Artemisia Gentileschi: l’eredità di Caravaggio

Artemisia Gentileschi, donna e figlia d’arte, si è fatta spazio in un mondo di soli uomini. L’unica che è stata in grado di portare avanti lo spirito del famoso Caravaggio.

Sappiamo tutti che Michelangelo Merisi, detto Caravaggio, è un mostro sacro.

Ritratto di Caravaggio, Ottavio Leoni

Della sua pittura ci si sofferma sui commoventi chiaroscuri e su quelle piccole fiammelle delle candele che plasmano i corpi. Ci si spaventa e inquieta di fronte alle opere più violente, alla tavolozza cupa e al fresco sangue che sgorga dalle ferite fresche.

Non era pazzo come molti lo descrivono. Stravagante come molti artisti ma lui, sicuramente, anche molto impulsivo: poco rifletteva prima di agire e questo gli costò la pena di morte in contumacia.

Le querele più gagliarde e la condanna a morte

Nell’arco della sua particolare esistenza, ne ha combinate delle belle e penso che chiunque potrebbe divertirsi andando a fare una bevuta con lui.

A palazzo Madama prese a bastonate un nobile; venne processato per aver condiviso versetti diffamatori nei confronti di un altro artista; venne più volte arrestato per risse, possesso d’armi e per aver ingiuriato contro le guardie; ferì gravemente un notaio per una questione di donne e lanciò un piatto di carciofi in faccia a un garzone.

Ma il fatto più grave avvenne a Roma: durante una partita di pallacorda, Caravaggio si macchiò dell’omicidio di Ranuccio Tomassoni, il 28 maggio 1606. La condanna a morte in contumacia autorizzava chiunque lo riconoscesse per strada a decapitarlo. Da lì Caravaggio cominciò a fuggire chiedendo aiuto ai suoi protettori per quattro lunghi, angoscianti, terribili anni. L’inquietudine trova spazio tra le sue opere, si insidia sempre di più con l’aggravarsi progressivo della sua condizione psicologica durante i quattro anni di latitanza.

Ma il carattere violento di Caravaggio è tipico dell’uomo di quell’epoca. Siamo nel 1600, nel periodo della controriforma, del cambiamento, dell’incertezza.

Con questo si tende a giustificare la sua violenza.

Dopo la sua morte, molti artisti affascinati dalla sua arte e dalla sua personalità decisero di cimentarsi nella ricerca del vero e approcciarsi al suo medesimo stile, caratterizzato da forti contrasti chiaroscurali e un particolare studio della luce. I dipinti risultavano però superficiali, fini a se stessi, privi di un coinvolgimento emotivo o significati simbolici. I caravaggeschi non riportavano o coglievano appieno la profondità di Caravaggio. Tutti a parte una donna…

Artemisia Gentileschi: donna di una caparbietà, forza e determinazione unica

Ritratto di Artemisia Gentileschi, Simon Vouet

Immaginate già la difficoltà di esporsi e lavorare in un mondo di soli uomini, dove non era assolutamente previsto un posto per le donne.

Orazio Gentileschi, suo padre, era un seguace di Caravaggio. Artemisia, dimostratasi estremamente talentosa fin da piccola, era l’unica figlia che Orazio riuscì ad avvicinare all’arte. Decise di affiancarla ad Agostino Tassi, un famoso artista di Roma che potesse insegnarle la prospettiva, il quale la stuprò.

Agostino promise ad Artemisia che l’avrebbe sposata per tenere buona la faccenda ma il padre dopo nove mesi lo denunciò. E lo fece non tanto per questioni morali, di rispetto e amore nei confronti della figlia, ma per rovinare Agostino a livello economico e professionale come collega.

L’altro, però, aveva protettori molto potenti a Roma, tant’è che la condanna di cinque anni in esilio venne rivista e annullata. Solo due giorni dopo il processo e la vittoria di Agostino, Artemisia si sposò con un uomo che aveva appena conosciuto.

Ciò che Artemisia ha subito quando era ragazza ha influenzato la critica nella lettura delle sue opere

Le protagoniste dei suoi dipinti sono donne che spesso e volentieri operano violenze sugli uomini, ma non pensate che siano frutto di un odio incontrollabile verso il genere maschile. Artemisia intende sottolineare la sua indipendenza e il pieno controllo che ha della sua vita. Donne in azione, donne della Bibbia, della mitologia, della storia antica che diventano eroine per aver ucciso il nemico. Si concentra su di loro: il suo è uno sguardo di donna sulla condizione, sulla personalità e sul corpo di un’altra donna.

Giuditta e Oloferne di Caravaggio

Giuditta e Oloferne, Caravaggio

L’eroina è accompagnata dall’anziana ancella e sta tagliando la testa a Oloferne, dopo averlo fatto ubriacare. L’espressione della giovane è abbastanza schifata: ha il senso dell’enormità del gesto che la disgusta. La vecchia osserva la scena sbalordita ed è pronta a porgere il sacco per la testa del decapitato. Oloferne soffre e mentre il sangue gli sgorga dal collo, tenta di reagire.

Giuditta che decapita Oloferne di Artemisa Gentileschi

Giuditta che decapita Oloferne, Artemisia Gentileschi

Il sangue del dipinto di Caravaggio non è niente in confronto a quello di Artemisia. Giuditta è decisa e soddisfatta nel compiere l’atto che salverà lei e il suo popolo dall’oppressore. E non è sola, perché questa volta l’ancella diventa complice cercando di bloccare le braccia di Oloferne! Si tratta di un “due (donne) contro uno”. L’atto dell’ancella sottolinea una sorellanza e una complicità unica.
Questa Giuditta è assolutamente più eroica di quella di Caravaggio.

Artemisia legge e interpreta Caravaggio con la sua sensibilità femminile, con la quale rende protagonista delle sue opere la figura della donna che ogni giorno lotta e soffre in una società maschilista e sessista. Artemisia ha tanto da dirci quanto Caravaggio, se non di più.

(Le immagini inserite in questo articolo sono tratte da Wikimedia Commons e sono di dominio pubblico)

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Pratese, illustratrice e aspirante tatuatrice. Frequento il Master di tatuaggio artistico all'Accademia di belle arti di Udine e comunque a cinquant'anni voglio diventare sindaco del mio paesino nella Maremma. Insaziabilmente curiosa di sapere, fare e conoscere, mi piace anche parlare. Multitasking insomma!

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