Aleksej Navalny: l’indesiderato compagno

Martire o Mefisto? Le vicende del controverso attivista noto per essere l’unico uomo temuto dal presidente Putin.

“Navalnyj è stato avvelenato”: in coma l’oppositore russo di Putin. I medici: “Lottiamo per salvarlo”

la Repubblica – 20 agosto 2020

Probabilmente è in questa circostanza che la maggior parte del pubblico italiano è venuta a contatto con il personaggio di Aleksej Navalny, noto oppositore del governo di Putin. Se si volesse però ricostruire tutta la storia bisognerebbe riavvolgere il nastro di qualche anno. Il 2008, inizio della carriera di Navalny come attivista anti corruzione con la fondazione dell’organizzazione non-profit Unione degli azionisti di minoranza, potrebbe essere un buon punto di partenza.

L’esperienza penitenziaria

Con l’inaugurazione nel 2011 del sito web RosPil, dedicato alla segnalazione di frodi negli appalti statali e nella gestione dei fondi pubblici, si consolida il ruolo di Navalny come figura di riferimento dell’opposizione all’establishment.

Contemporaneamente, arrivano le prime condanne legate sia ad avvenimenti relativi l’attivismo politico che non.

Tra i periodi di detenzione dell’attivista troviamo:

  • la condanna a 15 giorni di carcere nel marzo del 2017 a causa di una manifestazione contro la corruzione non autorizzata dal governo;
Alexei Navalny marcia su via Tverskaya nel marzo 2017.
Fonte: Evgeny Feldman, CC BY-SA 4.0 via Wikimedia Commons
  • un ulteriore arresto nel giugno del 2017 a causa di nuove proteste;
  • l’arresto il 29 settembre 2017, con l’accusa di aver incitato i suoi sostenitori a partecipare a eventi pubblici non autorizzati.

Conseguentemente alle sue molteplici incarcerazioni, riconosciute come politiche e prive di una reale motivazione, nel novembre 2018 la Corte europea dei diritti dell’uomo condannò la Russia a risarcire Navalny per danni morali e materiali.

Tuttavia, il provvedimento giudiziario più controverso ebbe luogo nel dicembre 2014. Ritenuti colpevoli di una truffa di circa 400 mila euro ai danni della società Yves Roches East, l’attivista e il fratello, furono condannati rispettivamente a 3 anni e mezzo con e senza la condizionale. Ma è proprio la violazione dei termini di questa sentenza (a seguito del ricovero presso l’ospedale di Berlino) che hanno portato di recente Navalny a dover scontare in una colonia penale due anni e otto mesi di carcere

Gli avvelenamenti

Quello della scorsa estate non è il primo tentativo di avvelenamento compiuto ai danni di Navalny. Gli attacchi alla sua persona sono infatti numerosi:

Navalny attaccato da uno sconosciuto con del liquido verde.
  • maggio 2017: uscendo dal suo ufficio a Mosca gli fu lanciato addosso un acido corrosivo portando a una grave infiammazione oculare con conseguente intervento chirurgico;
  • luglio 2019: durante il periodo di detenzione conseguente all’organizzazione di una manifestazione di protesta non autorizzata, fu ricoverato all’ospedale 64 di Mosca per quelli che sembravano essere i sintomi di una reazione allergica acuta. La dottoressa personale dell’attivista, Anastasia Vasilyeva, denunciò il fatto, sottolineando come non poté visitare Navalny in modo appropriato: l’avrebbe visto soltanto attraverso una porta socchiusa. L’oppositore venne poi immediatamente riportato nella struttura carceraria per scontare la restante pena.

Chi ha avvelenato Navalny?

Una lunga inchiesta del sito investigativo Bellingcat, condotta in collaborazione con The Insider, CNN e Der Spiegel, ha ampiamente svelato i retroscena dell’avvelenamento datato agosto 2020.

Le vicende della scorsa estate sono risultate essere il coronamento di tre anni di pedinamenti e spionaggi ai danni dell’attivista. L’agenzia per la sicurezza russa (FSB), aveva infatti costituito nel 2017 un’unità di sorveglianza speciale. Quest’ultima era specializzata nell’utilizzo di sostanze tossiche, tra cui il Novichok (l’agente nervino utilizzato durante l’ultimo attacco). I tentativi di avvelenamento in questi tre anni sono stati svariati, tra cui uno solo un mese prima dei fatti di Omsk. In quell’occasione la moglie Yuliya Navalnaya aveva accusato un malessere dalla dubbia origine.

Principi di funzionamento del Novichok

In una telefonata con Konstantin Kudryavtsev (ufficiale del FSB coinvolto negli avvenimenti), Navalny stesso (fintosi un alto funzionario in cerca di spiegazioni) ha potuto confermare il coinvolgimento delle forze governative russe nel recente avvelenamento.

Dalla conversazione sono emersi numerosi dettagli. Non solo che la biancheria dell’attivista costituì il vettore del veleno, ma anche tutta la procedura attuata per eliminare ogni traccia dell’agente intossicante a seguito del primo ricovero presso l’ospedale di Omsk.

Il rientro in Russia

Nonostante il prevedibile sviluppo della situazione, il 17 gennaio 2021 l’attivista ha optato per il rientro in patria. Atterrando all’aeroporto di Sheremetyevo, Navalny è andato in contro a incarceramento certo.

Il luogo dell’atterraggio è stato modificato segretamente per evitare sommosse a fronte del gran numero di sostenitori e giornalisti raccoltisi per dare il benvenuto all’oppositore.

Dopo circa due settimane di custodia cautelare, il 2 febbraio, è arrivata la condanna. Lo sdegno dei principali leader dell’Unione Europea e dell’entrante presidente statunitense non si è fatto attendere.

L’amministrazione Biden (considerando anche il recente attacco hacker all’azienda informatica SolarWinds) ha elaborato una serie di sanzioni contro il Cremlino, le quali dovrebbero entrare in vigore a breve.

Il posto di Navalny nel futuro

Lo sviluppo degli avvenimenti fa poco ben sperare. Notizie risalenti allo scorso 28 febbraio, comunicano il trasferimento del dissidente a Pokrov nella colonia penale numero 2. Dichiarazioni di ex-detenuti descrivono l’esperienza nel complesso come torturante. Qui il trattamento dei carcerati è fondato sull’isolamento: non sono permessi contatti di alcun genere né con parenti all’esterno né con altri ospiti del complesso.

Sembrerebbe quindi la storia di un altro eroe sacrificatosi in nome della libertà. Tuttavia, anche il personaggio di Navalny non è estraneo a controversie.

Non poco scalpore ha suscitato la recente decisione di Amnesty International di eliminare l’attivista dalla lista dei prigionieri di coscienza a causa del suo passato.

Organizzatore e frequentatore dal 2006 al 2011 all’annuale corteo Russkij marš (raduno di organizzazioni neonaziste e xenofobe), nel 2007 fondò il movimento politico Narod, spesso criticato per le sue posizioni xenofobe.

Non bisogna però perdere di vista l’immagine d’insieme. Il personaggio di Navalny è riuscito a raccogliere attorno a sé la frammentata opposizione, mettendo sotto i riflettori il taciuto marciume del sistema politico reggente.

Nel 2020 l’attivista con il suo team elaborano una strategia elettorale: lo smart voting. Raccogliendo i voti degli oppositori si presenta la possibilità di scalzare quello che è stato il governo degli ultimi 22 anni.

Se ci riusciranno e se sarà proprio Navalny il nuovo leader ancora non lo possiamo prevedere.

In copertina: Alexey Navalny ritratto da Michał Siergiejevicz su Wikimedia Commons, CC BY 2.0

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Ciò che sappiamo è solo una goccia, ciò che ignoriamo è un oceano. - Isaac Newton

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