L’aborto non è più un diritto: cos’è successo all’America

«Un diritto non è ciò che ti viene dato da qualcuno; è ciò che nessuno può toglierti» (T. C. Clark)

1. Il fatto

Lo scorso 24 giugno la Corte Suprema degli Stati Uniti ha “superato” una storica sentenza, la Roe vs Wade, che di fatto sanciva il diritto di aborto per le donne nel 1973. La Corte, valutando il caso di Jackson, ha sancito il principio che all’interno della Costituzione americana non c’è nessun riferimento al diritto di aborto, di conseguenza questo non può essere protetto.

L’effetto immediato di questa sentenza è che ora i singoli Stati federati potranno applicare o emanare leggi in materia di aborto come meglio credono. Il principio generale sancito è quello che il tema dell’aborto, che è un tema etico, debba essere deciso dai rappresentati eletti dal popolo e di regolamentare come meglio credono la questione.

Credits: Gayatri Malhotra on Unsplash

Ora l’aborto non è più visto come un diritto costituzionale. Pertanto allo stato attuale ci sono almeno 26 Stati federati che sono intenzionati ad introdurre norme più restrittive sull’aborto. Ma c’è di più: in alcuni Stati ci sono le cosiddette trigger laws, delle leggi che erano state introdotte dopo la sentenza Roe vs Wade con lo scopo di attendere un suo ribaltamento, in modo tale che potessero scattare immediatamente una volta disapplicato il precedente giurisprudenziale.
Dovrebbero invece essere 12 gli Stati che tutelano e riconoscono il diritto all’aborto.

Attualmente presso il Senato americano c’è in stand by un disegno di legge, già approvato dalla Camera dei deputati, volto alla legalizzazione dell’aborto per tutto lo Stato federale. La recente sentenza però pare quasi affondare questa possibilità, in quanto riconosce una supremazia degli stati federati a legiferare in materia di aborto. Lo scontro è pertanto aperto.

Restando così le cose, con un elevato numero di Stati che condannano o limitano l’aborto, le donne che volessero esercitare questa possibilità dovrebbero emigrare verso Stati più liberali dove l’operazione è legale, con tutte le conseguenze logistiche ed economiche del caso.

Credits: Gayatri Malhotra on Unsplash

2.    La sentenza Dobbs contro l’Organizzazione per la Salute delle Donne di Jackson

Entrando nel merito della recente sentenza, il caso riguarda lo Stato del Mississipi. Questo nel 2018 aveva deciso di rendere illegale l’aborto dopo la quindicesima settimana di gravidanza. Negli anni successivi fino alla sentenza, la legge era stata sospesa perché ritenuta incostituzionale da parte dei tribunali federali. Tuttavia la Corte Suprema, con una decisione di 5 voti a 4, ha ritenuto inesistente il diritto costituzionalmente protetto dell’aborto, andando in maniera diametralmente opposta rispetto alla storica sentenza Roe vs Wade.

3.    La sentenza Roe Vs Wade

Si tratta di una sentenza emanata nel 1973 che ha influenzato le leggi e la politica di tutti gli Stati federati. La decisione dei giudici fu quella di riconoscere alla persona una libera scelta, limitando fortemente le ingerenze da parte dello Stato nelle decisioni che attengono a una sfera individuale.

Credits: Gayatri Malhotra on Unsplash

4.    I risvolti per l’Italia

Ci si domanda che effetti possa avere una decisione come quella della Corte Suprema per il nostro Stato. Guardando da lontano l’intera vicenda, pare che la sentenza scaturisca da una “guerra” nata negli anni ’70 a seguito della Roe vs Wade. Si era creata allora una spaccatura enorme, una netta divisione di vedute tra pro-life e abortisti, un conflitto silenzioso che ha all’attivo migliaia di attentati terroristici da una parte e dall’altra delle fazioni. Sintomo che si tratta di un tema particolarmente sentito.

Inoltre negli Stati Uniti, almeno fin dalla guerra di secessione, c’è una contrapposizione ideologica tra gli Stati federati, tra chi vorrebbe una maggiore indipendenza a chi vorrebbe che lo Stato federale fosse indiscutibile: questo ha dato il via ad una serie di guerriglie rispetto a diversi temi diametralmente opposti e l’aborto non è escluso.

Credits: Gayatri Malhotra on Unsplash

In gioco c’è da una parte la richiesta di sovranità degli Stati federati, che utilizzano questi momenti per ottenere una maggior ragione. Appare quindi più chiaro come la recente sentenza si inserisca in un dibattito molto più ampio, dove diritti civili e libertà personali vengono messi in discussione per l’ottenimento di un diritto più grande, senza considerare che in gioco ci sono interessi personalissimi e intimi delle persone.

Al netto di questo in Italia pare ci siano una cultura e una consapevolezza maggiori, nonostante non esista il diritto all’aborto costituzionalmente riconosciuto. Tolti i proclami di qualche conservatore un po’ più audace, si è forti di una mentalità più volta alla libertà e all’autodeterminazione, e di una legge (anche se migliorabile) sull’aborto che consente di poter esercitare la libertà individuale. Potremmo forse parlare dell’obiezione di coscienza e delle difficoltà di alcuni piccoli paesi nell’affrontare l’argomento, e le difficoltà familiari, ma per il momento possiamo accontentarci di maggiori fondamenta democratiche rispetto agli Stati Uniti.

Credits: Gayatri Malhotra on Unsplash

5. Non tanto impedire l’aborto quanto renderlo unsafe

Il diritto all’aborto, prima ancora che un argomento di discussione tra visioni più o meno pro-life, è un diritto alla salute. Ne sia un esempio il recente caso di Andrea Prudente, una donna la cui vita era in pericolo perché proprio negli scorsi giorni si trovava a Malta, dove l’aborto è illegale. Andrea ha subito la rottura prematura delle acque e ha rischiato di morire per le complicazioni del parto o di setticemia. A Malta l’aborto è considerato anticostituzionale anche nel caso in cui diventi un’emergenza sanitaria. La Prudente è stata trasferita a Palma De Maiorca, dove interromperà la gravidanza.

Il vero pericolo di negare l’aborto è quello di mettere a repentaglio la vita di donne che si trovano in condizioni cliniche complesse o che sono costrette ad abortire illegalmente in condizioni igienico-sanitarie potenzialmente fatali. Rendere l’aborto unsafe è un grosso rischio sociale, oltre che la privazione di una scelta libera e consapevole sul proprio futuro.

Credits: Gayatri Malhotra on Unsplash

6. Non siamo estranei

Questa favola americana ha una morale inquietante: ci ha fatto comprendere che è possibile addormentarsi con un diritto e trovarsene privati l’indomani. Domani, chissà, una qualche autorità politica in un qualche Paese potrebbe ritrovarsi a decidere che da oggi non si vota più, basta fidarsi di un unico sovrano. Oppure niente telecomunicazioni, niente Wi-Fi o corrente elettrica: aboliti per legge – c’è un qualche conservatore che dubita della tecnologia. Partito salva-suole: da oggi si cammina sui palmi delle mani.

Tiriamo un sospiro di sollievo perché non è il nostro corpo e non è il nostro Paese. Ma la triste realtà è che tutto il mondo è Paese.

(Immagine di copertina: photo by Manny Becerra on Unsplash)

Articolo a cura di Livio Attanasio e Sabrina Sapienza

Sono nato a Brescia nel 1994. Laureato in Giurisprudenza, lavoro in banca, pratico Muay Thai, mi interesso di criminologia, diritto, economia, storia e cinema. Scrivo per diletto, per passione e offrire un punto di vista personale rispetto a quello che ci circonda.

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