Carlos Ruiz Zafòn e la magia dell’inchiostro

Può un libro cambiare il corso della vita? A più di un mese dalla sua scomparsa, ricordiamo lo scrittore spagnolo che ha scritto storie per i puri di cuore

Nulla succede per caso, non credi? Tutto, in fondo, è governato da un’intelligenza oscura. Il tutto fa parte di qualcosa che non riusciamo a intendere, ma che ci possiede.

Carlos Ruiz Zafòn, L’ombra del vento

Nato a Barcellona nel 1964, Carlos Ruiz Zafòn è stato uno fra i più grandi romanzieri contemporanei. Viene considerato tra gli ideatori di un particolare sottogenere letterario che esalta il potere dei libri. È come se questi fossero intrisi di una magia capace non soltanto di annullare il tempo e lo spazio, ma anche di divenire memoria che ci unisce e ci tiene in vita.

Da bambino mi sembrava quasi una magia: bastavano carta e inchiostro per creare vita, idee, personaggi, immagini. I libri mi parevano cancelli aperti su infiniti universi di significato.

Zafòn in un’intervista a La Stampa

Dopo aver completato gli studi presso un collegio di Gesuiti, il giovane Zafòn inizia la sua carriera in ambito pubblicitario, prima come copywriter e poi come direttore creativo.

Esordisce come narratore nel 1993 con la pubblicazione del romanzo per ragazzi Il Principe della nebbia, con cui vince il premio Edebé, il più importante riconoscimento dedicato alla letteratura per ragazzi in lingua spagnola.

Nel 1994 si trasferisce a Los Angeles, dove si impegna nell’attività di sceneggiatore per Hollywood. Collabora con le pagine culturali di El País e La Vanguardia. Continua anche a scrivere letteratura per ragazzi, pubblicando i titoli Il Palazzo della mezzanotte e Le luci di Settembre (i quali insieme alla sua opera di esordio costituiscono La Trilogia della Nebbia) e Marina.

Nel 2001 pubblica il primo romanzo destinato a un pubblico adulto che lo renderà un autore di fama mondiale: L’Ombra del Vento. Con più di 15 milioni di copie vendute nel mondo, di cui un milione e mezzo solo in Italia, l’opera scala i vertici delle classifiche letterarie, diventando un vero successo editoriale.

L’edizione spagnola della tetralogia de Il cimitero dei libri dimenticati

L’ombra del vento costituisce il primo capitolo della tetralogia de Il Cimitero dei libri dimenticati che prosegue con i successivi romanzi Il gioco dell’angelo (2008), Il prigioniero del cielo (2012) e Il labirinto degli spiriti (2016). Come ricordato dall’editore italiano di Zafòn – Mondadori -, i volumi di questa saga sono legati «attraverso personaggi e fili argomentativi che gettano tra loro ponti narrativi e tematici», ma ciascuno di essi offre una storia indipendente, che può essere letta in qualunque ordine o in modo separato. Il contenuto non muta, piuttosto si consente al lettore di «esplorare il labirinto di storie accedendovi da diverse porte e differenti sentieri, i quali, una volta riannodati, lo condurranno nel cuore della narrazione».

Al centro della tetralogia, nel cuore di una Barcellona fosca e piovosa, vi è il Cimitero dei Libri Dimenticati, un luogo segreto dove vengono sottratti all’oblio migliaia di volumi di cui il tempo ha cancellato il ricordo. Si tratta di una biblioteca misteriosa, che diventa metafora «dell’importanza della memoria e di come possa cambiare le nostre vite».

Zafòn credeva che ogni libro possedesse una doppia anima: l’anima di chi lo ha scritto e l’anima di quel lettore che viaggiando fra le sue pagine, lo ha vissuto e sognato. Come scriveva nella pagine de L’ombra del vento, «ogni volta che un libro cambia di mano, ogni volta che qualcuno fa scivolare lo sguardo sulle sue pagine, il suo spirito cresce e si rafforza».

Ne Il labirinto degli spiriti, ultimo capitolo della saga, lo scrittore catalano enuncia la regola d’oro che sostiene qualsiasi artificio di carta ed inchiostro:

Una storia è un labirinto infinito di parole, immagini ed energie riunite per svelarci la verità invisibile su noi stessi. Una storia è, in definitiva, una conversazione fra chi la racconta e chi l’ascolta: un narratore può raccontare solo fin dove lo sorregge il mestiere, mentre un lettore può leggere solo fino a ciò che porta scritto nell’anima.

E fra la cerchia dei suoi lettori, lo scrittore catalano considerava i ragazzi il suo miglior pubblico, come ricordava in un’intervista a La Stampa: «Sono ben più intelligenti degli adulti. E soprattutto più sinceri con sé stessi e con i libri. Si avvicinano alle storie puri di cuore e di mente, lontani dalla presunzione che sviluppiamo con gli anni, quando le nostre scelte vengono condizionate dai fattori sociali».

Zafòn ha invogliato i ragazzi alla lettura, rendendoli consapevoli del potere della letteratura e dell’influenza che questa esercita sull’esistenza dell’uomo.

Attraverso un’abile penna è riuscito a trasmettere un amore che profuma di carta e di inchiostro. Perché la speranza che ogni creatore di racconti si porta dentro è proprio questa, come Zafòn scriveva nell’introduzione a Il labirinto degli spiriti: «che il lettore abbia aperto il cuore a qualcuna delle sue creature di carta e le abbia dato qualcosa di se stesso per renderla immortale, sia pure per pochi minuti».

La sua morte prematura, lo scorso giugno, ci ha lasciato un senso di vuoto, ma le sue pagine passeranno nelle mani di nuovi lettori, così che il suo spirito vivrà ancora. Perché, in fondo, come scriveva Zafòn in L’ombra del vento, «esistiamo fintanto che siamo ricordati».

Immagine di copertina tratta dal profilo Twitter ufficiale dell’autore.

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In costante conflitto con l’altra me, alla ricerca di un equilibrio fra la bussola della ragione e le leggi del cuore.

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