L’eternità è adesso

Chiedere tempo al tempo, cercando l’eternità lontano dal suo scorrere

Ehi tu, Tempo! Sì, dico a te, è così che ti chiamiamo, no? Tempo, ce l’hai un po’ di tempo per me, adesso che io di tempo sento di non averne, adesso che io il tempo non so come passarlo? Da quando hai ricominciato a scorrere in modo normale per me vai forse un po’ troppo lento, adesso che ti conto in secondi, ore, giorni, mesi ed anni come fanno tutti ci metti anche troppo a passare, devo riabituarmi. Prima il mio tempo scorreva diversamente, prima la misura del mio tempo era lo stare o il non stare con qualcuno. Non esistevano giorno o notte, mattina o pomeriggio, martedì o domeniche, era semplicemente con o senza, gioia di vivere o aspettare per vivere di nuovo.

Ma ti ho misurato anche in altri modi, sai? Ti ho misurato in canzoni, ti ho misurato in attese: dal parrucchiere, nel traffico, di un messaggio mai arrivato, di una speranza lontana, di un’alba o di un tramonto, di una stella che cade nelle notti d’agosto, di estate in estate, di viaggio in viaggio. Ti ho misurato in esami universitari andati più o meno bene, ti ho misurato in successi, fallimenti e obiettivi mancati o raggiunti, in vittorie e sconfitte, ti ho misurato in persone che sono arrivate ed altre che sono andate via. Ti ho misurato in respiri, in quelli che facevo e in quelli che non riuscivo a fare, in tutte le volte in cui mi è mancato il fiato, per via di un’emozione o della salute smarrita. Ti ho misurato in giornate lunghe passate dentro un ospedale ad aspettare di star meglio, giornate scandite dalle troppe cose da fare, con la vita fuori che andava avanti senza di me. Adesso che sei solo un insieme di numeri che scorrono, invece, non ti senti un po’ noioso?

Tu che vai avanti comunque, tu che non aspetti, tu che non torni indietro e non dai seconde possibilità, scorri sempre in modo diverso in base a come la gente si sente, quando è felice corri come un pazzo, quando è annoiata e triste ci metti un secolo per far scorrere un secondo e di fronte al tuo scorrere si inchina l’universo, tutta la nostra esistenza viene scandita dalla tua inesorabile voglia di proseguire lasciando indietro ogni cosa, attraverso i cambiamenti che sono inevitabili.

Già, perché fondamentalmente è questo quello che chiamiamo vita, si cambia, ma tu sei sempre lì, la tua vita è sempre lì ed è una sola, stai contando il tempo in tutti questi modi diversi, lo stai contando in amori nati e poi finiti, in viaggi in posti sempre belli da scoprire, in persone che ti tengono la mano o che ti salutano, ma quello che conta è come scegli di vivere e riempire il tuo di tempo, quanto valore dai ad ogni singolo momento che vivi, ad ogni singolo gesto che compi e ad ogni singolo respiro che riesci a conquistare giocandoti questa grandissima partita a scacchi col destino, e devi dare sempre tutto ciò che puoi, tutto te stesso, devi vivere all’estremo. Quando vuoi una cosa devi far di tutto per provare ad averla, quando senti che non stai bene lo devi urlare. Quando ami qualcuno glielo devi gridare e quando sarai sconfitto da un nemico più grande, quando cadrai durante la scalata, devi rialzarti, guardarti intorno e raccogliere i pezzi, tenerti stretto chi ancora è con te e riprovare, perché c’è sempre tempo per fallire ancora, c’è sempre tempo per vincere.

Sai che ti dico? Tu sei solo un espediente per aiutarci a comprendere come qualcosa cambia in relazione ad un’altra, com’è cambiato il mondo, come cambiano gli equilibri, come cambiano le persone, come sono cambiato io, non aggiusti nulla, non fai niente, tu non passi, le persone passano, le parole passano, i ricordi passano; e passano i sentimenti, gli odori, i rumori e le idee. Ma un modo per ingannarti esiste, a te che fai rabbrividire l’infinito fa paura l’eterno. L’eterno di un sorriso che non riesci a scordare, l’eterno di un bacio che sa di felicità o di un addio amaro, l’eterno di un’emozione impressa nell’anima e nella mente, l’eterno di due mani che si tengono come se fossero decise a non lasciarsi mai. Perché l’eternità non dipende da te, prescinde dal tuo scorrere, non importa quanto duri, un qualcosa di eterno sarà per sempre in ogni caso, fuori da ogni logica e, forse, il senso di questa vita, di questo spicchio di tempo nell’immenso del tuo scorrere, sta nel vivere un frammento di eternità, perché l’eterno non è prima o dopo, l’eternità è adesso.

immagine di Sharon McCutcheon, pexels

Immagine di copertina a cura di Samer Daboul, pexels.



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nato a Roma nel 1992 nel quartiere periferico di San Basilio, sono attualmente studente di Biotecnologie Mediche presso l’università di Tor Vergata. Mi definisco un sognatore, la mia più grande ambizione, tra le altre, è quella di diventare un ricercatore nel campo della genetica. Personalmente ritengo che scrivere sia equiparabile a comporre musica, il divertimento sta nel giocare con le parole e con la nostra meravigliosa lingua; il testo deve conservare un’armonia di fondo, deve scorrere come seguisse un ritmo, ogni parola è fatta per stare al posto giusto in una determinata frase, per suonare in un particolare modo e bisogna trovare quella che si armonizza con tutte le altre nella composizione generale, come risolvere un immenso puzzle.

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