Il calcio è uno sport solo per maschi

Lo ha decretato la FIGC, stabilendo che la Serie A femminile 2019/20 non ripartirà.

Il campionato di calcio femminile 2019/20 non riprenderà a causa del Coronavirus. La decisione è stata presa l’8 giugno dal consiglio della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC). Esattamente un anno e un giorno dopo la storica partita contro l’Australia del mondiale di Francia 2019, quella che aveva posto per la prima volta al centro dei riflettori la nazionale italiana e tutto il movimento calcistico femminile. Tanto che quella partita sembrava rappresentare una data spartiacque, la definitiva consacrazione davanti all’opinione pubblica. Invece, a un anno di distanza nulla è cambiato e mentre la Serie A maschile deve ripartire ad ogni costo, quella femminile si può tranquillamente chiudere anzitempo. Ripubblichiamo l’intervista (inventata) alla nazionale di calcio femminile che avevamo realizzato subito dopo la vittoria contro l’Australia, per non dimenticare tutta l’ipocrisia della nostra società e anche di noi stessi. Per non dimenticare che, a quanto pare, in Italia il calcio è uno sport solo per maschi.

Leggi anche: partecipa al nostro concorso e diventa anche tu blogger di Cogito et Volo, libera la tua passione!

All’improvviso l’Italia si è accorta di loro. È successo un pomeriggio di giugno, in maniera quasi inaspettata. È bastata una partita contro l’Australia, la prima dopo tanto tempo a comparire in diretta sulla televisione nazionale. Vittoria per 2 a 1, oltre tre milioni di spettatori a fare il tifo sul divano: boom. Era l’inizio del Mondiale di calcio femminile, l’Italia ci arrivava dopo 20 anni di assenza. Soltanto un anno fa si è avviato il processo che dovrebbe portare il movimento calcistico femminile dal dilettantismo al professionismo. Oggi tutti parlano di queste 23 ragazze. Cosa è successo?

Sig.ra Nazionale, vi aspettavate un simile seguito per il calcio femminile in un paese come il nostro, storicamente non in prima fila quando si parla di sport in rosa?

In tutta sincerità, sì. E non è così scontato che la cosa faccia piacere a me e alle ragazze. Non mi fraintenda, abbiamo sentito un grande calore e un entusiasmo crescente riguardo la nostra sfida mondiale e siamo davvero grati alle milioni e milioni di tifose e tifosi che ci sono state e che ci saranno accanto in questa avventura. Ma non possiamo mentire a noi stesse, sappiamo bene da dove deriva tutto questo interesse. È un periodo in cui la “questione femminile” va molto di moda e finalmente, oserei dire. Il movimento #metoo e le lotte per la parità di salario sono diventati argomenti di tendenza. I giornali non ci disdegnano più la prima pagina, non perché siano improvvisamente diventati paladini dei nostri diritti, ma semplicemente perché un certo pubblico vuole sentire questi discorsi. Probabilmente per rifarsi la coscienza, dopo anni di silenzio. Questa è l’ottava edizione del Campionato mondiale di calcio femminile, mica la prima. La Federazione Italiana di Calcio femminile è nata nel 1968, mica ieri. Le calciatrici tesserate sono 23.665, mica una squadretta da oratorio. Cosa è cambiato? Siamo alla moda.

Leggi anche: la storia di La Valigia Rossa, l’azienda che si occupa di salute e benessere sessuale femminile.

E la cosa non vi sembra giusta?

Anche il calcio maschile è nato come uno sport dilettantistico. Cosa l’ha reso il gigante che è oggi? L’interesse di un pubblico disposto a pagare per lo spettacolo in campo. Un pubblico che evidentemente riteneva quello sport bello ed entusiasmante, che si riconosceva nelle giocate e nelle piccole “imprese” degli uomini in campo. L’ampio favore di cui godono oggi le tematiche femminili ci può dare un successo immediato e ampio, come sta già succedendo, ma non durerà nel lungo periodo. Sta a noi sfruttare questo momento e questa visibilità. Ecco, io vorrei che la gente ci guardasse non solo perché «bisogna sostenere le donne», ma soprattutto perché il nostro calcio è bello, perché siamo capaci di emozionare, di far piangere e di far gioire, proprio come i nostri colleghi maschi. Anzi, forse anche più di loro.

Le ragazze festeggiano dopo la vittoria contro l’Australia, dal profilo Twitter della Nazionale Italiana, da cui è tratta anche la foto di copertina.

In effetti, la partita contro l’Australia è sembrata molto più adrenalinica e ricca di emozioni di qualsiasi partita maschile, compresa l’ultima, noiosissima, finale di Champions League.

Il calcio maschile con gli anni è diventato sempre più tecnico e fisico. Anche per i giocatori più talentuosi risulta difficile tenere palla e tentare il dribbling, perché costantemente aggrediti dall’atletismo avversario. Le squadre sono ingabbiate nei tatticismi. Le partite finiscono sempre più per assomigliare ad una sfida scacchistica e gli episodi decidono tutto. Non c’è da biasimarli: quando ad ogni partita ti giochi milioni di euro, è comprensibile l’idea di porsi sulla difensiva e cercare di portare a casa l’1 a 0. Il calcio femminile, invece, è più genuino da questo punto di vista: ci sono più spazi, più corsa e più dribbling. In una parola, più spettacolo.

Leggi anche: lo scandalo sessuale negli studi di Fox News, raccontato nel film Bombshell, con Nicole Kidman, Charlize Theron e Margot Robbie.

Nonostante tutto, però, non si può negare che disparità salariali e discriminazioni siano all’ordine del giorno.

E che una vittoria al mondiale non le potrà cancellare come un colpo di spugna, certo. Una calciatrice oggi in Italia può guadagnare un massimo di 30.658 euro, secondo le regole della FIGC. E non si può nemmeno parlare di “contratti”: essendo riconosciute solo come dilettanti, le calciatrici possono stipulare solo accordi economici con le squadre. Sul piano giuridico le ragazze sono equiparate ai giocatori della Serie D maschile. Ci sono le colpe della Federazione, che spesso non ci tutela come dovrebbe, ma dal punto di vista economico non possiamo aspettarci che le squadre facciano beneficienza se il nostro sport non è seguito dal grande pubblico. Per questo agli oltre tre milioni di spettatori che ci hanno visto in televisione dico di venire allo stadio e di comprare le nostre maglie. Quanti di loro seguiranno il prossimo campionato italiano femminile? L’ultima edizione è stata la prima ad essere trasmessa su Sky, qualcosa si muove.

Uno scontro di gioco durante Italia – Australia, dal profilo Twitter della Nazionale italiana.

La vincitrice del Pallone d’oro femminile, la norvegese Ada Hegerberg, si è rifiutata di partecipare ai Mondiali come segno di protesta contro le discriminazioni della sua Federazione.

Anche le calciatrici italiane hanno scioperato in passato per ottenere maggiori tutele e il passaggio al professionismo. Nel 2015 è stata boicottata la prima giornata di campionato, era l’anno in cui il presidente della Lega Nazionale Dilettanti, sotto cui ricadeva anche il movimento calcistico femminile, diceva: «non si può sempre parlare di dar soldi a queste quattro lesbiche». A quattro anni di distanze le cose sono cambiate. Molte grosse società maschili, come Juventus, Milan, Fiorentina e Roma, hanno fatto il loro ingresso nel calcio femminile, portando soldi e organizzazione. Dal 2016 le giocatrici possono accedere alla maternità. Sono primi passi. La gran parte delle ragazze ancora si allenano la sera tardi, come i dilettanti, perché durante il giorno devono lavorare. Quello che possiamo chiedere e che dobbiamo ottenere sono maggiori diritti e garanzie dalla Federazione, ovvero il definitivo passaggio al professionismo. Solo così quello della calciatrice potrà essere anche dal punto di vista giuridico un lavoro.

E tutto il resto?

Tutto il resto dipende dai tifosi. È un momento di grande visibilità per il calcio femminile, in un certo senso ci giochiamo tutto. È il momento di far cadere il pregiudizio che il calcio sia solo uno sport per maschi. E non possiamo certo farlo con le belle parole o con gli articoli buonisti. Possiamo e dobbiamo farlo con la palla tra i piedi, puntando dritte verso la porta avversaria.

Per saperne di più.

avatar

Perdutamente affascinato dalla domanda che il pastore errante dell'Asia non riesce a trattenere di fronte al cielo stellato: «Che fai tu Luna in ciel?». È lo stupore il sale della vita! Amante della realtà in tutte le sue sfaccettature: continuamente teso alla ricerca della meraviglia e dell'infinito. Acerrimo nemico dell’indifferenza e terribilmente curioso, assetato di conoscenza, inguaribile ottimista. Scrivo per andare oltre, al cuore della realtà.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.