Alla notte

A tutti coloro i quali la notte si sfogano e rinnegano se stessi, i propri pensieri, le proprie scelte e le proprie inevitabili contraddizioni.

Nel mese di luglio Cogito et Volo pubblicherà i migliori contributi raccolti attraverso l’ultima Call for papers primaverile. Tra gli autori di questi ultimi verranno selezionati i futuri collaboratori del sito. I contributi già pubblicati sono disponibili qui. Per chi non avesse partecipato e volesse condividere le proprie idee e inviare un contributo singolo – articolo, racconto o poesia – è sempre possibile farlo: non smettiamo mai di metterci in gioco!

Alla notte

O Musa, prendi le vane parole
prima che il gallo le canti disciolte
ché Pietro le ha già negate tre volte
e piangono nude le croci al sole

Tace per vie, per fronde, per viole
Ma crude van le stelle disinvolte
“Tu li conosci”, gli urlano le stolte
Grida e rinnega, ma il cuore gli duole

Torna l’alba sulla serva sua nera
Ogni pensiero va perso e distante
Ma resta a te la menzogna più vera

Misera, accogli l’umile preghiera
Sempre ritorna il tuo figlio incostante
Sempre l’attende l’amor della sera

Commento

Il sonetto è nato nel periodo di reclusione dovuto alla pandemia da Covid-19, in una delle tante notti di irrequietezza. Ricordo la scena: ero seduta sul balcone, la strada era silenziosa e la luna un po’ impressionista. L’insonnia era fastidiosa e la stanchezza opprimente, desideravo ardentemente spegnere la luce – in primo luogo nella mia testa – e poter finalmente riposare. Nonostante l’ora e la fatica, i pensieri erano vivi e nitidi nella mia mente, non volevano andarsene, pretendevano di essere raccolti, sistemati, controllati, spiegati, quantomeno ascoltati. Come ogni sera si accalcavano dentro di me, alcuni più comprensivi, altri esigenti e pungenti, spigolosi. Io speravo solo che se ne andassero, li trovavo dolorosi e oltremodo ingombranti, pur riconoscendoli come manifestazione più vera delle mie inquietudini, delle mie angosce.

Qui è nata, sfacciata ed incontrollata, la metafora con san Pietro: rinnegai i miei pensieri dapprima con riluttanza, poi per esasperazione. Le stelle mi osservavano e mi dicevano «Tu li conosci», io quasi mi convincevo della distanza tra me e le mie intime rivelazioni, per quanto essa non fosse altro che vana apparenza. Così li negai tre volte ed anche più, li lasciai all’oscurità della notte, a farsi percuotere ed umiliare.

Il risveglio è stato il canto di un gallo. Ero consapevole delle scelte della notte precedente, seppur nulla sembrasse cambiato nella mia quotidianità. Credevo non mi sarei più potuta affidare a quei momenti di sfogo notturni, in fin dei conti ero stata meschina. Avevo mentito pur di non dover affrontare le problematiche, le difficoltà, le sofferenze. Tuttavia, la sera successiva decisi di tornare sempre allo stesso posto, infedele ed incostante, turbata e in attesa. Notai con sollievo che la notte era scesa lo stesso, era di nuovo pronta ad accogliere tutte le mie incoerenze ed incongruenze, le mie contraddizioni. Avevo la sensazione che mi avesse perdonata.

Sempre l’accoglie l’amor della sera

Ho voluto allegare un quadro, la Notte stellata di Vincent van Gogh (1889). Credo che la profonda irrequietezza dell’immagine possa mettere in risalto la burrascosità del momento, il contrasto e l’incoerenza delle sensazioni e l’irregolarità delle onde, nel cielo come dentro al proprio cuore. 

Poesia realizzata da Silvia Burgio.

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