Panopticon: architettura della società moderna

Un progetto architettonico può modificare per sempre la società ? Il Panopticon è l’edifico su cui poggia l’intera società moderna

Il Panopticon o Panottico è una struttura architettonica carceraria ideata dal filosofo e giurista Jeremy Bentham nel 1791. 

Si tratta di un edificio di forma cilindrica con corridoi ad anello, cui risiedono celle adatte a ospitare detenuti. Al centro della struttura sorge una torre di sorveglianza. La configurazione strutturale ha alla base una idea intrinseca ben precisa: permettere ad un solo sorvegliante di osservare (optik) tutti i detenuti (pan) di un istituto carcerario contemporaneamente, senza che questi sappiano se siano in quel momento controllati o no.

Panopticon ovvero la casa d’ispezione, Jeremy Bentham. Credits: elbbrasium.blogspot

Il modo di costruire proposto da Bentham fu rivoluzionario; la necessità era ottimizzare la spesa pubblica; una tale struttura, così edificata, avrebbe permesso allo Stato notevoli risparmi in termini di assunzioni di secondini e di salari. Accolta inizialmente con scetticismo, trovò realizzazione concreta con i primi edifici eretti alla fine del ‘700.

Nel corso dei secoli, però, il lavoro di Bentham travalicò il contesto edile-architettonico; divenne un concetto, un modello su cui plasmare una intera società, fondato sulla dissociazione della coppia vedere-essere visto. Andava affermandosi il paradigma dei pochi che osservano molti come metafora del singolo sottoposto alle regole del sistema sociale, suggestionato da un potere invisibile. 

Questi due concetti sono le pietra angolari della società moderna occidentale.  Nei decenni a seguire, autori come George Orwell (1984) e Michel Foucault ne furono ispirati per i loro ben noti lavori letterari.

Panopticon. Credits: Wikipedia

La struttura

Di forma circolare simile ad un moderno stadio di calcio, i cerchi esterni ospitano le celle (singole) dei detenuti separate tra loro da spessi muri e con sole due aperture: una finestra rivolta  all’esterno che permetta l’accesso luminoso, e una verso l’interno.  Tutte le finestre interne affacciano concentriche su una torre, eretta al centro preciso dell’edificio all’interno del quale è collocato un sorvegliante. La forma radiocentrica della struttura e la posizione centrale della torre permettono al sorvegliante di osservare contemporaneamente tutte le celle e quindi tutti i detenuti senza essere scorto dai prigionieri. In tal modo, i detenuti non hanno la minima percezione di essere sorvegliati o meno.

La struttura architettonica del Panopticon è originale nella forma e nel concetto. Tuttavia, strutture che concentrassero l’attenzione degli “spettatori” esterni verso un punto focale interno erano presenti già in antichità. Gli anfiteatri greci utilizzavano la stessa architettura. Le gradinate esterne erano rivolte verso gli attori posti al centro del teatro. Stesso discorso per il Colosseo romano, con diverse proporzioni. 

Ricostruzione dell’Anfiteatro romano di Catania. Credits: Wikipedia

Nella progettazione di Bentham però le posizioni di “osservatore” e “osservato” vengono ribaltate ed eluse.

Nel punto focale non staziona più il soggetto su cui vengono puntati gli occhi degli spettatori circostanti; quello che nei teatri greci era il catalizzatore di attenzione è ora il sorvegliante nel Panopticon, ovvero l’osservatore principale. È lui a guardare e non più colui che viene guardato. Coloro sui quali è puntata l’attenzione, i detenuti, rimangono per giunta ignari di tale sguardo. E questo per un motivo ben preciso sul quale si erge l’intera infrastruttura progettuale. 

Struttura del Panopticon. Credits: Researchgate

L’idea

Il Panopticon non era solo un progetto architettonico: è forma che prende sostanza.

Jeremy Bentham costruì la sua struttura su un pensiero. Quel pensiero successivamente sarebbe diventato un movimento fino a divenire nel XXI secolo il modello su cui è basata tutta la società occidentale: l’utilitarismo.

Bentham è considerato dagli storici l’iniziatore dell’utilitarismo, la corrente filosofica secondo la quale è “bene” (o “giusto”) ciò che aumenta la felicità degli esseri sensibili. Si definisce perciò “utilità” la misura della felicità di un essere sensibile.

Sulla base di tale concetto, Bentham credeva che un carcere più efficiente in termini di personale e costi potesse contribuire a creare più beneficio sia in termini pratici che economici. Cosi nasce il disegno di un sorvegliante solo in grado di osservare tutti i detenuti di un carcere. E questo sarebbe stato possibile solo ridistribuendo gli spazi e posizionando il custode in una locazione nuova.

Ma la nuova configurazione strutturale non si limitava a garantire benefici pratici. L’immagine di un sorvegliante totale aveva dato impulso ad un concetto: pochi che guardano molti.

Ancor di più, Bentham affermò che tale posizione tra guardiano e detenuto aveva innescato un nuovo rapporto tra persone: come egli stesso afferma:

 «un nuovo modo per ottenere potere mentale sulla mente, in maniera e quantità mai vista prima».

Infatti, l’ impossibilità dei carcerati di sapere con certezza se fossero sorvegliati o meno, li poneva in uno stato di “debolezza” mentale, una sorta di suggestione in grado di annichilire i loro tentativi di eludere le regole, nella credenza di essere potenzialmente sempre osservati . In pratica, l’ inconscia sorveglianza, l’onniscienza potenziale del guardiano, aveva sbilanciato i rapporti di potere a favore dei sorveglianti. 

“Big brother is watching you”. Orwell, 1984. Credits: Wikipedia.

Tempi moderni

Bentham credeva che il corretto comportamento imposto sarebbe entrato nei costumi dei prigionieri come unico possibile. Oggi il Panopticon è il simbolo della società moderna. L’analisi dei big data da parte dalle governance mondiali e l’evoluzione tecnologica in tale senso concretizza il dubbio dello spionaggio di massa a tal punto da essere ormai accettato, seppur non accettabile.

Siamo davvero costantemente osservati ?

Come scrive Facoult a proposito del Panopticon, il cuore del problema sta nel rendere il controllo un elemento visibile ma non verificabile.  Gli scandali Wikileaks e Snowden sono uno squarcio nel velo di accettazione e suggestione generale, ma il processo sembra inarrestabile. Il ruolo dei social media diviene quindi cruciale.

Quello è il territorio su cui avviene lo scambio (anti)sociale dove il singolo individuo cede la propria privacy in cambio di attimi di apparente contatto con il mondo. I social media sono la nuova architettura “panottiana” nel segno di un utilitarismo governativo: controllare per meglio governare

Spesso, l’architettura edile ha modificato profondamente la società servendosi di simboli attorno ai quali ruotava la genesi di un nuovo mondo. Fu così, dopo l’editto di Costantino del 313 d.C. Quando il cristianesimo iniziò a diffondersi nel mondo allora conosciuto le chiese sostituirono le grandi piazze di scambio commerciale come nuovi centri nevralgici attorno alle quali sorgeva l’intero paese. La sostituzione del “centro del paese” significò che la vita stava per avere un nuovo fondamento: la religione.

Costantino e l’editto di Milano. Credits: altervista.org

La rete

I tempi moderni ci dicono che i social media sono oggi al centro del nostro nuovo paese. Un paese tanto più vasto da intenderlo globale. Dai tempi di Bentham è cambiata l’architettura, il soggetto fisico è stato sostituito con la rete ma è sopravvissuta l’idea.

Con riflessione più profonda, quella idea si è pericolosamente evoluta. Siamo noi oggi la società che non può più fare a meno di essere osservata. Bentham non avrebbe di sicuro mai immaginato che, duecento anni più tardi, quella sorveglianza che inibiva i detenuti sarebbe diventata incredibilmente il seno che nutre la società dove la rete risponde alla più profonda necessità dell’umanità: essere protetti.

E se ciò che i detenuti non volevano ieri è oggi quello che più di ogni altro bramiamo, in una globale sindrome di Stoccolma, ci siamo forse definitivamente concessi al nostro sorvegliante.

(Immagine di copertina: photo by The Guardian)

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Io sono Arnaldo Berardi. Sono nato a Bari il 7 Dicembre del 1989 di un piovoso giovedì d’inverno. Attualmente studente del corso di “Strategie per i mercati internazionali” presso la facoltà di Economica dell’Università di Bari “Aldo Moro”. Sono assetato di conoscenza e vivo la mia vita nella consapevolezza che la cultura sia l’unica via per l’evoluzione dell’anima. Il sogno da realizzare è quello di poter divulgare cultura che possa arrivare a chiunque in qualsiasi parte del globo, indistintamente.

2 Comments

  1. Bellissimo articolo, o spiegazione di un termine che non conoscevo, benché ne comprendessi in modo semplice il senso di vedere tutto. Grazie

  2. Grazie a te Antonio. Ho cercato di descrivere come l’architettura possa essere “forma solida” di concetto filosofico-sociale.
    In un tema sempre attuale.

    Un saluto.
    Arnaldo

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