The Father: un inno alla vita!

Un cliché molto noto visto dagli occhi dell’ultimo

Cogito et Volo dedica anche quest’anno una particolare attenzione alla corsa agli Oscar 2021, con approfondimenti sul sito e contenuti extra su Instagram e Facebook. Daremo un’occhiata da vicino a tutte le otto pellicole candidate per il miglior film, con recensioni e curiosità, e commenteremo i risultati finali all’indomani della notte degli Oscar, che si terrà il 25 aprile. Qui trovate tutti gli articoli già pubblicati.

The Father è uno di quei film che durante la visione genera una serie confusionaria di emozioni, volte poi alla riflessione su ciò che è realmente l’amore; tema posto agli occhi dello spettatore da un punto di vista differente e contemporaneo. La pellicola viene diffusa in America alla fine del 2020, con la regia di Florian Zeller. Il film verte sulla storia di Anthony – interpretato da Anthony Hopkins – e la figlia Anna – Olivia Colman, la regina Elisabetta II di The Crown.

I ruoli ribaltati: Anthony e Anna

Ormai in età da demenza senile, Anthony non è più grado di badare a sé stesso, pertanto la figlia Anna tenta in tutti i modi di prendersi cura di lui. Inizialmente chiedendo l’aiuto dei medici, delle badanti e infine del personale medico di una struttura per anziani. La maggior parte delle scene del film è girata all’interno dell’appartamento di Anthony. Il regista ha posto magistralmente le basi, partendo dalla sceneggiatura, per analizzare lo stato d’animo dell’anziano del secondo millennio. Infatti ogni ottantenne rivede nel proprio appartamento, nella propria casa, il rifugio da tutto quello che sta fuori, ovvero ciò che genera caos. Il personaggio di Anthony Hopkins riesce a riprodurre tutte queste emozioni, facendo spesso commuovere lo spettatore.

Nell’ora e mezza di visione, la ricerca continua della seconda figlia deceduta, Lucy, riproduce semanticamente la ricerca della luce della ragione; questa ormai per Anthony persa per sempre, così come la figlia. Un esempio lampante di questa messa in scena è la dimenticanza di Anthony della morte della secondogenita; il papà è solo preoccupato perché la figlia non ha chiamato e aspetta continuamente una sua telefonata, che non avverrà mai.

L’altra figlia cerca di farsi forza curando amorevolmente la famiglia. Questo non è ben capito dal padre, il quale a causa della demenza pensa che la figlia sia eccessivamente apprensiva. Le battute del protagonista smemorato e ripetitivo sul personaggio della Colman lasciano un sorriso di tenerezza, come spesso accade verso colui che è visto con compassione dalla famiglia. Le parole, i gesti e le sensazioni di Anthony, che lo rendono così simile ai nostri amati nonni, riescono, nel corso del film, a entrare nell’intimo di ognuno di noi.

Immagine tratta dal film

La figlia Anna allo stesso tempo impersona la fragilità di tutti i figli che si ritrovano a dover accudire i propri genitori. Le perplessità, le preoccupazioni e tutti i disagi trovano spazio nei suoi occhi quando si ritrova a dover intraprendere determinate strade per amore del padre, per far vivere al meglio quell’uomo che a stento la riconosce. Il suo ruolo non è dei migliori; nessuno lo vorrebbe per sé.

Anna, come molti dei figli ormai adulti, si ritrova a curare il padre come se fosse un bambino, invertendo così il suo ruolo da figlia a genitore. Nel film Anna deve far fronte non solo alla sua famiglia originaria ma anche a quella nuova, costruita col compagno. Da un lato vi è il padre che ha necessariamente bisogno di attenzioni, dall’altro il compagno, ansioso di iniziare una vita con lei, ma che tuttavia non vuole intromettersi più di tanto nel rapporto tra padre e figlia; ciò nonostante, Anna decide di trasferirsi e lasciare che qualcun altro accudisca il genitore.

Il caos della trama è lo specchio della mente

L’iter narrativo di questa pellicola non è né lineare né circolare: è puro caos. Lo spettatore fino a metà film non riesce a distinguere bene la realtà, proprio come l’ottantenne protagonista. Vi è un susseguirsi di ricordi e di volti, i quali inizialmente rendono la trama poco chiara, estraniando così chi guarda. È strano pensare che in realtà tutto ciò accada realmente nella mente di chi ormai non riconosce più i propri cari. Il regista, nonché autore dell’omonimo pezzo teatrale, vuole far vivere grazie a questa forte immedesimazione ciò che succede a una mente umana ormai stanca dopo una vita intera.

Immagine tratta dal film

I temi forti e coerenti con i nostri anni non annoiano: anzi, la vecchiaia del protagonista diventa nel corso del film un vero e proprio inno alla vita. La dinamica messa in moto dal regista lascia riflettere ampiamente su cosa si possa fare per amore. Questo film non prevede minimamente effetti speciali né una colonna sonora da favola; con scene semplici e cristalline Zeller invita ad aprire il nostro cuore a chi ha vissuto la propria vita e ne è quasi al termine, applicando anche il carme oraziano Carpe Diem! Sembra un concetto anomalo e lontano da un ottantenne. Tuttavia il regista dimostra esattamente l’opposto grazie ai dialoghi semplici ma ricolmi di significato; soprattutto nella scena finale quando l’infermiera inviterà Anthony a passeggiare oggi, vista la bella giornata e quindi è necessario approfittarne.

And the Oscar goes to…

In un periodo di distanziamento e lontananza, il messaggio finale di questo film è il richiamo all’umanità, all’empatia, alla vita attraverso lo sguardo confuso di un ottantenne per il quale ogni giorno è un dono prezioso per cogliere l’attimo! Ma perché candidarlo come miglior Film?

Come già è stato detto, la pellicola non ha chissà quali effetti speciali o quale sceneggiatura. La trama è casta e senza particolari intrecci: con film simili è necessario percorrere la strada anziché giungere alla meta; per questo non ha senso che vi racconti qui il finale. La pellicola non aggiunge nuove informazioni al bagaglio culturale, non esplora strade nuove e non vede attori esordienti mettere in mostra la propria nudità. La storia di The Father dà voce a quell’umanità in cambiamento tra la vecchia generazione e la nuova.

Tra i personaggi è facilissimo ritrovare noi, i nostri nonni o bisnonni e i nostri genitori, questi ultimi alle prese con un anziano, ormai innocente come un bambino, in prossimità della fine della propria vita. “Nulla è come sembra” è il sottotitolo italiano del film perché, in una trama così semplice e allo stesso tempo toccante, il regista riesce a raccontare tutto in maniera originale. La trama, così vicina alla realtà, e la modalità della narrazione meritano in toto la candidatura agli Oscar 2021.

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Studente di lettere moderne. Amo i libri e la letteratura. Grande sognatore. Mi piace scrivere per dire la mia, anche nelle piccole cose.

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