Aaaaah ma sei ancora giovane!

«You’re still young, that’s your fault, there’s so much you have to know» Cat Stevens – Father and son

– Quanti anni hai, zuccherino?

– Ventitré. Anzi, ventiquattro: li ho compiuti da poco.

La signora del sesto piano viene investita da una folata emozionale che è tipica di chi ha appena visto un gattino dentro a un cesto. Il piede scalzo di un neonato. Una qualsivoglia miniatura. Non una che ha ventiquattro anni.

baby yawning
Credits: Tim Bish on Unsplash

– Aaaaaaaaaaaaaaaaa

Albano Carrisi si impossessa di lei. Comincia spaventosamente a prolungare la prima dell’alfabeto.

– aaaaaaaaaaaaaaaaaa

Non so come reagire. Guardo la pulsantiera dell’ascensore come certuni guardano la pentola della pasta nella speranza che le bolle compaiano più in fretta.

aaaaaaaaaaaaaaaaah ma sei ancora giovane!

Sapevo che sarebbe successo. Speravo che non sarebbe successo. Ma è successo.

– Io alla tua età…

La signora del sesto piano alla mia età viveva nel pleistocene. Le sue principali avventure giornaliere erano la caccia e la raccolta di sassi appuntiti. Attività nobili, per carità, ma che poco hanno a che fare con il complesso gioco di compromessi che è vivere da neolaureati nel 2022.

woman wearing eyeglasses
Credits: Todd Cravens on Unsplash

Si lancia in svariati e non richiesti consigli esistenziali di cui il primo è che fino a trent’anni si può ancora giocare. Lei glielo dice sempre, a sua nipote: fino a trent’anni puoi fare come ti pare – esplorare, viaggiare, cambiare e vari altri verbi della prima coniugazione italiana. Poi devi trovarti un posto fisso, e magari arruolare un marito e dei bambini da fotografare coprendone i volti con gigantesche emoticon. Inizio a sentire un ticchettio di lancette: è il mio orologio biologico.

Quindi, figurati, hai ancora un’eternità per decidere: sei anni sono un altro quarto della tua vita! (Rispolvero le tabelline: 6×4 = 24. Sì, ci siamo. Nel pleistocene c’era già una discreta conoscenza scientifica di base. Bene bene bene).

brown tower clock
Credits: Murray Campbell on Unsplash

Questo non lo dico alla signora del sesto piano, ma talvolta ho l’impressione che la generazione della signora del sesto piano veda la mia come una scatoletta di tonno. Un recipiente tozzo, cilindrico, in cui infilare a forza pezzi di corpi esausti, vantandone per giunta la presunta morbidezza: si taglia con un grissino! Non sanno che il tonno di qualità è duro come la roccia, denso delle sue proteine, non sfracellato dentro una latta.

Secondo molti, troppi adulti, il tonno più buono è quello che si modella per entrare in una scatoletta in modo da rendersi facilmente fruibile nel reparto in basso a destra, terzo scaffale, dell’ipermercato sotto casa. I migliori giovani sono quelli che corrispondono alla loro idea di giovane, che seguono piste pre-tracciate, vivono vite facili da incorniciare (inscatolare).

white and red labeled cans
Credits: Claudio Schwarz on Unsplash

Ci dicono che abbiamo ancora tempo mentre quel tempo iniziano a contarlo, a sottrarlo. Ci chiedono quanti anni abbiamo in rapporto al nostro attuale titolo di studi; calcolano neanche così segretamente equazioni matematiche che riassumano la nostra vita passata e quella attuale per prevedere un eventuale fallimento.

Io ho ventiquattro anni e sono (già?) laureata magistrale: sono salva. La signora del sesto piano avrà a stento finito le medie in mezzo all’ultima guerra mondiale, ma non c’entra niente, perché lei ha questa nipote che ha fatto l’università e quindi lo sa come funziona. Tuttavia non le torna qualche calcolo balistico sulla mia professione: dove finirà il mio proiettile? Quanto lontano cadrà sul terreno delle sue aspettative? La gittata è lunga altri sei anni – a trent’anni si atterra, il proiettile diventa seme, deve mettere radici, altrimenti muore.

selective focus photo of plant spouts
Credits: Markus Spiske on Unsplash

Da qui la conversazione può evolvere lungo tre principali vie:

  1. Lasciatemi cantare con la chitarra in mano: rivendico la mia libertà di giovane donna. Mostro alla signora del sesto piano dati statistici sul tasso di occupazione in rapporto all’istruzione, all’età, al reddito. Le spiego con dovizia di particolari i drammi e le sfide di un mondo del lavoro profondamente mutato. Le parlo di skill mismatching – misché? – mismatching, il divario tra i temi e il grado di approfondimento dei nostri studi e la realtà lavorativa: in Italia è tra i più alti europei.
  2. Vittimismo accusatorio: lei lo sa che c’è gente che s’ammazza, per discorsi come questi? Ha mai letto di ragazzi della mia età che si sono suicidati prima della loro falsa laurea? Quando dice parole come quelle che ho appena sentito ha in mente gli effetti che possono avere su un altro essere umano?
  3. Quattro salti in padella (alla frittata): noto con piacere che ha una lunga esperienza in qualsiasi ambito dell’esistenza umana. Che ne dice di gestire la mia per tre settimane? Ad esempio, adesso dovrebbe salire a casa, preparare il pranzo, fare due lavatrici, mantenere una decina abbondante di relazioni sociali, gestire il proprio lavoro, il tutto mentre s’interroga sul significato della sua flebile vita, per la quale deve trovare un senso entro sei anni esatti. Le va?
Credits: Arisa Chattasa on Unsplash

– Questo è quello che vi dicono tutti, vero? Volevo metterti alla prova, zuccherino…
– Come?
– Guarda che faccia che hai fatto! Dovreste essere più forti, voi giovani. Metterci a tacere, qualche volta. Sennò finite inscatolati. Come i tonni.

Un tonfo. Mi prende un colpo. Questo vecchio, stramaledetto ascensore.

– Io sono arrivata. Buona giornata, e buona fortuna.

(Immagine di copertina tratta da Strappare lungo i bordi – Zerocalcare- Netflix)

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