Il conflitto in Ucraina: le conseguenze della guerra

Premessa

A seguito dell’articolo pubblicato da Natalia, proseguiamo nello speciale Ucraina. Abbiamo descritto le visioni internazionali sulla faccenda e che cosa è successo. Proviamo ora a capire le conseguenze di questa guerra. Cosa può avvenire sotto il profilo strettamente politico delle posizioni da parte della Nato e dell’Unione Europea. Come l’Italia può comportarsi nei confronti della guerra e l’applicazione delle sanzioni economiche perché vengono fatte e che efficacia possono avere.

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Le posizioni internazionali

Molti in questi giorni si stanno chiedendo cosa aspetta la Nato a intervenire nel conflitto, perché si sta aspettando mentre molte persone perdono la vita?

È vero che attualmente, a livello internazionale, gli stati hanno semplicemente condannato verbalmente il comportamento di Putin. Hanno applicato sanzioni economiche o dato aiuti diretti mandando armi, viveri e medicinali al popolo ucraino.

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Questo è avvenuto perché l’Ucraina non fa parte della Nato e tanto meno dell’Unione Europea, di conseguenza non è possibile un intervento di tipo militare. Potrebbe essere possibile solo se la Russia dovesse attaccare altri stati che ne fanno parte. A cascata tutti gli altri stati membri devono intervenire a sostegno dello stato colpito, anche militarmente. Putin lo sa e si vede bene dall’attaccare, per il momento, paesi che non sono l’Ucraina, per evitare di doversi scontrare apertamente contro avversari troppo forti. D’altro canto anche l’Unione Europea e la Nato sanno che un loro intervento potrebbe scatenare un conflitto planetario con conseguenze disastrose. Così si cerca di prendere tempo e scoraggiare la Russia dal proseguire la propria azione attraverso le sanzioni.

Le sanzioni economiche sono realmente efficaci? Sicuramente non nel breve periodo, la Russia è un paese di grosse dimensioni e ha molte risorse naturali proprie. Anche qualora l’occidente mettesse sanzioni, la Russia potrebbe ricercare altri mercati.

Ciò che è certo, è che sia la minaccia che l’applicazione delle sanzioni, non hanno sortito nessun effetto, tanto è vero che la guerra continua.

SWIFT

La più pregnante delle sanzioni è il blocco all’accesso al sistema SWIFT. Si tratta del sistema che gestisce la messaggistica finanziaria della maggior parte delle banche nel mondo. Di fatto è il modo con cui comunicano gli istituti di credito per scambiarsi più facilmente transazioni, per effettuare pagamenti e investimenti. Questa misura si stima, possa essere shockante per l’economia russa poiché non riuscirebbe più a vendere all’estero le proprie materie prime, tra i tanti il famoso gas. Dall’altra parte, esiste per Putin la possibilità di effettuare transazioni con altri sistemi concorrenti con SWIFT, o magari utilizzando un paese intermediario come la Cina, esiste anche la via delle cryptovalute.

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In realtà questa sanzione è una delle più pericolose, un’arma a doppio taglio, questo perché in termini privati, i russi commercializzano parecchio con l’estero, bloccare improvvisamente questi flussi comporterebbe una perdita in termini economici notevole.

Detto questo, per il momento appare la scelta più sensata quella delle sanzioni economiche, per cercare da un lato di dare un segnale a Putin dicendogli chiaramente che non può fare ciò che vuole e che scelte come invadere uno Stato, hanno delle conseguenze. Dall’altra parte, dato che per il momento risulta impossibile una guerra militare da parte di Nato e UE, la via delle sanzioni rimane l’unica alternativa valida, assieme a quella degli aiuti all’Ucraina.

La posizione dell’Italia

Anche l’Italia si è sostanzialmente accodata al comportamento degli altri stati, sanzioni economiche, aiuti e condanne verbali. Una entrata in guerra, infatti per il momento è da escludere. Cosa potrebbe però succedere? L’Italia sappiamo dalla Costituzione, ripudia la guerra come mezzo di offesa. Vi è però la possibilità di intervenire per difesa, quindi in teoria potremmo entrare in guerra solo se venissimo attaccati direttamente dalla Russia. C’è però un’altra possibilità: l’Italia fa parte della Nato e dell’Unione Europea, si è quindi impegnata, attraverso appositi trattati internazionali, a intervenire militarmente nel caso in cui uno stato che fa parte di queste entità internazionali venisse attaccato. L’Ucraina al momento però non fa parte né di Nato né di Ue, quindi è per questo che ci limita ad aiuti e sanzioni.

Una conclusione pessimistica

Le sanzioni economiche chi colpiscono? La popolazione, sia da parte di chi le applica, sia da chi le subisce. Sotto questa luce è evidente che a Putin non interessi nulla dei russi e strumentalizzi questa guerra unicamente per sé e per i suoi oligarchi che gli consentono di governare.

Attualmente è Putin ad avere la meglio, sia sul piano militare che su quello diplomatico. E’ riuscito a giocare una partita rimanendo in perfetto equilibrio. Non ha concesso alla Nato un pretesto per una entrata in guerra e ha valutato attentamente tutte le possibili sanzioni economiche che sarebbero potute arrivare, diminuendone la portata negativa.

Esiste poi un  pericolo molto grande per “l’occidente“, un avvicinamento sempre più marcato della Russia con la Cina. Questo per farla sostituire ai partner commerciali che hanno deciso di applicare delle sanzioni.

Stante quanto detto, è altamente probabile che la Russia riesca nel suo obiettivo di annessione dell’Ucraina, Putin lo sa, ed è per questo che è andato avanti con le sue convinzioni. L’intento pare che sia quello di occupare totalmente l’Ucraina facendola diventare uno Stato satellite della Russia instaurando un governo fantoccio. Questo però potrebbe essere solo il primo dei passi. Dopo aver sistemato l’Ucraina e scongiurato il rischio di avere la Nato a pochi metri da casa, potrebbe concentrarsi su altri stati che facevano parte dell’Unione Sovietica cercando di “riconquistarli” con lo stesso metodo, lasciando un’autonomia di facciata, ma con una soggezione di fatto.

Le conseguenze e le possibilità

Da tutto questo insieme di conseguenze cosa ne possiamo trarre? Da un lato, anche se il 1939 ci sembra assai lontano, non è detto che non possano avvenire guerre, la rottura di equilibri ingenera necessariamente delle instabilità che possono portare a dei conflitti. Attualmente a livello globale esistono i due poli di Nato e Russia-Cina-Corea del nord, ormai quotidianamente in conflitto, bellico (ora), economico e sociale. In questo insieme, a mio avviso potrebbe inserirsi un interlocutore, l’Unione Europea. A questa entità manca ancora qualcosa, ha raggiunto una unione monetaria, ma non politica e istituzionale.

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Il conflitto ci ha insegnato che l’Unione Europea dovrebbe fare un salto di qualità. La Russia ci ha dimostrato quanto siamo deboli sotto il profilo energetico e di quanto occorra sempre di più un sistema di sicurezza a livello dell’Unione. Di conseguenza da questa situazione di tensione estrema potrebbe sorgere una occasione, 1) di rinsaldare la politica europea 2) diventare energeticamente indipendenti 3) avviare un processo di unificazione per la tutela della sicurezza e della difesa degli stati europei.

In copertina

Sono nato a Brescia nel 1994. Laureato in Giurisprudenza, lavoro in banca, pratico Muay Thai, mi interesso di criminologia, diritto, economia, storia e cinema. Scrivo per diletto, per passione e offrire un punto di vista personale rispetto a quello che ci circonda.

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