenze abbia avuto questo evento. Quella prima volta segnò probabilmente l’inizio della mia difficoltà ad accedere al mondo della fantasia.

Non so perché accade. Forse Carmen non sopportava vedermi ridotta così, forse non sopportava non essere per il momento il perno della mia esistenza.

Forse, forse, hai provato compassione per me?

Mi prese la mano con le sue dita affusolate e delicate, come quelle di una fata. Mi guardò con occhi colmi di amore, il viso spezzato dai capelli lunghi e ricci che si muovevano per il vento, come fosse la Venere di Botticelli. 

L’abbracciai sentendo che era tutto quello che mi restava, l’unica parte di me ancora in vita, l’ultimo pezzo di salvezza per ricominciare. Mi sussurrava all’orecchio le parole, mentre io, come presa da un sonno improvviso, mettevo il capo sulla sua spalla nuda. Mi baciava le labbra come per restituirmi un po’ di linfa vitale. Le baciai il seno delicatamente, mentre le nostre mani modellavano l’una il corpo dell’altra e le gambe si intrecciavano. I suoi gemiti accendevano i miei, mentre con le dita stropicciavamo i fogli di quella lettera, come per dimostrargli cosa significasse veramente amore.

Con lei era tutto diverso, nulla di sporco, ma un gran respiro verso l’eternità, potevo sentire il profumo dei raggi di sole, mentre venivo cullata dalla corrente di un ruscello freschissimo. Per la prima volta ci appartenevamo.

Immagine tratta da Pexels

Ora che Carmen si era concessa a me, mi si palesava la consapevolezza che potevo perderla, e che, perdendola, avrei perso anche tutta me stessa. 

Dopo quell’evento continuai a cercarla, nella speranza che si riconcedesse a me. Volevo ardentemente riprovare quella sensazione della prima volta, ma lei era sfuggente. 

Si divertiva a stuzzicarmi e a lasciarmi a bocca asciutta. Io la cercavo anche solo per un semplice bacio, lei a volte me lo dava, ma senza più quell’amore che c’era prima. 

Il mio accanimento nel cercare di far rivivere il passato, di riacquisire quel rapporto che c’era stato prima della tempesta, non faceva altro che complicare le cose, rendendole sempre più innaturali. 

Mi sembrava che Carmen stesse con me solo per vedermi mortificata nel non riuscire ad averla totalmente. Sapevo che tra me e lei qualcosa non andava bene, che qualcosa di perverso stava accadendo, ma non sapevo come rimediare e non sapevo nemmeno cosa dovessi cambiare.

Vivevo passivamente quello che ci accadeva, approfittando di quel minimo di felicità che il nostro rapporto mi poteva dare.

Iniziai le superiori. Avevo scelto il liceo classico unicamente per poter stare più tempo con Carmen. Pensavo che il fatto di scegliere quel liceo avrebbe determinato la buona riuscita del nostro rapporto, da cui, poi, sarebbe dipesa tutta la mia vita futura. Inoltre, se avessi completato gli studi con dei buoni voti, sarebbe stata un’ulteriore conferma delle mie capacità nello scrivere e della mia intelligenza.

Ero entusiasta di cominciare quella nuova vita e non vedevo l’ora di passare tutto quel tempo con Carmen, di poterla sfoggiare agli altri, come un trofeo, e di ricominciare dove nessuno conosceva il mio passato. 

Inizialmente, ogni cosa in quella scuola mi sembrava meravigliosa e ricca d’indizi e significati nascosti, che mi avrebbero condotto a un futuro prosperoso con la mia amata. 

Mi spaventavano un po’ i nuovi compagni, soprattutto quelli che pensavano di avere un rapporto con Carmen più unico del mio, quelli che, seppure fosse la prima volta che la incontravano, sembravano conoscerla molto più di me. 

Perché a loro Carmen aveva concesso più attenzioni? Cosa avevano in più rispetto a me? Come facevano a sapere tutte quelle cose su di lei? 

Per quanto questi pensieri mi tormentassero, non diedi loro troppo peso, mi fidavo di Carmen e del nostro rapporto. 

Passavo moltissimo tempo a studiare, perché volevo essere la migliore, così Carmen non avrebbe potuto scegliere che me in mezzo a tutte quelle persone. Per lei io avrei fatto qualsiasi sacrificio, perché era la cosa più importante della mia via. 

Giunse il momento di fare la prima versione. Ero un po’ agitata, ma cercavo di controllarmi, volevo prendere un bel voto, così da colpire gli insegnanti e Carmen. Presi cinque, ero delusa, abbattuta, schifata dalla rappresentazione di me che dava quel voto. 

Cinque è per chi non si impegna, non studia, non ha voglia di fare fatica. Questo era quello che pensavo. Nonostante tutto, decisi di non abbattermi, di prenderla con filosofia. Tutti gli eroi dei libri che più avevo amato avevano dovuto affrontare difficoltà e ostacoli che avevano messo a dura prova la loro forza, le loro convinzioni, ma tutti si erano rialzati per perseguire i loro obiettivi. 

E poi, cosa avrebbe pensato Carmen se mi fossi arresa fin dall’inizio? Così a tutti quelli che, come me, si trovarono sconfitti alla prima battaglia, dissi: “Non importa, studieremo di più e faremo meglio”. Ero convinta di quel che dicevo. Probabilmente mi era sfuggito qualcosa durante lo studio, forse non avevo ben capito una delle tante regole di quella lingua, mi sarebbe bastato un po’ di tempo per orientarmi meglio e, con il tempo, avrei imparato a brillare anch’io. 

Carmen non venne a consolarmi, certo mi lanciò qualche sguardo, ma preferì complimentarsi e passare il suo tempo con quelli che ce l’avevano fatta. 

La cosa mi rendeva leggermente gelosa, ma la lasciai fare. Sapevo che tra me e lei c’era un legame che nessuno poteva avere, per cui non c’era motivo di preoccuparsi.

Immagine di copertina tratta da Unsplash

Prendere la penna in mano mi rende terribilmente felice. Fin da piccola mi sono innamorata del mestiere di scrivere, poteva essere il classico romanzo rosa, invece porto le cicatrici sul corpo di questo amore. Combatto ogni giorno per conquistare un pezzo del mio sogno, vivere di parole, perché anche se mi fa soffrire ne sono terribilmente innamorata.

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