Intervista a Ludovico Girardello, il supereroe italiano

Ludovico Girardello, il Ragazzo invisibile di Salvatores, tra cinema, teatro e futuro

Ludovico Girardello a soli 13 anni ha esordito con “Il ragazzo invisibile” diventando Michele Silenzi, il suo doppio cinematografico. Il film è stato diretto dal regista Gabriele Salvatores il quale ha creato un supereroe italiano con il  dono dell’invisibilità. Nel 2018 è uscito il sequel: “Il ragazzo invisibile – Seconda generazione”.

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Ludovico è nato a Vittorio Veneto nel 2000, frequenta il liceo delle Scienze umane di Belluno e ha quattro fratelli. Ho avuto il piacere di incontrare lui ed alcuni suoi amici in un bar: tra domande, risate e spritz siamo riusciti a creare da un’intervista una piacevole chiacchierata. Ludovico non è solo un ragazzo semplice e simpatico ma anche molto determinato. Rispetta i suoi principi, crede nell’umiltà e soprattutto nel teatro, infatti continua a studiare all’Accademia di teatro Lorenzo da Ponte.
Dunque Ludovico, hai iniziato a studiare recitazione da diversi anni… ma perché hai deciso di iscriverti all’Accademia di teatro Lorenzo da Ponte di  Vittorio Veneto?
Ho deciso di iscrivermi all’Accademia perché avevo fatto un corso a scuola, in seconda media. Mia sorella (Federica Girardello) ha visto quanto mi divertissi a stare sul palco e mi ha consigliato di iscrivermi in Accademia.

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Dal teatro al cinema: pensi che il teatro ti sia servito come allenamento per il grande schermo? Se sì, in che senso?Sì perché se uno parte dal teatro deve recitare in maniera più imponente. Nel cinema, essendo tutto più ravvicinato e diretto, devi usare la voce e il corpo in maniera ridotta rispetto al teatro e alla realtà. Nel cinema ogni movimento è studiato ad hoc e non può essere improvvisato o tralasciato come invece può accadere nel teatro.
Nei due film che hai girato qual è stata la scena più difficile?Mm…ricordo che l’ultima scena di combattimenti nel secondo film (Il ragazzo invisibile, seconda generazione) è stata pesante perché abbiamo impiegato circa due settimane per girarla.

C’è una persona a cui ti ispiri particolarmente mentre sei in scena?Giacomo Gava [un suo amico, ndr] (ride).
Direi Cristoph Waltz perché sa recitare in sei lingue diverse; sfrutterei questa capacità per lavorare in vari paesi senza barriere linguistiche e conoscere gente nuova. Sarebbe comodo e mi piacerebbe studiare qualche lingua per poi riuscire ad avere queste opportunità.

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Hai dovuto rifiutare qualche offerta di lavoro di recente?Sì, purtroppo ho dovuto rifiutato una parte in “Succede” di Francesca Mazzoleni tratto dal romanzo di Sofia Viscardi per impegni scolastici. Ho dovuto rifiutare una parte in “Un passo dal cielo 5” o un altro film molto interessante ma che si accavallava con i giorni di riprese di un altro film.
Parliamo del tuo personaggio simbolo: hai qualche affinità con Michele Silenzi?Purtroppo ho vissuto anch’io un periodo caratterizzato da alcuni bulli e per questo motivo mi sono ritrovato abbastanza…ma per il resto non mi rispecchio completamente lui in quanto io sono più ottimista, solare ed allegro.
Vorresti avere il dono dell’invisibilità?Sinceramente no, però vorrei poter sfruttare il teletrasporto per poter viaggiare di più e in modo più veloce. Scherzavo, lo vorrei per la pigrizia.

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Come è stato il passaggio da protagonista della pellicola a spettatore?Beh, non riesco più a guardare un film come quando ho iniziato a lavorare perché quando scopri cosa c’è dietro alla telecamera diventi più critico verso te stesso e verso gli altri. Il rovescio della medaglia sta nel fatto che non riesco più a godermi il film in maniera spensierata. Diciamo che sto allenando il senso critico perché il mio sogno sarebbe quello di sedere in regia.
Ci sarebbe un regista in particolare con cui vorresti lavorare?
Tarantino, decisamente.

Hai qualche rimpianto per il fatto di essere cresciuto più in fretta dei tuoi coetanei?No, nessun rimpianto, anzi. Sono molto grato in particolare perché essere cresciuto in fretta è conseguenza del fatto che il mio giro di conoscenze sia formato da persone molto più grandi di me. Sono sempre stato invidioso delle persone più grandi di me perché pensavo alle diverse opportunità che queste potevano avere. Questo mi ha portato alla formazione di un metodo di ragionamento diverso rispetto ai ragazzi della mia età e frequentare persone anche più grandi di me comporta trattare argomenti anche di carattere filosofico e questo mi arricchisce.

Passiamo ad un aspetto più “social”. Che rapporto hai con i tuoi followers?Essendo arrivato ad un certo grado di notorietà ho capito che, certe volte, i social possono diventare un ambiente ostile e negativo. Questo perché qualsiasi pensiero tu voglia esprimere diventa difficile da esporre perché sembra che i fan non te lo consentano. Alcuni utenti pensano che le persone più note non possano prendere alcuna posizione in merito a un dato argomento a causa dell’influenza che hanno sulle altre persone. Per fortuna non tutti i followers sono così!
Ovviamente dal punto di vista dell’immagine, è un pro. I social servono a ricordare al pubblico la tua esistenza.

Il rapporto con i tuoi genitori invece?Mio padre è contentissimo; anche lui fa parte dell’ambiente, diciamo. È uno scrittore, ha scritto per il teatro, fa il critico d’arte e noi figli abbiamo preso tutti da lui. Mia madre ha sempre amato l’ambito artistico. Entrambi mi appoggiano nella mia carriera però mia madre mi ripete che prima devo finire la scuola.

La fama ti ha plasmato in qualche modo?Gli amici dicono di sì (ridacchiano).
Sì, grazie alla fama ho acquisito più sicurezza in me stesso e nel mio lavoro. Non è riuscita a cambiarmi per quanto riguarda il mio pensiero; continuerò sempre a pensare che nel cinema sono tutti degli squali pronti a sbranarti, basti pensare allo scandalo molestie che sta sconvolgendo Hollywood.

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Secondo te c’è del sessismo nel cinema?
C’è del sessismo dal punto di vista fisico. Nel senso che è abbastanza difficile che uno diventi un attore potente se un regista vuole far vedere nel proprio film dei personaggi belli. Ci sono poche eccezioni. La maggior parte degli attori ha occhi chiari, capelli perfetti, corpo magro, prestante. Per questo faccio cinema, guarda che faccia che ho! (dice ridendo) Forse non è sessismo ma è “razzismo estetico”, chiamiamolo così.

Che consigli daresti a chi vuole diventare un attore professionista?Consiglio innanzitutto dei corsi di teatro, non si può fare cinema senza avere avuto esperienze teatrali. Anche per avere un certo livello culturale perché comunque nel teatro le ricerche te le devi fare tu. Nel cinema è molto più comodo perché hai il regista e l’aiuto regista che ti forniscono tutto… Nel teatro invece ti devi un po’ più arrangiare perché anche se si collabora è un lavoro di gruppo in cui ognuno deve fare il proprio. È una catena di montaggio, un lavoro di collage in cui ognuno dice il suo. Anche nel cinema devi comunque informarti ma diciamo che il teatro ti dà una buona base per avere il pretesto per informarsi. Bisogna leggere, documentarsi su una determinata epoca… Quindi il teatro ti dà il bagaglio culturale per il cinema.

Qual è un valore da non dimenticare una volta che sei sulla cresta dell’onda?Senza dubbio la modestia. Non ci si deve dimenticare da dove si è partiti appena si vedono i primi soldi nel conto in  banca. Dobbiamo ricordarci tutti di essere sempre e comunque degli esseri umani.

Come ti vedi tra dieci anni?Non mi vedo in nessun modo, in realtà. Spero di continuare a lavorare in Italia ma di certo non disprezzerei offerte lavorative anche dall’estero. Lo spero non tanto perché all’estero il cinema funziona di più e in Italia no. In Italia il cinema funzionerebbe ma non viene sfruttato bene. All’estero puntano tutto sul cinema e hanno più soldi per finanziarlo. In Italia il cinema era grande anni fa, adesso un po’ meno sia perché ci sono meno possibilità per i registi bravi sia perché la gente si deve accontentare di ciò che le viene proposto perché “non c’è altro”.

 Credits immagini: courtesy of Ludovico Girardello

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Mi chiamo Andreea e studio presso l'Università degli Studi di Udine. Adoro i bambini, la musica, i film e le sorprese. Mi piace scrivere e leggere. Nutro un affetto particolare per i classici perchè mi insegnano qualcosa di nuovo ogni volta che li rileggo. Il mio libro preferito è "Il fu Mattia Pascal" di Pirandello. La mia citazione preferita è: "Per angusta ad augusta".

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