The West Wing – Dietro le quinte della politica americana

La serie cult di Aaron Sorkin è perfetta per gli amanti della politica e un ritratto fedele del lavoro del presidente degli Stati Uniti

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Tra le tante serie tv che parlano di politica americana, come House of Cards, Designated Survivor, Scandal e la più recente The Politician, ce n’è una che spicca sopra a tutte: The West Wing, la madre di tutte le serie che parlano degli intrighi e degli affari dello Studio Ovale. West Wing è una delle prime serie tv del genere, dato che è andata in onda per la prima volta nel 1999 e si è conclusa nel 2006. È rimasta da allora una delle serie tv cult per gli americani. In Italia non ha avuto lo stesso grande successo, se non tra gli amanti del genere e tra gli addetti ai lavori, ma di recente tutte le stagioni sono state caricate su Prime Video, e, fidatevi, merita decisamente uno sguardo.

Toby Ziegler in una scena della serie.

La serie è stata creata dal grande Aaron Sorkin, conosciuto soprattutto per le sue abilità di sceneggiatore (The Social Network diretto da David Fincher, su tutti), per la serie tv The Newsroom e per il recente e potente The Trial of the Chicago 7, prodotto e distribuito da Netflix, di cui è anche regista. Sorkin ha lavorato a The West Wing per le prime quattro stagioni, scrivendone e dirigendone ogni episodio; ha lasciato poi il testimone a John Wells, con cui la serie inizia a perdere consensi perché le vicende raccontate diventano più complesse, più intricate e anche più esagerate, interessate soprattutto alla politica estera piuttosto che al funzionamento interno della politica americana e dello studio ovale, al lavoro del presidente e dei suoi dipendenti più stetti, che è effettivamente il contesto in cui nasce The West Wing.

West Wing – tutti gli uomini del presidente, nella traduzione italiana, racconta le vicende del presidente democratico Josiah Bartlett, interpretato da uno straordinario Martin Sheen, alle prese con il suo primo mandato. Non è da solo nella gestione della west wing, ossia l’ala ovest della Casa Bianca, dove lavora lo staff fidato del presidente, guidato da Leo McGarry (John Spencer), il capo dello staff e dal suo vice, Joshua Lyman (Bradley Whitford). A svolgere un ruolo di rilievo ci sono anche Toby Ziegler (Richard Schiff) e Sam Seaborn (Rob Lowe), rispettivamente direttore delle comunicazioni e il suo vice; e infine la straordinaria C.J. Cregg, interpretata da Allison Janney nel ruolo migliore della sua carriera, in qualità di portavoce della Casa Bianca.

Immagine tratta da una delle locandine della serie: qui c’è il cast al completo.

West Wing racconta come si svolge il lavoro dietro le quinte della politica americana: come avvengono le riunioni e gli incontri del presidente, come si lavora a una legge, come si comunica con il Congresso, come funziona la situation room, ossia la stanza in cui si gestiscono le operazioni di intelligence, come lavorano i reporter addetti alla Casa Bianca. E lo fa con molta fedeltà: una delle puntate più bella della serie è un documentario vero e proprio, in cui Sorkin intervista ex presidenti, come Jimmy Carter e Bill Clinton, ma anche ex dipendenti della west wing, come il segretario di stato Henry Kissinger o la portavoce di Clinton, Dee Dee Myers; tutti loro raccontano com’era lavorare alla Casa Bianca, evidenziando le stesse dinamiche che Sorkin mostra nella serie.

West Wing racconta una realtà molto complessa, molto articolata e serve molta attenzione per guardarla, soprattutto per un italiano, che cerca di decifrare la presidenza americana con gli occhi della politica italiana. Spesso usano termini tecnici o colloquialismi difficili da tradurre, ma non lasciatevi scoraggiare: dopo un paio di puntate tutto inizierà a sembrarvi più familiare. West Wing ha un ritmo pazzesco, aggressivo, vivace, ruggente: i dialoghi sono sempre serrati, frizzanti e spesso (nel periodo di Sorkin) comici. Sorkin ha dato vita ad una tecnica di ripresa particolarmente efficace per questo tipo di dialoghi e di situazioni, il walk and talk, ossia dei lunghissimi piani sequenza che seguono gli attori nei lunghi corridoi della Casa Bianca senza fermarsi mai, intersecandosi con diversi personaggi, cambiando stanze continuamente e lasciando sullo sfondo la frenesia del lavoro di tutti gli uomini del presidente. Insomma, non ci si annoia mai.

In questo video c’è un po’ tutto quello che ho cercato di raccontarvi finora.

Come tutte le serie più lunghe (West Wing è composta da sette stagioni da 22 o 24 puntate l’una) ha anche dei difetti: tante storie si perdono nella matassa, alcuni personaggi scompaiono dalla trama, alcune vicende si ripetono. E diciamo che forse ogni tanto ci va giù pesante con i giudizi sui repubblicani. Tuttavia, rimane un momento fondamentale nella storia della televisione. Pensate ad esempio, che la terza stagione doveva andare in onda nel settembre del 2001. L’attacco terroristico alle torri gemelle ha ovviamente stravolto l’America, e con essa anche il suo modo di fare televisione. West Wing prende voce al riguardo, dedicando numerose puntate al problema del terrorismo, spiegando bene, in un momento di grande confusione per gli Stati Uniti, cos’è il terrorismo, cos’è il fondamentalismo islamico e come lavora il presidente in situazioni di emergenza e di pericolo per lo Stato.

West Wing è una serie attualissima, perché racconta tanti meccanismi a cui stiamo assistendo proprio ora, a pochi giorni dalle elezioni presidenziali: una puntata bellissima è quella, ad esempio, del dibattito finale tra il presidente Bartlett, in corsa per il secondo mandato e il suo rivale. Lo staff del presidente intavola dei finti dibattiti, con un finto pubblico e un finto ma severissimo moderatore, e insieme scrivono, provano e riprovano le risposte, le frasi ad effetto, le smorfie. Un po’ come sicuramente avrà fatto anche Joe Biden per prepararsi (inutilmente) al primo burrascoso dibattito con il presidente Trump.

Si parla molto anche della procedura, importante e complessa, per sostituire un membro della Corte Suprema: uno dei temi decisivi, probabilmente, in queste presidenziali del 2020, vista la recentissima conferma, tra molte polemiche, di Amy Coney Barrett come nuovo membro della Corte Suprema, in seguito alla morte della giudice Ruth Bader Ginsburg. West Wing ci aiuta a capire un po’ meglio questo procedimento, a comprenderne le sfumature, le dinamiche e gli equilibri che vanno cercati e mantenuti in una simile situazione.

O ancora, il ruolo delle donne all’interno della politica americana: non c’è in West Wing una vicepresidente donna, come Kamala Harris, ma C.J., vera role-model della serie, spinge con forza ad interrogarsi sul rapporto tra donne e lavoro, sull’autorità femminile in un campo quasi interamente dominato dagli uomini. Proprio a sostegno della candidatura Biden-Harris, Aaron Sorkin ha girato una puntata speciale di West Wing in cui si è riunito tutto il cast originale della serie, per raccogliere soldi per la campagna elettorale dei suoi beniamini. La puntata è andata in onda il 15 ottobre su HBO, commovendo e rallegrando i vecchi fan.

C.J. Cregg in una scena di West Wing

West Wing colpisce perché racconta una politica genuina, una politica viva, dove coloro che la creano sono totalmente immersi in questa impresa. Per i nostri personaggi ogni scelta, ogni parola, è una presa di posizione. C’è una totale e struggente devozione al proprio lavoro, una tale passione da infervorare anche gli animi degli spettatori. Chiaramente quella di Sorkin è un’ala ovest ideale. Ma non impossibile. Non ha l’intento di creare un’utopia americana, di instaurare la più perfetta delle democrazie: il presidente Bartlett, ad esempio, è un personaggio molto complesso, deve prendere decisioni molto difficili e discutibili nel corso del suo mandato, ha dei grossi segreti, che rischiano di far precipitare la sua carriera. Ma la sua devozione all’ufficio della presidenza, la sua fermezza morale, la sua umanità sono tutto quello che un presidente dovrebbe essere e tutto quello che speriamo di vedere nel prossimo presidente degli Stati Uniti d’America.

Il presidente Bartlett, in una delle scene più iconiche della serie

Immagine di copertina tratta dalla locandina dell’episodio finale della serie.

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Laureata in Scienze filosofiche e ora studentessa del Master Professione Editoria cartacea e digitale a Milano. Quando non leggo, scrivo. Quando non scrivo, guardo film. Quando non guardo film, parlo ai miei amici dei film che ho appena visto. Quando non faccio nessuna di queste cose di solito sto cercando di replicare qualche ricetta di Masterchef.

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