Il nostro sarà ricordato come secolo delle fake news?

La fake news è una forma di fanatismo e narcisismo. È consumismo intellettuale, il nostro dittatore sociale. E noi rischiamo di venire ricordati per questo.

Nel mese di luglio Cogito et Volo pubblicherà i migliori contributi raccolti attraverso l’ultima Call for papers primaverile. Tra gli autori di questi ultimi verranno selezionati i futuri collaboratori del sito. I contributi già pubblicati sono reperibili qui. Per chi non avesse partecipato e volesse condividere le proprie idee e inviare un contributo singolo – articolo, racconto o poesia – è sempre possibile farlo: non smettiamo mai di metterci in gioco!

Oggi, 2020. Ammettiamo, per un attimo, di avere la straordinaria possibilità di essere in vita oltre l’anno 2100. E che uno dei nostri nipotini, diciamo il più perspicace o il più curioso, venga da noi nel pomeriggio di una domenica d’autunno a chiederci: «Nonno, come è stato il secolo scorso?». Cosa gli diremmo? Come racconteremmo il “nostro” secolo appena concluso? 

La speranza è di non inciampare in nefasti eventi da menzionare, come quelli del ‘900. Per lo meno, in riferimento alle guerre mondiali, all’olocausto, gli anni di piombo, agli anni di privazione della libertà. Difficile non ricordare i “pezzetti” di guerra a cavallo del millennio e che insieme, probabilmente tra cento anni, ingloberemmo in una terza guerra mondiale vissuta più o meno “a rate”. Certamente, oggi non sappiamo cosa accadrà ai nostri successivi 80 anni, a partire da adesso. Ma una cosa è certa: il 2000 è (e sempre sarà) il secolo del boom informativo. 

Foto di Tumisu da pixabay.com

Mai come adesso, infatti, l’informazione, di qualsiasi natura, fonte o argomento, appartenga essa alla scienza, alla religione, alla politica o alla cultura, proveniente da qualsivoglia materia, antica o moderna si è mai rivelata cosi vicina a noi. Così a portata di mano. Così tascabile. Tutto ciò che ci circonda è informazione, ovunque si posi lo sguardo. Qualsiasi cosa catturi la nostra attenzione, rimanda a noi un input informativo. Per fino la figura umana nel suo abbigliamento o il suo comportamento è un concentrato informativo. È nella tecnologia che l’informazione ha trovato il suo vettore principale. Inevitabile, se consideriamo la linea di pensiero secondo cui è questo lo scopo principale della scoperta tecnologica, intesa come la protagonista di tutte le tappe principali dell’evoluzione umana, dal fuoco allo smartphone. E soprattutto se accettiamo l’idea che l’informazione è di per se uno strumento. Per questo è fondamentale, nel proseguo di questa riflessione, sottolineare la differenza tra tecnologia ed informazione.

In primo luogo, per una questione di ordine. Non c’è informazione senza un’anteprima tecnologica e questo è dimostrabile: ad esempio, la tecnologia di una pietra focaia ci rende l’informazione del fuoco. Ma è ancora valido oggi il binomio tecnologia-informazione? Facciamo un passettino in più se affermiamo che tra tecnologia e informazione esiste uno spazio indefinito. Un vuoto perpetuo. Prendendo in prestito (in punta di piedi!) un’analogia dal mondo della scienza possiamo immaginare che se la tecnologia fosse l’astrofisica e l’informazione il complesso dei corpi celesti, Internet sarebbe il cosmo immenso.

Foto di FirmBee presa dal sito pixabay.com

Internet è stato il volano informativo per antonomasia. Figlio della tecnologia e padre dell’informazione, come lo spazio celeste, risponde a regole proprie, democratiche, intellegibili ma sfuggenti per la maggiore. E se l’informazione è la materia dello spazio cosmico, la sua antimateria è senza dubbio la fake news. Che cosa è la fake news davvero? La spiegazione più oggettiva e condivisa è che la fake news rappresenti una notizia non vera. In gergo, una “bufala”.

Potremmo aprire un dibattito, a questo proposito, cercando di capire cosa sia vero e cosa non lo sia. Infatti, gli stoici per deformazione professionale ammettono solo l’esistenza della verità e della menzogna; ciò che vero è vero. Ciò che non lo è, per definizione è falso. Come dar loro torto? Se un pesce non vola, sicuramente non vola. Ma il mondo è più sfumato di cosi, e ce lo insegna (un po’ buffamente!) l’eterno rompicapo del pinguino che ancora non ci rende sicuri nell’affermare se sia un pesce o un uccello

Foto di Wokandapix presa da pixabay.com

Tecnicamente è li che si colloca la fake news, nel mondo di mezzo. Ogni fake news ha una verità in se; spesso prende spunto da un argomento di attualità “virale” in un preciso momento temporale, per esempio. Questa quantità limitata di verità ha il solo ed unico scopo di abbattere il muro di indifferenza del lettore: una giusta dose che cattura l’attenzione (secondo i principi tipici della tecnica AIDA). Questo rappresenta il cuore del problema: la capacità discernere la dose di verità dalla quantità di menzogna farà la differenza nell’elaborazione di quella notizia e nel significato che ad essa daremo. 

Esiste ancora un elemento, molto più sfumato, sottile ed insidioso da non sottovalutare affatto. È quel fenomeno che induce il lettore a voler credere a tutti i costi ad una possibile menzogna. Il perché di questo meccanismo ce lo spiega la psicologia. La psicologia della verità, nel caso della fake news in senso inverso, ci offre il pretesto di esularci dalla nostra solitudine, dalla nostra caducità, salvandoci dal “nulla”. Sentiamo di dover appartenente (e quindi credere!) a qualcosa e di contro la fake news pretende di essere creduta. Sullo sfondo della nostro stato psicologico la fake news attecchisce. Essa è il nostro “capopolo”, la guida nel buio. Ci affidiamo in forma di fanatismo cieco.

Immagine di geralt presa da pixabay.com

Acefali, crediamo alla notizia non verificata perché in fondo vogliamo credere a noi stessi. Vogliamo credere di essere in grado di credere a qualsiasi cosa scegliamo. Indipendentemente da cosa, purché sia “nostra” nel senso di narcisistico esercizio per raggiungere lo stato di onnipotenza.

Merita un accenno l’atto della condivisione social. Citando Woody Allen, quelli sono i nostri 15 minuti di televisione e nel tempo dello sgretolamento della collettività, la notizia, qualsiasi essa sia, riaggrega, come fosse collante. La fake news è una forma di fanatismo, di narcisismo. È consumismo intellettuale. È il nostro dittatore sociale. Ci regredisce ad uno stato infantile e come gli infanti, senza spirito critico, crediamo alla qualunque. In onore della più antica, immediata e autocelebrativa esaltazione dell’io.

Articolo a cura di Arnaldo Berardi. Immagine di copertina di congerdesign.

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