Verso dove sta andando la Chiesa Cattolica?

Sulla crisi della Chiesa Cattolica molti hanno costruito un’intera letteratura, lucrando su storie scabrose all’interno delle Sacre Mure, tante volte con l’intento di attaccare l’Istituzione anziché fare un’analisi sulla portata e le cause del fenomeno

Chi di noi si sente religioso?
Domanda complicata per alcuni, facile per altri.
Provando a fare una breve ricerca statistica con i gruppi sociali di cui facciamo parte, noteremo che lo spirito religioso non gode di buona salute. Se riducessimo questa ricerca a chi è stato battezzato nella fede cattolica, avremo lo stesso risultato. Né più, né meno. Ma la riflessione che voglio evidenziare parte proprio da questi ultimi numeri, che evidenziano una forte discrasia tra l’appoggio di cui gode Papa Francesco (uno dei pontefici più popolari di tutti i tempi) e la reale “situazione” della fede cattolica.

Con tutta probabilità, i media non danno l’impressione di fenomeni complessi e di lunga portata per ragioni di tempo. Capita che si parli vedendo solo un lato della medaglia. Così, molte volte, il pontificato di Papa Francesco viene visto solo alla luce delle aperture nei confronti dei temi “caldi” della morale, senza considerare le conseguenze che certe prese di posizione hanno nei confronti di quella parte di Chiesa abituata a sentire opinioni “papali” di ben altro calibro. L’esortazione apostolica “Amoris Laetitia” è sicuramente il caso più discusso, nonché quello più esemplificativo della situazione.
Il tema di questo documento pontificio del 2015 è la famiglia e, per osmosi, tutti gli altri tipi di unione dei tempi d’oggi. Rispetto al magistero dei papi precedenti le novità non sono poche e si concentrano sul rapporto tra la Chiesa ed i divorziati risposati, i quali erano esclusi dai sacramenti in quanto il divorzio non è previsto dalle regole canoniche ed il convivere con qualcun altro sarebbe sinonimo di adulterio. “Amoris Laetitia” in alcune sue parti, apre esplicitamente alla comunione per i divorziati risposati, previo sguardo alla propria coscienza e consenso del sacerdote che conosce la storia familiare, “de factum” dando delle attenuanti dovute all’analisi “caso per caso”. Questo ha scatenato non poche polemiche in seno alla Chiesa stessa, anche da parte di importanti figure come i cardinali Raymond Burke, Carlo Caraffa, Walter Brandmülle e Joachim Meisner, che non hanno fatto altro che riallacciarsi ai documenti “Familiaris Consortio” e “Veritas Splendor” di Papa Giovanni Paolo II, che a chiare lettere non ammettono l’esistenza di attenuanti ai comportamenti “intrinsecamente sbagliati”. La critica dei quattro cardinali è stata organicamente redatta nei “Dubia”, 5 domande concernenti punti non chiari di “Amoris Laetitia” inviata a Papa Francesco nel 2016. Non avendo ricevuto risposta diretta, i cardinali hanno dovuto giocoforza aprire un confronto pubblico che ha, possibilmente, esacerbato gli animi ancora di più, facendo schierare in trincea i sostenitori di una posizione contro l’altra.

I casi di sacerdoti ribelli e scomunicati sono sulle pagine dei giornali, le loro omelie su Youtube, i lori interventi diventano articoli di blog; l’obiezione secondo cui si tratta di poche pecorelle che hanno perso la retta via è priva di una reale conoscenza del contesto ecclesiale, basti vedere quanto i discorsi di questi sacerdoti siano applauditi e le loro persone osannate.  Le aperture, tramite dichiarazioni sporadiche alla stampa rilasciate dal Papa, sono state sempre seguite da comunicati ufficiali che cercano di mitigare il contenuto della dichiarazione, quasi a voler ricordare al Papa stesso ciò che neanche il Papa può fare. Due correnti all’interno della chiesa che si confrontano su tutto, che si accusano reciprocamente e si attaccano attraverso scandali sessuali o finanziari che colpiscono un componente di una o dell’altra fazione, ma che hanno come risultato finale quello di minare la credibilità della Chiesa tutta.

Più prosaicamente, il problema risiede nella capacità o meno della chiesa di riformarsi adeguandosi ai tempi. Con il Concilio Vaticano II si è cercato di correre ai ripari, modernizzando il modo di trasmettere il messaggio, pensando così di poter “entrare in partita” senza dover rinunciare a nulla rispetto alla propria identità religiosa, senza considerare che la dinamicità del Mondo avrebbe richiesto un sacrificio a chiunque avesse voluto rapportarsi con esso. Il pontificato di Francesco ha visto la necessità di “fare i conti con l’oste”, cercando, timidamente, di cambiare, ricevendo subito un “niet” dalla frangia più conservatrice (numericamente cospicua come abbiamo già detto). Alla luce di queste contraddizioni della Chiesa di oggi, occorre farsi una domanda: si è realmente in grado di cambiare? Ecco il male interiore che, a mio parere, ha colpito la Chiesa: l’impossibilità di riformarsi. Tutto è in costante discesa: dalle vocazioni al numero di fedeli, dei sacerdozi e dei praticanti. Ecumenismo, sacerdozio, ruolo delle donne sono alcuni dei problemi irrisolti che la Chiesa bloccata dal suo stesso essere non riesce a risolvere. Wojtyla e Ratzinger sono stati profeti immobili, pietrificati annunciatori del passato non in grado di immaginare una Chiesa radicalmente diversa. Pena il radicale mutamento etico, culturale e dottrinale del Cristianesimo. Tutto ciò è stato ribadito dall’enciclica «Fede e ragione» in cui ci si rifugia nella scolastica di Tommaso negando tutto il pensiero posteriore sia in termini filosofici sia in termini scientifici e tecnologici. Il dogmatismo esteso a tante materie e la dottrina dell’infallibilità del magistero condannano il Cattolicesimo a rimanere immobile quando tutto intorno scorre con lo scorrere del tempo. Se la scelta sarà Adeguarsi ai tempi o Morire, per il suo stesso modo di essere, la Chiesa ha già fatto la sua scelta.

G.K Chesterton diceva: ”Il Cristianesimo è stato dichiarato morto infinite volte. Ma, alla fine, è sempre risorto, perché è fondato sulla fede in un Dio che conosce bene la strada per uscire dal sepolcro”.  Forse sarà così e quelle che ho finora esposto sono delle elucubrazioni, ipotesi e teorie senza capo né coda. Forse. Certo è, tuttavia, che la consapevolezza di assistere ad un momento storico di grande portata per la Chiesa e per il Mondo non può che far scaturire in noi importanti riflessioni su ciò che vuol dire appartenere ad una religione, condividerne i precetti, esserne parte attiva.

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Palermitano, classe 2000 (la famigerata). Studio storia e filosofia all'università, ma il campo accademico che più mi appassiona è la filosofia della storia (bel gioco di parole, ma è tutto vero). Cerco di reprimere l'indole eclettica ed enciclopedica che mi porta in mille direzioni diverse contemporaneamente, con scarsi risultati ad oggi. Sono convinto che la scrittura ed il linguaggio non possano mai rendere la complessità del pensiero, motivo per cui non ho risposte semplici e non pretendo di trovarle.

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