Drive My Car – Hamaguchi porta sullo schermo Murakami

In lizza per gli Oscar 2022, Drive My Car è portavoce giapponese di cinema, teatro e letteratura.

Cogito et Volo dedica anche quest’anno una particolare attenzione alla corsa agli Oscar 2022, con approfondimenti sul sito e contenuti extra su Instagram e Facebook. Daremo un’occhiata da vicino a tutte le dieci pellicole candidate per il miglior film, con recensioni e curiosità, e commenteremo i risultati finali all’indomani della notte degli Oscar, che si terrà il 27 marzo. Qui trovate tutti gli articoli già pubblicati.

Con quattro candidature agli Oscar 2022, Drive My Car è la prima pellicola giapponese a essere proposta come miglior film. Il regista Ryūsuke Hamaguchi ha riadattato l’omonimo racconto del celebre scrittore contemporaneo Haruki Murakami. Quest’ultimo è stato spesso definito come “prossimo Nobel per la letteratura”, senza però raggiungere tale risultato, riuscirà la controparte cinematografica a ottenere l’ambita statuetta?

Drive My Car - locandina

La trama

Filo rosso di Drive My Car è il teatro, che si dipana lungo tutta la pellicola. Un attore, Yūsuke Kafuku, si rifiuta di proseguire con le perfomance teatrali dopo la morte della moglie Oto, sceneggiatrice e punto di riferimento per la preparazione dell’attore. Tuttavia Yūsuke continuerà il suo lavoro da regista, accettando di dirigere un adattamento dello Zio Vanja di Čechov. Trasferitosi a Hiroshima per il lavoro, una clausola contrattuale lo costringerà ad affidare la sua auto, una berlina rossa, a una giovane e taciturna autista. Dall’iniziale rapporto professionale e distaccato, i due coprotagonisti legheranno sempre più, stringendo quasi un legame padre-figlia che li porterà a scoprirsi e conoscersi vicendevolmente.

Drive My Car - protagonisti

Murakami c’è ma non si vede

Il racconto di riferimento è l’omonimo Drive My Car contenuto nella raccolta Uomini senza donne dell’autore giapponese contemporaneo. Il titolo che lega i racconti è immediatamente riconoscibile nella pellicola di Hamaguchi, dato che proprio la presenza-assenza della donna amata si ripercuote su tutte le vicende rappresentate. Ma lo stile onirico di Murakami, caratteristica che l’ha reso famoso, è limitato a elemento di sfondo. Il sogno, la dimensione intima e notturna contrapposta ai ruoli pubblici del giorno, è fondamentale per l’attività di drammaturga di Oto. La notte è sempre un momento di riflessione anche per Yūsuke, che si trovi tra le illuminazioni della città o nel buio della sua stanza con vista mare.

Drive My Car - notte

Un interessante esperimento linguistico

In questa sorta di rappresentazione nella rappresentazione che le scene teatrali portano nella pellicola, un interessante elemento riguarda l’uso che è stato fatto della lingua. O meglio, delle lingue. Infatti, pur restando il giapponese la lingua originale per gran parte di Drive My Car, lo Zio Vanja portato in scena da Yūsuke gioca con le capacità di comunicazione umana. I protagonisti della scena teatrale provengono da diversi paesi e parlano ciascuno la propria lingua: giapponese, mandarino, tagalog e lingua dei segni coreana. Uno sguardo all’inclusività per nulla forzato e un invito ad andare oltre le barriere che noi stessi creiamo, ricordando sempre che diversità significa potenzialità.

Immagini e copertina tratte dal film.

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Antropologo nipponista. Fotografo mancato. Docente a tempo perso. Affascinato da ogni forma di alterità, offro il mio piccolo contributo per portare lo “studio dell’uomo” sullo schermo di tutti.

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