Allergico una volta, allergico per sempre

Monster Allergy, amore al primo starnuto

Che dire? I cinema sono chiusi e nessuno ha la certezza che riapriranno prima del prossimo inverno; le piattaforme streaming come Netflix, Amazon Prime e il neonato Disney+ fanno del loro meglio per tenerci soggiogati ai loro schermi. Perfino la rete televisiva sta giocando i migliori assi a disposizione, sfornando le saghe più amate da vent’anni a questa parte, prima gli Harry Potter, passando per Twilight e planando sull’intramontabile Jurassic Park. E a riguardare certi film, ti prende il magone e un velo di malinconia ti copre il volto. Ripensi a quella prima volta, seduto in sala o su un comodo divano di fronte a una vecchia tv, in cui hai scoperto la verità. Il momento in cui hai avuto la certezza che un pezzettino del tuo cuore batteva per quel film. Ma questo imprinting non accade solo con le grandi saghe. Avviene con i bei libri, le serie tv e – sì – perfino con i cartoni animati, i primi a mostrarsi a te nel grande universo televisivo.

Ahimè, stiamo vivendo momenti difficili e la quarantena ha messo a dura prova tutti. Molti di noi si sono buttati sui passatempi – puzzle da mille pezzi, vecchi giochi da tavolo, perfino la Playstation che non usavi dal 2010 va bene – mentre altri si sono buttati sul cibo, scoprendosi dei cuochi provetti. Altri ancora hanno preferito dedicarsi alle loro passioni e fare quello che “prima” – durante la vita normale – non avevano mai il tempo di fare, oppure si sono dati alle grandi pulizie. Ma lo spirito di tutti è lo stesso: fare qualcosa per non cedere alla noia. In un momento in cui le giornate sembrano essere tutte uguali, noi cadiamo preda di quella Nostalgia Canaglia che tutti conosciamo. E in un attimo, i social impazzano delle foto dei bei vecchi tempi, quelli in cui si poteva uscire e stare insieme o quelle di noi da bambini. Così, davanti a quelle foto, ti viene spontaneo dire: “Guarda quanto ero felice!” o “Mi ricordo di quella volta, ci siamo divertiti così tanto!”.

La lunga camminata sul viale dei ricordi cattura tutti, nessuno escluso. E come in una gita su un pulmino, passi davanti a ogni fermata. Dal finestrino vedi te stesso, una versione più piccola e innocente di te. Lo vedi correre sul prato, sporco di fango dalla vita in giù o mentre i cartoni della mattina ti davano la giusta carica per affrontare le ore di scuola. Ed è proprio su quei cartoni che mi voglio soffermare, quelli che ci hanno tenuto compagnia per pomeriggi interi, che ci facevano pregare la mamma di poter vedere ancora un altro episodio. Sono quei cartoon che portiamo nel cuore, di cui ancora sappiamo le sigle a memoria, ma che molti non avrebbero il coraggio di cantare a squarciagola in mezzo agli amici. Personalmente, io adoravo Lady Oscar, Rossana e Digimon. Lo ammetto, i cartoon Made in Japan hanno avuto un’importanza fondamentale nella mia infanzia. Ma nel mio cuore ce n’è uno nostrano che mi ha fatto penare per riuscire a raccogliere tutte le figurine per completare il mio album. Vi fornisco qualche indizio. È una serie animata composta da due stagioni – venti minuti di episodi pressoché autoconclusivi – che tutti i giovani adulti che nei primi anni duemila avevano tra i sei e i dieci anni avranno sicuramente visto. Una serie che aveva per protagonista un outsider allergico a qualsiasi cosa e con la voce da ragazzina. Esattamente, sto parlando del mitico Monster Allergy. Vi sfido a riguardarvi una puntata e a resistere dal cantare la sigla muovendovi a ritmo. Impossibile.

Immagine tratta dalla serie animata Monster Allergy

Nata come serie a fumetti dalle penne di Katja Centomo e Francesco Artibani, con la collaborazione di Alessandro Barbucci e Barbara Canepa, esordì il 13 ottobre 2003 e fu pubblicata mensilmente fino al 2006 e da cui ovviamente, fu tratta la serie animata. La trama – che spero voi tutti conosciate ma, per ogni evenienza, facciamo un ripasso – è diventata storia. Il protagonista, un ragazzino strano e sempre in preda alla ricerca delle sue scarpe, è Zick. Visto da fuori, sembrerebbe un ragazzo normale, introverso e spesso e volentieri con un allergia in atto. Ma la verità è che Zick non è come tutti gli altri, ha un’abilità speciale: è in grado di squarciare il velo di invisibilità degli umani e così facendo, può vedere i mostri. E i fantasmi, non dimentichiamolo. Il giovane infatti è un Domatore, una figura in grado di assoggettare i mostri al suo volere. Un’abilità, la sua, che lo porterà spesso e volentieri a cacciarsi nei guai. Ovviamente, nelle sue rocambolesche avventure non sarà solo. A fargli compagnia sono un gatto parlante di nome Timothy – tutore dei mostri che la casa di Zick accoglie – e la curiosissima Elena Patata, umana attratta dalle “stranezze” di Zick. Per non parlare di tutti i mostri che interagiscono con il piccolo Domatore, primo fra tutti Bombo – tra i personaggi più simpatici della serie –  una creatura grossa e tontolona, ghiotta di dolci e scarpe. L’antagonista principale del cartone è il perfido Magnacat, esiliato dalla comunità dei mostri per crimini troppo scellerati, che vuole prendere il potere.

Ma perché questo cartone è rimasto nei cuori di tanti? Forse per la sua ironia, per quelle avventure sempre un po’ troppo strampalate o perché immaginare di essere un Domatore di mostri era fichissimo? Forse. Ma può essere che Monster Allergy ci sia rimasto nel cuore perché non era un cartone come gli altri. Innanzitutto a livello visivo. Mentre serie animate come Naruto o W.I.T.C.H. si facevano forza sul classico stile dei cartoni del tempo e quindi avevano dei colori accesi, Monster Allergy restava un passo indietro, adagiando su di esso un velo più opaco. Perfino le ridenti ed eccentriche Città Sospese, situate sopra alla città degli umani, hanno una vena smorzata rispetto agli altri cartoni dell’epoca. Punto forte sono i disegni, letteralmente diversissimi da quelli che eravamo abituati a vedere prima; sono soprattutto i mostri a essere i più attrattivi. Con i loro toni sgargianti e le forme più disparate fanno da contrasto agli umani e alla scialba Oldmill Village, la cittadina in cui vivono i protagonisti. In un attimo ci siamo abituati a vedere questi strani mostri – sfacciati, comici e unici nel loro genere – e in men che non si dica ci siamo affezionati. Così ci lasciamo avvolgere dalle vene misteriose dei fantasmi, ridiamo ogni volta che uno Sgnakuz perde un pezzo, alziamo gli occhi al cielo quando un Bobak cerca di fare il “sapientone” e proviamo un misto di fascino e irritazione di fronte alle Anguane. In poche parole, siamo semplicemente catturati da loro.

Immagine tratta dalla serie animata Monster Allergy

Ma forse l’elemento vincente della serie è la perfetta alchimia tra Zick ed Elena, un’amicizia sincera che nasce nel momento in cui due ragazzini soli ne avevano più bisogno. Ed è quello che, sotto sotto, i “noi” bambini desideravamo: un vero amico che sarebbe rimasto al nostro fianco in qualsiasi momento, perfino per prendere a calci qualche mostro che intende governare il mondo. Elena e Zick sono due outsider all’inizio della loro storia. Lui è il ragazzino che tutti a scuola definiscono “strano”, mentre lei è semplicemente “quella nuova”. Vicini di casa per caso, amici per scelta. Praticamente sono due facce della stessa medaglia, diversi ma inseparabili. Zick permette a Elena di vivere una vita piena di avventure e la rende partecipe di un mondo che non credeva potesse esistere. Dal canto suo, la giovane dona all’amico la possibilità di essere un ragazzo normale con degli amici e tutto il resto; lo rende più che un semplice Domatore di mostri.

La serie ha avuto così tanto successo che ne è stato tratto un film – mandato in onda su Disney Channel Italia – ma anche un videogioco, delle attrazioni e perfino un musical. Dopo la fine della seconda stagione, in tanti desideravano un seguito di qualsiasi tipo. Ma non arrivò e quei piccoli fan crebbero in un batter d’occhio. Solo nel 2016 si decise per un “sequel”: Monster Allergy Evolution, una nuova serie a fumetti. I disegni sono un poco diversi, le linee più dolci e meno marcate, ma l’anima è sempre la stessa. In un attimo ritroviamo la sgangherata cerchia di mostri che abbiamo imparato a conoscere e i personaggi che abbiamo amato da bambini. Il fatto interessante di questa nuova serie è che i personaggi non sono stati congelati nel tempo; come noi sono cresciuti e maturati, alcuni più di altri.

Che dite? Qualcuno di voi ha voglia di fare un tuffo nel passato e rivedersi tutti gli episodi? Chissà, magari le televisioni locali potrebbero decidere di rimandare in onda la serie, per il bene di vecchi fan e delle nuove generazioni, a cui non farebbe male staccarsi dalle forme strane e un po’ troppo tridimensionali dei cartoni odierni. Rimane solo una cosa da dire: «Porca bomba!»

Immagine di copertina tratta da Rainbow Spa.

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Che dire di me? Amo leggere, inventare storie, e perdermi nella sala buia di un cinema. Adoro quel momento magico in cui le luci si spengono e il film si appresta a iniziare. Sono una ragazza cresciuta a pane, sogni e libri; e che puntualmente a fine giornata si ritrova con la mano sporca di inchiostro.

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