Est – Dittatura last minute

Est – Dittatura last minute è diretto da Antonio Pisu con la partecipazione di Lodo Guenzi, Matteo Gatta e Jacopo Costantini. Ha vinto molteplici riconoscimenti tra cui i premi del Nastro D’Argento per la categoria “Giovani”.

Oliver Stone l’ha definito: “Bello, semplice, avvincente.”

Trama

Est- Dittatura last minute è la storia vera di Pago, Rice e Bibi interpretati rispettivamente da Matteo Gatta, Lodo Guenzi e Jacopo Costantini. Il film è ispirato al racconto Addio Ceausescu di Maurizio Paganelli e Andrea Riceputi.

I tre amici partono da Cesena nell’ottobre del 1989 verso quello che sarà un viaggio indimenticabile per ognuno di loro anche se per motivi diversi. Un po’ per vivere un altro clima politico e un po’ per incoscienza, il viaggio ha inizio. Pago ha lo spirito dell’avventura nel cuore, Rice adora i mercatini e immortala le varie tappe del loro viaggio con una telecamera e Bibi è il più ingenuo dei tre.

In alto da sinistra: Enrico Boschi (Bibi), Maurizio Paganelli (Pago) ed Andrea Riceputi (Rice)

Direzione? Budapest! I ragazzi pensavano di trovare ancora il regime sovietico e quando viene loro comunicato che l’influenza russa stava scemando, decidono di andare in Romania in piena dittatura di Ceausescu. 

Prima dell’ulteriore spostamento, i tre protagonisti conoscono Emil, un romeno scappato proprio a causa della tirannia che chiede loro un favore di vitale importanza: portare una valigia alla sua famiglia ancora bloccata in Romania. 

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I ragazzi rifiutano ma alla dogana si accorgono di avere un bagaglio in più. Con la paura di essere confinati in un carcere romeno i tre decidono di ricorrere alla cara, vecchia, corruzione della guardia: due salami e due bottiglie di lambrusco. Lasciato il confine alle spalle si accorgono di essere seguiti da una Dacia nera. Rice, in preda al panico, butta la valigia in mezzo alla strada. La Dacia scompare.

Con il proseguire dei kilometri, i ragazzi osservano i paesaggi e le condizioni del popolo e ripensano alla richiesta di Emil. Tornano per recuperare la valigia ma un’ignota macchina rossa la trova prima di loro e la porta via. Prima di concentrarsi sulla valigia Pago e gli altri decidono di rifocillarsi in un piccolo ristorante della zona dove, senza aver visto l’ombra di un panino, conoscono un certo Zorli; un bolognese facente parte della malavita locale che li mette in guardia rispetto ai pericoli che i tre potrebbero correre nel Paese. Decide di aiutarli fornendo il proprio numero di telefono.

I tre giungono a Bucarest e trovano l’auto rossa vicino ad un ristorante. Vi sono dei musicisti e il clima è cupo, lento e il tempo sembra essersi fermato. La cantante, il cui sogno era di cantare allo Stadt Opera di Vienna, ora si esibisce in un ristorante vuoto e terminata la canzone, si avvicina ai ragazzi con l’aria malinconica di chi non ha più seguito i propri sogni e di averli perciò ridimensionati. La conversazione è incentrata sul prezioso contenuto della valigia. I protagonisti dicono di averla già aperta ma la cantante ne evidenzia la fallacia delle loro riposte e ne restituisce la visione di ciò che nell’epoca di Ceausescu costituiva ormai un flebile ricordo: l’odore del caffè alla mattina, le sigarette, il cibo. I ragazzi cercano di pagare in denaro l’equivalente del contenuto perché per loro: “Sono solo cose” . La cantante risponde infastidita dalla loro superficialità:

Se credi siano solo cose, allora non l’hai aperta oppure non dai il giusto valore al suo contenuto. Sai da quant’è che non mi sveglio sentendo l’odore del caffè? Il contenuto di quella valigia è per ogni romeno un ricordo lontano. Quanto pagheresti per un ricordo?

Fortunatamente Pago, Rice e Bibi riescono a restituire la valigia alla famiglia di Emil composta dalla moglie Andra, la figlia Adina e la nonna Costelia. All’interno c’erano “solo” cibo, vestiti e caffè. La sera stessa, gli amici conoscono Nicolai, amico di famiglia di Emil che li invita a una piccola festa.

Nel frattempo la Securitate (ndr. la polizia segreta di Ceausescu) ascolta le telefonate dei turisti, li segue e apre le valigie dei ragazzi quando lasciano la camera d’albergo. Si scopre che Bibi, durante una telefonata, ha rivelato ogni dettaglio del loro viaggio in Romania. I tre decidono di chiamare il “bolognese” che fornirà dei documenti falsi per la famiglia di Emil in modo tale da farli ricongiungere e salvarli dalle ripercussioni della polizia segreta. Le tre donne rifiutano tale opportunità perché sì, la vita lì è dura, ma è alleggerita dalle abitudini e dagli affetti di una vita intera; scelgono perciò di aspettare il ritorno di Emil in patria.

Bibi, Pago e Rice tornano a Cesena consci di aver vissuto una delle esperienze più memorabili di sempre. Nel dicembre del 1989 al telegiornale è annunciata la fine della dittatura di Ceausescu e i tre compagni di viaggio ripensano ai loro ricordi in quel paese e alle condizioni di un popolo stanco e sopraffatto dalle imposizioni, dalla Securitate e dalle privazioni che limitavano chiunque cercasse di sognare un futuro migliore.

Sentirsi come a casa ma in un altro paese

In una scena, Rice osserva i passanti e gli sembra di essere a casa poiché anche i suoi genitori litigano e non si parlano. Una signora in particolare lo fa riflettere perchè gli ricorda sua madre.

Rice: Te lo immaginavi così? Secondo te, cosa pensano?

Pago: Boh!

Rice: Cazzo, quella cammina come mia madre, guarda! Va avanti e indietro in silenzio. Mia madre fa così tutto il giorno dalla cucina alla sala da pranzo, avanti e indietro, zitta, in silenzio.

Pago: Almeno tua madre sorride.

Rice: Sì, solo quando c’è il “Prendi due, paghi uno” per l’ammorbidente. Poi alle sei arriva mio padre e alle otto si cena, puntuali… E lei va avanti così, in silenzio, cucina, sala da pranzo, sala da pranzo, cucina. Poi si siedono, mangiano, non si guardano, non si parlano, non si amano più da una vita, forse da sempre […] Cazzo, sembra di stare a casa mia!

Perchè guardare questo film?

Per comprendere cosa significhi l’incomunicabilità in un altro paese, per ascoltare una storia vera e rivalutare, immedesimandosi nei personaggi, il valore delle cosiddette “cose”. Inoltre ci si può interrogare sull’essenziale e ripensare ai propri sogni e se corrispondono con il proprio status attuale. Si possono apprezzare le diversità culturali e carpirne i motivi. Per scoprire che in Romania si adorano cantanti come Albano e Romina e Toto Cutugno. Infine per fare un resoconto su se stessi e riflettere sui viaggi già fatti sia fisicamente sia interiormente e notare le rispettive ed eventuali differenze.

Credits per la foto in copertina – Facebook: https://www.facebook.com/estdittaturalastminute

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Mi chiamo Andreea e studio presso l'Università degli Studi di Udine. Adoro i bambini, la musica, i film e le sorprese. Mi piace scrivere e leggere. Nutro un affetto particolare per i classici perchè mi insegnano qualcosa di nuovo ogni volta che li rileggo. Il mio libro preferito è "Il fu Mattia Pascal" di Pirandello. La mia citazione preferita è: "Per angusta ad augusta".

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