Le dame, i cavalier, l’arme, gli amori

Cosa pensare del Medioevo? Davvero è possibile liquidare come oscura età di mezzo, un periodo che dura mille anni?

Con l’Orlando Furioso, l’esordio suona già un richiamo romantico a tutto ciò che… il Medioevo probabilmente non è stato. Lo scopo di questo articolo non è tanto tessere un elogio di un’epoca, quanto cercare di trasmetterne un’impressione forse più sincera. Né romantica in senso lato e stretto, né negativa.

Fortunatamente l’interesse nei confronti del Medioevo si è risvegliato, e al giorno d’oggi molti dei testi a riguardo si aprono con delle scuse e delle precisazioni (il tutto è chiaramente limitato ad una prospettiva eurocentrica per il momento).

Medio-evo: età di mezzo

Innanzitutto, il termine stesso rimanda ad un’età di mezzo, tra lo splendore del Rinascimento e l’autorità dell’Antichità. Nelle altre lingue questa accezione si ritrova nell’inglese Middle Ages, Mittelalter tedesco o nel Moyen-age francese. Il termine moyen include già un giudizio di inferiorità in campo culturale, artistico e linguistico. Cosa sappiamo realmente di quest’epoca? È bene continuare ad utilizzare questa periodizzazione? Gli storici concordano sul sì, per comodità, sebbene consci sia quasi ridicolo generalizzare un giudizio su un periodo lungo mille anni (per convenzione dal 476, anno della caduta dell’Impero Romano al 1492, scoperta dell’America).

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Castello Medioevale Germania (Credits to Leonard von Bibra)

Cercare di ricostruire anche in larghe linee il Medioevo è sempre stata una bella sfida. Per quanto riguarda le fonti, dominava la comunicazione orale, costituendo un importante limite alla ricostruzione. I principali centri culturali erano le corti e i monasteri, da cui proviene la maggior parte delle testimonianze scritte, assolutamente preziose ma portatrici di solo pochi punti di vista. Tanti altri sono i modi però, di affacciarsi sul passato e sbirciare gli uomini del tempo.

Un mondo grigio e oppresso

La prima immagine che ci viene in mente pensando al Medioevo sono le architetture gotiche, povere case in legno, un’atmosfera grigia e di malinconia. Anche il termine gotico richiama mancanza di grazia e grottesco. Terreni incolti, carestie, pestilenze e oscurantismo fanno da sfondo ai nostri pregiudizi. Ma come davvero viveva un uomo medievale? Pensava all’anno Mille con timore pensando che dovesse sopraggiungere la fine del mondo? Anche questa è una fantasia dei posteri, dato che solo i dotti datavano per esattezza l’anno in cui si trovavano.

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Il trionfo della Morte (Giacomo de Borlone Buschis, 1485)

Le “Rinascenze”

Con la Chiesa bisognava sempre fare i conti, e ciò è innegabile, nella cultura, nel commercio, persino l’impostazione urbana vi ruota attorno. Ma non per questo bisogna pensare ad un tempo oscurantista. È la visione che pervade, insieme ad un amore sconfinato per la Storia, nelle opere di Jacques Le Goff, il quale in maniera quasi provocatoria, colloca tutta una serie di “Rinascimenti” all’interno del Medioevo. La Rinascenza carolingia e quella del dodicesimo secolo, segnate dalla nascita di scuole cittadine laiche e della letteratura, del romanzo. E nessuno mette in dubbio lo splendore dell’Italia con lo sviluppo urbano, i movimenti religiosi, Giotto e Dante.

Emerge la figura del mercante-banchiere, dell’artista e dell’intellettuale più simile a come lo conosciamo noi. Nasce una concezione del tempo misurato e della giornata scandita, il calendario con tutte le sue commemorazioni.

Inoltre, quanti di noi al termine “feudalesimo” collegano un assoggettamento incondizionato di contadini da parte dei potenti? In realtà fu un sistema, dai contorni non del tutto definiti ancora, di gestione dei territori sviluppato verso la fine del XIV secolo (quindi a rigore, solo in una parte del Medioevo). Adesso appare in designazione neutra (Treccani) come un sistema di accordo tra il feudatario, che affida una terra, un incarico o una rendita, ad un vassallo che giura fedeltà militare, ma al contempo ne ottiene protezione. E di sicuro quest’ultimo non era tenuto a cedere la propria moglie alla prima notte di nozze (il tanto discusso ius primae noctis, che era solo una tassa dunque).

Tuttora permane una connotazione negativa però, come nell’Oxford Languages, di cui si serve il motore di ricerca Google, “Simbolo di autoritarismo dispotico”. Come della cintura di castità, altra invenzione a posteriori, o del pensare il Medioevo “epoca delle torture”, quando in realtà è proprio il Rinascimento ad aver fatto discutere di sé  in materia.

Gargoyles e guglie da incubo

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Chiesa gotica (Credits to Mikael Kristenson , Unsplash)

Gli edifici cosa ci dicono? Del Medioevo rimane l’impostazione cittadina, e molte imponenti chiese gotiche o romaniche con i loro profili austeri e sculture inquietanti. Ma è solo una faccia, per quanto affascinante, della moneta. L’arte in verità è anche vivace, la produzione culturale non è solo legata alla Chiesa. Il codice diventa libro, e insieme alla lettura silenziosa rivoluziona la trasmissione culturale. La scrittura è segnata dalla carolina (istituita durante il periodo di Carlo Magno), abbandonata poi in favore di modalità più spontanee e piene di abbreviazioni: la corsiva. La scienza vede gettate le basi dello sviluppo prorompente che la caratterizza nel Quattrocento: la stampa, gli occhiali, gli orologi sono solo alcuni esempi, a testimonianza che anche la tecnica va avanti in maniera significativa. Ma questa è un’altra storia.

Arte, letteratura e voglia di vivere. Immediatezza e vivacità estranee anche ai moderni

E che colori! La storia dei colori è stata sempre controversa, e ha dato adito a tante leggende e fraintendimenti. Come le bianche statue del neoclassicismo, su esempio della purezza e biancore delle statue di epoca romana e greca, che invece erano coloratissime! Il tempo le ha poi private dell’originale aspetto, facendole apparire come le vediamo adesso. Ritornando al nostro Medioevo, basti guardare una qualunque opera di Giotto, come la Cappella degli Scrovegni, per rimanere abbagliati dai colori (il rosso intenso e il blu profondo), così come dall’espressività delle figure.

Per non parlare della letteratura. Non solo liturgie, agiografie (storie delle vite dei santi) e romanzo cortese, che in effetti è ciò che poi passa per il Medioevo in senso romantico. Ma il Medioevo è anche immediatezza, vitalità e vivacità. Uomini timorosi di Dio e pii senz’altro, ma che sanno godere della vita, raccontano le fabliau, storielle divertenti diffusesi in Francia. E non serve andare tanto lontano per trovare esempi. Il Decameron di Boccaccio ha come protagonisti giovani arguti, e personaggi spregiudicati, ingegnosi e bizzarri. Motti di spirito e beffe, mescolati ad amor cortese e ideali cavallereschi. Nel descrivere questa duplice natura, spesso si trova affibbiare questi caratteri popolari e realistici a ideali del preumanesimo. Ma se fossero semplicemente due aspetti coesistenti di una società vivace e colorita? Così come l’idea di morte, sempre presente ogni giorno e che è affrontata in maniera più spontanea rispetto alla modernità.

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Il Decameron (John William Waterhouse, 1915-1916)

Meraviglia e fiaba nel Medioevo

E per concludere, il fantastico, il meraviglioso. Per il medievale non è altro che una dimensione del soprannaturale, ovvero una forma del reale. I bestiari e il magico, le credenze popolari si insinuano ovunque, anche nella letteratura ufficiale religiosa.

Al di là del giudizio su un periodo storico, che per fortuna la storiografia moderna ha contribuito a riabilitare, la morale della favola è sempre quella. Gli schemi sono sì comodi per la comunicazione e lo studio, ma riuscire a travalicare i confini, anche quelli storici è il messaggio più prezioso della Storia. Inoltre, ciò che siamo ora è frutto di tutto ciò che siamo stati, e rinnegare il passato, definendosi in negativo rispetto ad esso, non è che segno di chiusura e spreco di una ricchezza infinita.

(Immagine di copertina: photo by Simon Berger on Unsplash)

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In bilico tra lettere e numeri, tra agende e ispirazioni fugaci. Perché alla fine “desiderosi di creare, di generare e di divenire” bisogna amare la vita.

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