Rock in Progress: Intervista agli Entropia

entropia intervista

Cari lettori, vi manca mai il rock nella sua forma più pura? Se siete affamati di questo genere oggi è il vostro giorno fortunato perché state per scoprire gli Entropia, una band italiana che identifica la sua sonorità come “nirvanesca”.

La nostra redazione ha scoperto gli Entropia con il format Spaghetti Unplugged e non ha potuto fare a meno di volerli conoscere meglio.

Di seguito la nostra chiacchierata con 3 dei 4 membri degli Entropia: Riccardo (23 anni, chitarrista), Lucia (24 anni, bassista) e Virginia (22 anni, batterista). Olmo, frontman e principale autore dei testi, manca all’appello, ma ci verrò raccontato dai suoi compagni avventure.

Quando ci colleghiamo in videochiamata è un pomeriggio di fine dicembre 2023. Lucia sta preparando la cena (lo sfregolio della sua carta da forno farò da sottofondo intermittente a tutta la nostra chiacchierata), mentre Riccardo ci dice di avere un principio di influenza, ma resisterà eroicamente a tutte le domande. Pronti, partenza, via!

Piece of Me, singolo degli Entropia. Sullo sfondo la copertina del loro album.
Come vi siete conosciuti voi 4? E come siete diventati una band?

Riccardo: Io e Olmo siamo amici da una vita, avevamo una band già nel 2016 (al liceo ndr) gli Ol’ 55“, come la canzone di Tom Waits. Durante la pandemia noi due membri originali abbiamo deciso di riprendere a fare musica e ci siamo rimessi a scrivere e suonare insieme, abbiamo pubblicato il primo album, The Bench Therapy. Dopo di che volevamo ritornare live e avevamo bisogno di musicisti. Così si sono unite Lucia e Virginia. Lucia è una mia compagna di università. Virginia l’abbiamo contattata su una sorta di Tinder dei musicisti.

Il vostro è un rock molto puro. Cosa vi ha spinto verso questo genere?

Riccardo: Abbiamo tutti gusti molto simili. Ascoltiamo principalmente rock e punk. Questa estate siamo stati al concerto dei Red Hot Chili Peppers a Milano. Per i nostri progetti futuri stiamo cercando di addentrarci in sonorità un po’ più post punk, rock anni ’80 con la batteria dritta.

Avete altre influenze musicali?

Riccardo e Lucia: Sicuramente i Joy Division e tutto l’ambito post-punk. Ma anche cose più melodiche e pesanti come l’indie rock anni ’90 della british invasion, gli Oasis, Richard Ashcroft. In generale credo la nostra sonorità sia nirvanesca e qualche volta anche un po’ gotica.

Virginia: Aggiungerei anche i Green Day

entropia live
Foto ufficiale dell’esibizione a Spaghetti Unplugged all’Apollo di Milano (su concessione della band)
C’è un elefante nella stanza: siete 4 ragazzi italiani, ma fin ora, a parte due singoli, avete fatto solo musica in lingua inglese…

Lucia: Mi viene da dire che è più facile scrivere in inglese.

Riccardo: È molto semplice in realtà: i testi sono di Olmo e, a sua detta – purtroppo non è qui e non può confermare – si vergognava a scrivere in italiano. La barriera linguistica ti copre. Ma sta recuperando un po’ di coraggio perché i brani che sono in fabbrica sono tutti in italiano.

Virginia: spesso gli amici esterni al gruppo ci hanno chiesto di fare qualcosa in italiano e ora quando scriviamo teniamo sempre più spesso conto dei pareri esterni.

Lucia: adesso stiamo passando all’italiano perché ci sentiamo più uniti, abbiamo una maggiore identità come band.

Riccardo: Da ragazzini, in prima e seconda liceo, io e Olmo avevamo un certo snobismo verso la lingua italiana perché dicevamo che il rock era in inglese, i nostri artisti preferiti erano tutti anglofoni. Ma ora facciamo un rock più classico, quasi indie, ci sentiamo un po’ dello stesso filone dei Verdena, o dei brani scritti da Morgan per i Blue Vertigo.

Al vostro live all’Apollo vi siete presentati dicendo che il nome Entropia non ha granché a vedere con la fisica. Come l’avete scelto?

Riccardo: Il 2021 per me e Olmo è stato un anno emotivamente complesso. Anche il nome del nostro primo album (quando la band non si chiamava ancora entropia) The Bench Therapy deriva da quel periodo. Si tratta di una panchina dove andavamo a piangere le nostre disgrazie. Durante queste sessioni di terapia della panchina. Io e olmo dicevamo che il nostro modo di vivere era quello di raggiungere il massimo grado dell’entropia possibile – e qui in realtà passiamo per la fisica. In fisica il massimo grado di entropia si ottiene quando l’universo è fermo e distrutto. Più c’è entropia più ci si avvicina alla fine dell’universo. È la versione nichilista dettata dalla tristezza, MA nella realtà l’entropia porta l’energia e la positività, è un’energia caotica che vorremmo trasmettere. Una spontaneità sana dal punto di visto sociologico e psicologico che porti a una visione più libera del mondo che intenderemo vivere. Per questo diciamo che non ha un valora fisico ma solo sociologico.

Un esempio di questa entropia è essere libero di fare una linguaccia a una persona che ti sta antipatica per strada.

Video Ufficiale di Gravestones, dall’album Entropia
E siete mai riusciti a entropizzare in questo senso come band?

Virginia: Sicuramente sempre sul palco. Questa estate abbiamo suonato a Pasturago ed è arrivato all’ultimo un acquazzone prima di suonare. Ma noi abbiamo deciso di suonare lo stesso, peraltro con pezzi mai provati prima e il pubblico è stato entusiasta lo stesso.

Il vostro primo album si chiama Entropia come la band. Vi va di raccontarci la vostra canzone preferita delle 12 tracce presenti?

Virginia: Il brano che ascolto di più tra quello è Waiting For, più per una questione di musicalità, è un pezzo veloce e un po’ spinto. A livello emotivo mi rifaccio al titolo: aspettando per cosa? Bho noi facciamo, andiamo avanti e vediamo quello che succede

Lucia: il mio pezzo preferito è Affogherei. Ma cambio spesso i pezzi in cui mi ritrovo di più e al momento Piece Of Me è quello che preferisco, perché parla di una rottura e sono proprio in quel momento lì.

Riccardo: se ne devo scegliere uno direi Oasis, perché il testo scritto da Olmo è la descrizione della nostra amicizia. Ma musicalmente il mio brano preferito è Gravestones per l’energia che mi trasmette. Il testo parla di una dinamica di fiducia reciproca e la ricerca una vita che sia vita e non sopravvivenza è un po’ quell’ansia presente perennemente nella mia testa.

A proposito di tombe (Gravestones). La copertina di Entropia è un disegno che raffigura teschi, scheletri, gargoyle e personaggi medievali che si muovono attorno a un fuoco. Cosa dice di voi? E soprattutto chi l’ha disegnata?

Riccardo: Io ero ossessionato da una danza macabra del 1300 e dalla danza macabra di FANTASIA della Disney con gli scheletri che ballano. Ho proposto al gruppo una cosa del genere e hanno accettato. Collaboriamo con un’artista molto brava che è Nero di Seppia, è lei che ha fatto il disegno.

Lucia: Spesso è Nero di Seppia che ci fa anche delle proposte per le copertine facendoci vedere i suoi disegni e noi scegliamo, oppure ascolta lei le nostre richieste.

Virginia: Molti si mettono subito in mostra con le loro facce nella copertina di ogni singolo, noi abbiamo fatto una scelta più astratta.

Qual è la prossima cosa importante che sperate che vi succeda? 

Lucia: Speriamo che inizino a conoscerci sempre in più e che ci facciano suonare in posti fighi.

Virginia: Al momento stiamo anche per sfornare qualcosa

Riccardo: si ma non si può dire! Quando uscirà qualcosa sarà a sorpresa

Per concludere volete dire qualcos’altro al chi leggerà questa intervista?

Siamo molto simpatici! Ascoltateci, supportateci e veniteci a vedere.

Il 10 marzo suoniamo al Barrio a Milano.


GRAZIE ENTROPIA!

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Studentessa di Giurisprudenza che mangia Pop Culture a colazione e ve la racconta nel tempo libero. Trovo sempre il pelo nell'uovo ma non per questo disprezzo la frittata. Metà ironica, metà malinconica. Da grande voglio fare la Mara Maionchi. (@jadesjumbo)

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