“Consegne”: il Teatro ai tempi del Covid-19

Credits to Davide Spina

Si può andare a teatro durante una pandemia?

Questa è la storia di una risposta affermativa, di una compagnia teatrale e di un corriere davvero speciale. 

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Kepler – 452 nasce a Bologna, nel 2015, grazie all’incontro fortuito tra Nicola Borghesi, Enrico Baraldi e Paola Aiello. La compagnia teatrale prende il proprio nome dal telescopio che ha scoperto l’esistenza del pianeta più simile alla Terra e di una stella molto simile al Sole (Kepler-452 per l’appunto).

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Il gruppo si pone due obbiettivi per poter esercitare al meglio la propria arte. Il primo è quello di rivolgersi a un pubblico che non frequenta le sale teatrali perciò vi è la realizzazione di spettacoli e festival che stimolano l’attenzione dal mondo della musica indie rock. Il secondo è quello di indagare e portare in scena le biografie di persone non protagoniste per rivelarne l’autenticità. 

La pandemia come sappiamo ha ridotto moltissime vite e speranze; Borghesi, con l’aiuto dei suoi soci, ha romanzato un germoglio di futuro e spirito di iniziativa. In questo periodo così nefasto il lavoro di alcune categorie ha prevalso sugli altri in quanto risultano essere “più essenziali”. Nicola insieme a Riccardo Tabilio, suo complice nell’idealizzazione di quest’avventura, parte appunto da una riflessione che interessa la classifica dell’essenziale. Tra tutte le professioni indispensabili è spiccata quella del corriere/rider. Nicola Borghesi si traveste quindi da corriere e intende fare una consegna a tutti gli effetti. In realtà (spoiler) ne fa più di una. Ciò che porta con sé è qualcosa di urgente e allo stesso modo, inestimabile.

“Consegne” cambia le modalità di andare a teatro, emozionarsi e condividere. L’entrata allo spettacolo è via Zoom, una delle piattaforme gratuite diventata particolarmente fruibile dal 2020. Lo spettacolo viene introdotto brevemente da Tabilio, il quale veste i panni di quella che potremmo chiamare una “maschera 2.0”.

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In seguito appare Nicola che si presenta e porge delle domande. Il quesito più importante è: che cos’è per te essenziale? Le confessioni del corriere e quelle del pubblico si intrecciano e si sorreggono a vicenda nel percorso che porterà Nicola fino all’indirizzo a cui dovrà suonare il campanello. Si danno voce ai propri pensieri sul coprifuoco e si crea un dialogo intimo, simpatico ma allo stesso tempo profondo. Sullo sfondo ci sono le vie che il rider percorre e queste diventano presto un teatro a cielo aperto, un teatro greco digitale alla massima potenza. Si scambiano riflessioni, risate, impressioni, emozioni e si creano ricordi.

Ad un certo punto il rider chiede al pubblico a quale emozione sia associato il suono del campanello. C’è chi prova curiosità, noia, indifferenza o stupore. Questa domanda risulta delicatissima perché coinvolge dei sentimenti che traboccano nel momento in cui il dito del rider preme il campanello che mette in comunicazione le aspettative e la verità, elemento imprescindibile del teatro. Il pubblico scende per ritirare sia la consegna tangibile sia quella astratta.

Andando incontro al rider, il cuore inizia a pulsare sempre di più, sempre più velocemente perché vuole vedere il corriere dal vivo, in carne e ossa. Nicola Borghesi aspetta in silenzio con le preziosissime consegne. In pochi minuti, il tempo diventa denso come un budino squisito composto da parole non dette, sguardi timidi e fiducia incondizionata in un attore che ha stravolto per sempre la concezione di teatro, campanello e consegna. Perché il palcoscenico diventa quello spazio che vi separa da lui, che in tempi normali vi farebbe dargli la mano e ringraziarlo della sua generosità per essere diventato un ricordo insostituibile.

Ai tempi del Covid-19 – lo sappiamo – si deve stare distanti, ma è in questa distanza che si crea la magia. Con l’aiuto delle cuffie (igienizzate), il rider vi mette in connessione con la voce di Paola Aiello che riesce a mostrare il giusto sentiero ai vostri pensieri, indicando la coreografia da seguire per continuare la sospensione temporale che si è venuta a creare.

Credits to Davide Spina, rielaborazione grafica Riccardo Tabilio, Kepler-452 Facebook

La consegna più importante, tuttavia, è un senso di smarrimento e di gratitudine allo stesso tempo, una voce che si insinua nei pensieri e penetra l’anima; e che invita a riflettere anche a distanza di giorni o settimane dallo spettacolo. E si arriva a pensare che il potere del teatro sia proprio questo: dare anche dopo il finale. Quel rider ha simboleggiato il contatto umano, a distanza di sicurezza, rispettando le norme del Governo, privilegiando l’unione dello sguardo, principale succursale delle emozioni. Avviene proprio una purificazione dei pensieri, degli sguardi e delle emozioni che ancora una volta si manifestano attraverso il silenzio o le lacrime che traboccano per annidarsi in un’inaffondabile mascherina.

Mentre il rider si accinge ad andare via, gli si vorrebbe chiedere:”Hai bisogno di qualcosa? Gradisci una tazza di tè caldo? Ti ricorderai di me?” Perché in quel breve arco di tempo, la commozione si trasforma nel bisogno di rimanere ancora insieme e di voler scambiare ancora riflessioni ma vi è l’inevitabile finale. Il rider prende la sua bicicletta e gli spettatori rimangono travolti da quell’incontro diventato indimenticabile.

La quarta parete non c’è, mai. Non ci sono pareti, solo connessioni.

Credits to Michele Lapini

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Mi chiamo Andreea e studio presso l'Università degli Studi di Udine. Adoro i bambini, la musica, i film e le sorprese. Mi piace scrivere e leggere. Nutro un affetto particolare per i classici perchè mi insegnano qualcosa di nuovo ogni volta che li rileggo. Il mio libro preferito è "Il fu Mattia Pascal" di Pirandello. La mia citazione preferita è: "Per angusta ad augusta".

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