Je ne m’enfuis pas je vole

Il dolore nell’essere incompresi narrato dalla delicata e sofferta voce di Louane

ἀλλὰ πᾶν τόλματον…

ma tutto si può sopportare…

Frammento 31 Voigt, Saffo

Certe volte i nostri genitori paiono non comprenderci. Non perché siano sordi – come nel caso di Paula Belier, protagonista del film La famiglia Bélier [1], diventato ormai icona del brano qui raccontato – ma perché non vogliono capirci e starci ad ascoltare.

Quante volte abbiamo pensato di andarcene? Di cercare una libertà non esagerata ma semplice e genuina? Quante volte abbiamo avuto bisogno di cercare la forza per non struggerci nella continua sofferenza quando non siamo stati compresi di proposito?
L’unica soluzione che vediamo è quella che ripete con delicata enfasi la nostra Paula, con tonalità tenui e sofferte: je vole, io volo.

Je n’m’enfuis pas je vole
Comprenez bien, je vole
Sans fumée, sans alcool
Je vole, je vole

Elle m’observait hier
Soucieuse troublée ma mère
Comme si elle le sentait

Vado via, volo lontano. Mi dispiace ma vado via. Non so dove ma so il perché. Mia madre mi guardava sospettosa, se lo sentiva, eppure non ha fatto nulla per fermarmi. Mio padre, figuriamoci, ha solo sorriso. Di spalle, peraltro.

Questo ci atterrisce: spesso chi dice di volerci bene sta lì a guardare mentre stiamo capitombolando nel vuoto come niente fosse. Non è da tutti saper tendere una mano sicura – è vero – ma spesso molti neppure ci provano. E questo è uno dei dolori più atroci al mondo: accorgersi di questo mancato tentativo. Raggelante, pietrificane, soffocante.
Alor oui, je vole. Perché non ho altra scelta, perché devo trovare un posto in cui io possa esser capita.

J’me demande sur ma route
Si mes parents se doutent
Que mes larmes ont coulé
Mes promesses et l’envie d’avancer
Seulement croire en ma vie
Tout ce qui m’est promis
Pourquoi, où et comment

Chissà se sanno che cosa mi è stato promesso, quanti pianti e quante risate ho fatto per arrivare sin qui. Chissà se si immaginano quanto possa essere difficile la vita quando si dice continuamente che si sta bene e non è affatto vero quel sorriso che tenta di confermarlo.
Chissà se sanno perché, dove e come sono io. Chissà se se lo chiedono mai, chissà se se lo sono mai chiesti.

C’est bizarre cette cage
Qui me bloque la poitrine
Je n’peux plus respirer
Ça m’empêche de chanter

Questa incomprensibile incomprensione mi impedisce pure di cantare, come una gabbia. Non so per quanto resisterò: con l’apnea non sono mai stata un portento, e non ho le forze necessaria per iniziare ad allenarmi ora.

Allora volo via, apolide. Ed il mio cuore gelido, eternamente senza dimora, cercherà di sopportare tutto questo.

Note:

[1] – La Famille Bélier è un film francese del 2014, diretto da Eric Lartigau. Narra la storia di una  famiglia in cui sono tutti sordi tranne la figlia sedicenne Paula. Per tale motivo, la ragazza è la fondamentale interprete dei suoi genitori  sia per quanto riguarda la vita quotidiana, che per il buon funzionamento della fattoria di famiglia. Un giorno, dietro consiglio dell’insegnante di musica che ha scoperto il suo dono per il canto, Paula decide di prepararsi per un concorso indetto da Radio France. Una scelta di vita che per lei potrebbe significare l’allontanamento dalla famiglia e l’inevitabile passaggio all’età adulta.

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Non ho il dono della sintesi e qui mi è richiesta una brevità epigrammatica: vi basti sapere che sono un'appassionata antichista, dedita corista e aspirante insegnante e scrittrice. Amo viaggiare, conoscere persone nuove e mettere per iscritto ogni emozione vissuta.

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