Quibi sarà davvero la rivoluzione dello streaming?

Manca solo una settimana al lancio di Quibi. Che cosa sappiamo finora dell’app dagli sponsor stellari che si pensa farà tremare i colossi dello streaming?

Quanto sono per voi 10 minuti? In questo periodo potrebbero essere i minuti che passate guardando il soffitto, rimuginando su cosa poter fare per combattere la noia. Sono i minuti che passate a sfogliare le Instagram stories del vostro personaggio pubblico preferito. Sono tre canzoni riprodotte su Spotify, prima che la pubblicità interrompa la riproduzione casuale. È la durata di un tutorial e a volte di un video musicale. È il tempo che passate ad aspettare un autobus. Ed entro un anno per voi 10 minuti saranno, probabilmente, un Quibi.

Quick bites: snack di serie tv

Il nome “quibi” è l’abbreviazione di quick bites, che in italiano potremmo definire come “mordi e fuggi”. Un quick bite è un pasto consumato in fretta, quando si è di corsa e non si ha sufficiente tempo per sedersi e consumare un pasto adeguato. I creatori di Quibi, Margaret Whitman (ex-CEO di eBay) e Jeffrey Katzenberg (uno dei big di Disney e Dreamworks), hanno traslato il concetto al mondo delle serie tv. Qualunque appassionato deve prima o poi fare i conti con la scarsità di tempo disponibile e si trova a dover decidere se iniziare o meno una serie a seconda della durata dei suoi episodi. Alcuni sono lunghi e con una trama intricata: vanno guardati quando si può dedicare loro attenzione e concentrazione. L’idea di Quibi è quella di abbattere ulteriormente i 20 minuti tipici delle sit-com, dimezzandoli. Episodi da 10 minuti, ottimizzati per la visione da smartphone, fruibili ovunque e in qualunque momento, come suggeriscono i trailer che annunciano l’uscita dell’app.

Una squadra di stelle del cinema

L’operazione di marketing dietro al lancio di Quibi è impressionante. Ci sono già più di cinquanta mini-serie in produzione, che saranno disponibili il 6 aprile, data di lancio dell’applicazione negli Stati Uniti. I primi trailer, tra cui quello che avete visto sopra, sono stati prodotti con un duplice scopo: promuovere una serie del catalogo, che vanta sicuramente nel suo cast una famosa star di Hollywood, e promuovere Quibi. Una meta-pubblicità che suscita curiosità, ancor più perché cercando notizie sul web si incappa in nomi davvero altisonanti. Non solo star del cinema ma anche registi: sicura la partecipazione di Guillermo del Toro, Steven Spielberg e Sam Reimi, si vocifera una trattativa in corso con J.J. Abrams. Se in molti sostengono che pecunia non olet, è anche vero che certi nomi non hanno certo bisogno dello sponsor di una nuova app (di cui ancora non si prevede il tasso di successo) per ottenere il plauso del grande pubblico. Sembra che tutti vogliano saltare sul carro di Quibi.


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Contenuti per tutti i gusti (trash e non)

Il secondo investimento di Quibi riguarda i contenuti. Non basta avere tutte le star del mondo se poi le serie si somigliano tutte. Ecco quindi che, oltre alle serie tv di ogni genere, ci sarà spazio per la cucina: in Shape of Pasta lo chef Evan Funke mostrerà quello che ha imparato nel suo Grand Tour culinario in Italia; Dishmantled invece sarà una controversa versione di Masterchef, decisamente meno seria. In Murder House Flip due architetti si lanceranno nell’impresa di ristrutturare case “da incubo”, in cui sono avvenuti delitti efferati. O preferite gli architetti di cucce per cani, in Barkitecture? Fight like a Girl invece è una sorta di Ballando con le stelle traslato nel mondo del wrestling e al posto degli insegnanti di ballo ci sono star del WWE. Non mancano ovviamente news, documentari sul mondo animale, show di moda, insights nell’universo drag queen e…Idris Elba. Qualunque cosa faccia. È un po’ come se gli Emmy Awards incontrassero Real Time.

C’è qualcosa di molto strano nel fenomeno Quibi, qualcosa che probabilmente fa storcere il naso agli aficionados dei colossi dello streaming. Forse perché in fondo l’offerta di contenuti non è rivoluzionaria: anche su Prime Video e Netflix è possibile trovare di tutto, a volte a discapito della qualità. Il grosso dubbio suscitato da ciò che Quibi definisce innovazione, ovvero i 10 minuti fruibili da smartphone, è proprio quello della qualità: una serie di qualità non ha soltanto un cast e una regia stellare. Ci vuole una trama, qualcosa che la renda memorabile e diversa dall’intrattenimento trash. Riusciranno i contenuti di Quibi a comunicarci qualcosa in 10 minuti? Se la vostra risposta è no, pensate a Tik Tok: in America ci sono ragazzi che lo usano per fare dibattito politico. Quibi sarà il Tik Tok dello streaming o un flop di proporzioni epiche?

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Milanese, biotecnologa e bioinformatica. Curiosa per natura ho scelto di dedicare la mia carriera alla scienza. Di fronte a tutto ciò che passa sotto la lente di ingrandimento della mia curiosità, cerco sempre di ricordarmi che per trovare risposte bisogna fare le giuste domande.

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