Attesa

A chi si è fermato e si è scoperto in viaggio anche così.

Il team di Cogito et Volo ha scelto di dedicare il mese di agosto ad un tema speciale: il futuro post-Covid e soprattutto quei “luoghi” – fisici e non – che la pandemia rischia di rendere disabitati. È il nostro modo per ripartire: radicati nel passato, la mente fissa sul presente e lo sguardo rivolto al futuro. Per leggere tutti gli articoli dello speciale clicca qui.

Attesa

Alba si sveglia sul molo silente
Stira e distende le dita rosate
Eea si tinge d’arancio lucente
Ulisse tace al rumor dell’estate

Fermi i compagni e la nave impotente
«In porci umani le membra fidate
Narra Euriloco – una lacrima scende
La Dea belle trecce ha trasformate

Divino Laerziade, che faremo?
Se il divo Ermes ci nega gli aiuti,
Per mesi, per anni non salperemo!»

Fatti non foste a viver come bruti
Eppure Cielo li guarda sereno
Non è più terso se restan seduti?

Commento

A metà strada tra Roma e Napoli, in un turbine di spiagge e d’inconfondibile calore laziale, si erge il Monte Circeo, dove leggenda narra che la misteriosa maga Circe avesse il suo palazzo.                             

Per me è sempre stato un posto senza orologi: il tempo si ferma sulla sabbia che scotta e la caotica quotidianità lascia spazio al respiro del mare, alla salsedine. Che Circe sovrana regni ancora in questo soffio di immobilità?

Il sonetto è una metafora del periodo di reclusione e allo stesso tempo una provocazione – priva di polemica o moralismo – verso l’irrefrenabile corsa al nuovo, alle Colonne d’Ercole.

Odisseo è ognuno di noi, eroe del progresso che improvvisamene si trova bloccato, che per un anno e anche più è costretto a mettere in pausa i propri progetti perché impedito da qualcosa di più grande, che non conosce e non può controllare.

Euriloco, “simile a un Dio”, guerriero valoroso che nel poema omerico vede i compagni diventare porci sotto i suoi occhi, è l’unico in grado di ritornare da Ulisse per dirgli, con le lacrime agli occhi, che non c’è speranza. Rappresenta chi ha visto la morte e le è rimasto accanto, chi è stato preso dallo sconforto e si è rialzato.

Circe è tutto ciò che ci ha resi impotenti, impauriti: oggi è un virus, domani non ci è dato saperlo.

Ermete, infine, è il Dio che aiuta Ulisse a sconfiggere la maga, ed è proprio colui da cui ci sentiamo abbandonati, che incolpiamo e critichiamo, perché sostanzialmente abbiamo paura.

Il verso dantesco è lo scomodo dettaglio che conduce alla riflessione finale: esiste quindi il non plus ultra? «Seguir virtute e canoscenza» significa solamente andare oltre? O a volte è necessario sedersi per notare ciò che la frenesia nasconde?
Il quesito rimane aperto.

Foto di copertina a cura di Giulio Sparacio.

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Dinamica ed insaziabile, sempre in ricerca. Solamente un puntino di fronte alla vastità del tutto, perdutamente innamorata delle infinite possibilità e delle contraddizioni in quest'assurda commedia dell'esistere.

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