Ghosting: ride bene chi sparisce per primo

«Vieni con me che me n’evado» (emicragn, Twitter)

Io ti scrivo, tu mi scrivi, poi io ti scrivo e non rispondi più. Mai più. Si chiama ghosting – sparire all’improvviso come fantasmi –  ed è un fenomeno sociale molto diffuso. Ne parliamo con Giulia Rapisarda, psicologa.

Credits: Magda Smolen on Unsplash
Quando ci si riferisce al ghosting si pensa a un atteggiamento moderno, complici i social network e la messaggistica istantanea. A ben pensarci, anche il fu Mattia Pascal “ghostò” la moglie fingendosi morto. È quindi un’esigenza con origini antiche quella di voltare pagina da un momento all’altro?

Bellissimo il paragone con Mattia Pascal, il quale decide non solo di ghostare la moglie, ma tutti coloro che lo conoscevano, approfittando dell’occasione dell’assurda notizia del suo suicidio e creandosi poi una nuova identità. C’è un grande punto in comune che è il desiderio di fuggire dalle proprie responsabilità uscendone quanto più pulito possibile, ma anche una grossa differenza: Mattia sparisce dagli occhi e dalla vita di tutti e la sua morte sarebbe stata un grande dolore per i suoi cari, ma la sua scomparsa avrebbe avuto una causa ed una giustificazione.

Ghostare una persona al giorno d’oggi è un pelino diverso dalla fortunata occasione che ebbe il Pascal, è un atteggiamento più subdolo e meno ingegnoso… io sparisco dalla tua vita, e basta. Non c’è un perché, non c’è una causa scatenante, e se c’è tu non la verrai mai a sapere.

black high-rise building covered with fog

Credits: David Besh on Unsplash

Ho inoltre sottolineato il “dalla vita di tutti” perché a differenza di Pascal, che sarebbe scomparso per sempre dalla vita di qualsiasi persona, chi ghosta ha un’unica vittima e nonostante questa venga bloccata su tutti i social e le venga negata dal nulla ogni possibilità di comunicazione, non sarebbe comunque difficile che possa veder spuntare il suo fantasma nelle foto di amici o di amici di amici, o peggio incontrarlo per strada e venire ignorato completamente.

Le conseguenze di tutto ciò sono un costante senso di frustrazione e insicurezza che la vittima proverà fin quando, ahimè, non se ne farà una ragione (perché quasi mai si scopre il reale motivo dell’allontanamento). Sarà sempre un costante domandarsi “Perché, cosa gli ho fatto di male?” ed un rimuginare sulle proprie azioni e soprattutto sul proprio modo di fare e di essere, con conseguente calo dell’autostima perché magari “sono sbagliato e forse me lo meritavo”.

In quanto alle possibili antiche origini di sentire il bisogno di voltare pagina, ti rispondo: assolutamente sì. Ma non si tratta semplicemente di voltare pagina, ma di fuggire dalle proprie responsabilità, dalle più grandi alle più insignificanti, in maniera distaccata e totalmente egoistica.

Credits: János Szüdi on Unsplash
In Giappone si parla di johatsu ed è qualcosa di persino più esteso e grave: si decide di sparire non solo dalla comunicazione mediatica ma anche dalla vita reale, facendo perdere le proprie tracce. Si fa johatsu per sfuggire ai creditori, ai problemi sentimentali o lavorativi. Da cosa scappa chi fa ghosting in occidente?

Collegandoci alla domanda di prima, sarebbe meglio dire che Pascal più che ghosting fece johatsu. È esattamente ciò che ho spiegato pocanzi. La differenza essenziale è la superficialità della stragrande maggioranza delle cause che portano a ghostare una persona.

Scappo da te perché il nostro primo appuntamento non mi ha soddisfatto, scappo da te perché ti ho trovato un difetto che non accetto, scappo da te perché tizio mi ha detto che hai qualcosa che non va, perché mi sono stufato di te, perché non ho il coraggio di dirti che hai fatto o detto qualcosa che non mi è piaciuto… insomma, scappo da te perché non ho il coraggio di sbatterti la verità in faccia.

È mille volte più facile non risponderti più o peggio cliccare il tasto “blocca” che venire a parlarti del perché non mi trovo bene con te e passare, chissà, pure per un infame. Abbiamo perso l’abitudine di affrontare le situazioni preferendo addirittura passare per vigliacchi. Ed è importante evidenziare il fatto che il ghosting non riguarda solo le relazioni amorose, ma qualsiasi tipo di rapporto.


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Quali sono i primi segnali del ghosting? Si può prevenire in qualche modo?

È difficile prevedere se si verrà ghostati o meno, proprio perché è un comportamento che viene attuato da un momento all’altro e spesso senza una causa apparente. Moltissimi infatti passano settimane, addirittura mesi chiedendosi il perché della scomparsa repentina di una persona.

Il ghosting è un fenomeno ancora poco studiato in letteratura; gli studi più recenti affermano sia un comportamento facilmente attuato dalle personalità narcisistiche, le quali non sono capaci di stabilire veri e propri legami affettivi ed emotivi poiché non riescono a pensare ai bisogni degli altri e non posseggono empatia sufficiente per rendersi conto di causare nell’altro una grossa sofferenza.

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Credits: Giorgio Grani on Unsplash

I narcisisti spesso puniscono gli altri attraverso il noto trattamento del silenzio che è molto simile al ghosting, ovvero un comportamento passivo-aggressivo atto a negare qualsiasi tipologia di comunicazione al fine di manipolare ed indebolire l’altro. A differenza del ghosting, però, questa appunto è una tecnica punitiva, non una fuga.

Se dovessimo dunque cercare dei campanelli d’allarme potrebbero essere proprio questi: mancanza di empatia, comportamenti passivo-aggressivi, scarso senso di responsabilità, bassa o nulla capacità o volontà di comunicare riguardo possibili disagi nel rapporto, egoismo, mancanza di rimorso.

Ma non mi fermerei solo a questo. Essendo un comportamento molto diffuso ed imprevedibile, non si può fare un identikit a 360° del ghoster. Chiunque, arrivato al punto in cui non trova il coraggio di dire all’altro ciò che pensa, può decidere di fuggire per liberarsi di un “peso”, e ciò denota una scarsa capacità di gestire il dolore emozionale cercando di evitarlo anche a discapito dell’altro.

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Credits: Steinar Engeland on Unsplash
Esiste un ghosting “bianco”, cioè giustificato? Ad esempio, sparire dalla vita di una persona a noi nociva è un gesto saggio o è sempre una fuga da una comunicazione sana?

La risposta è apparentemente sì, ma no. Mi spiego meglio: le persone definite “nocive” quasi sempre lo sono anche perché non riescono a comunicare in modo sano. Chi fugge da loro lo fa perché è arrivato al punto in cui non è riuscito a stabilire un rapporto sano, e provarci significa, per forza di cose, aver provato a comunicare in modo sano ma con scarsi risultati.

Le personalità patologiche hanno un diverso modo di vedere le cose, un punto di vista differente da quello degli altri. Purtroppo non ci si rende subito conto della personalità con cui si ha a che fare, spessissimo si prova a ragionarci, a comunicare, ma non è quasi mai facile.

Il ghosting invece è sempre una fuga da una comunicazione sana, proprio perché o non la si conosce o non si vuole gestirla. Il ghosting, tra mille virgolette, “bianco”, è l’esempio di chi per non ferire l’altro, magari perché non vuole dirgli che non vuole continuare una frequentazione, sparisce invece di dirlo chiaramente, non pensando però al fatto che questo stesso suo atteggiamento, per forza di cose, causerà un forte disagio, ma per quanto “bianco” possa essere porta con sé un notevole quantitativo di egoismo.

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Credits: Gabriel on Unsplash
Cosa ti senti di consigliare a chi subisce il ghosting? E a chi lo pratica?

Purtroppo chi subisce ghosting subisce al tempo stesso una vera e propria perdita. Non è diverso dal lutto che si vive quando termina una relazione. Ci si trova da un momento all’altro a combattere con un vuoto, e perdipiù non se ne conosce nemmeno il motivo. Si arriva a provare un forte dolore misto ad ansia, impotenza, vergogna e senso di colpa.

Il consiglio, in questi casi, è sempre quello di non rimuginare. Avrai anche potuto fare mille errori, ma hai comunque bisogno di una spiegazione, di un litigio, uno scontro che magari finirà prendendosi a parole, ma che avrà una logica.

Magari chi ci ghosta avrebbe potuto avere anche una motivazione valida per volersi allontanare, ma attuando questo comportamento si porta automaticamente dalla parte del torto, apparendo come insicuro ed incapace di affrontare la realtà.

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Credits: Radu Florin on Unsplash

Mai, però, accollarsi colpe inesistenti, per quanto difficile sia. È consigliato, invece, prendersi cura di sé, del proprio benessere fisico e mentale lasciando andare il “fantasma” e ricordarsi che abbiamo vissuto benissimo senza di lui e non sarà impossibile continuare a farlo. Inoltre è sempre consigliato, nei casi di disagio e sofferenza, chiedere l’aiuto di un professionista che ci guidi a razionalizzare l’evento e all’elaborazione della perdita.

Il consiglio che posso dare a chi ghosta è quello di trovare il coraggio. Il coraggio di gestire le proprie emozioni negative e/o dolorose che siano, il coraggio di potersi allontanare dalle situazioni mettendosi in gioco e prendendo la strada meno facile ma, alla fine dei giochi, la più soddisfacente (anche se all’inizio può sembrare il contrario).

Anche per i ghosters è consigliato un aiuto ed un supporto psicologico atto a gestire meglio le proprie difficoltà e le emozioni ad esse correlate e soprattutto a lavorare sulla propria empatia e sui legami affettivi.

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Credits: Volkan Olmez on Unsplash
Può capitare che chi è vittima del ghosting riproduca questo stesso comportamento alle spese di altri?

Chi viene ghostato raramente deciderà di farlo a sua volta, a causa del grande dolore a cui è stato esposto. Questa medaglia, però, ha anche un’altra faccia: capita che chi riceve una delusione così grande e soffra così tanto possa attuare come meccanismo di difesa e rivalsa lo stesso atteggiamento con gli altri, al fine di proteggersi da altre eventuali sofferenze e vendicare il proprio dolore.

Succede che chi fa ghosting abbia dei ripensamenti e voglia “tornare indietro” ma non sappia come farlo?

Sì, assolutamente, è un fenomeno chiamato zombieing. Proprio come uno zombie, il nostro fantasma resuscita e torna nella nostra vita come nulla fosse mai successo.

È un comportamento altamente tossico e pericoloso perché espone la vittima (che magari aveva affrontato un lungo e difficile percorso per dimenticarsi del proprio fantasma) a un ennesimo forte stress. Il dubbio che si pone è: “rispondo e lo riporto in vita o adesso la chiudo io questa porta?”.

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Credits; Paul Pastourmatzis on Unsplash

Come tutti gli zombie questi soggetti si riavvicinano per la loro “fame”, in questo caso queste persone si nutrono di attenzioni. Esattamente come hanno fatto scomparendo, tornano senza dare importanza ai sentimenti dell’altro, ma solo per soddisfare il proprio ego e le proprie esigenze.

Ciò che mi sento di consigliare a chi si trova vittima di zombieing è di pensare prima di tutto a se stessi, a proteggersi da ulteriori ferite che queste persone prive di empatia possono facilmente infliggervi. Chi va via e torna indisturbato avrà sempre la convinzione di poterlo fare liberamente tutte le volte che vuole.

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Credits: Sasha Freemind on Unsplash
In Danimarca l’empatia è una materia scolastica dal 1993. Se anche in Italia educassimo alla comunicazione empatica riusciremmo a evitare il ghosting e altri disagi sociali?

Sono sicura di sì. Non verrebbero eliminati ma sicuramente diminuirebbero. Non siamo tutti abituati ad essere empatici e soprattutto assertivi.

L’assertività è la capacità di dire la propria e far valere il proprio punto di vista nel rispetto dei bisogni emotivi e diritti propri ma anche dell’altro, senza apparire né passivi né tantomeno aggressivi, ed è una vera e propria abilità che, se insegnata ai più e praticata, aiuterebbe notevolmente a migliorare i rapporti sociali e la comunicazione empatica e sana.

(Immagine di copertina: photo by Callie Gibson on Unsplash)


Questo articolo appartiene a Messaggistica istintiva, una mini-rubrica dedicata al complesso codice comportamentale delle relazioni online. Trovate qui gli altri articoli già pubblicati.

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