Chi è Matteo Messina Denaro

Lo Stato contro Cosa Nostra

Dopo 30 anni di latitanza è stato arrestato l’ultimo dei capi di Cosa Nostra, Matteo Messina Denaro.

Per capire chi è davvero questo boss ripercorriamo le tappe dell’organizzazione mafiosa di Cosa Nostra. Quale ruolo e che cosa è stato per la mafia siciliana , uno dei più pericolosi e ricercati criminali del mondo.

Matteo Messina Denaro
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Cosa Nostra

La mafia in Sicilia si chiama “Cosa Nostra” e le origini di questa organizzazione risalgono alle realtà agricole siciliane dell’800, già prima dell’unità d’Italia; tuttavia per lungo tempo c’è chi ha sottovalutato e addirittura negato l’esistenza di questa organizzazione criminale. E’ solo con gli anni 80 del ‘900 che lo Stato e l’opinione pubblica hanno preso consapevolezza del fenomeno.

Alla fine degli anni 70 Cosa Nostra è un’organizzazione ben strutturata e molto radicata nel territorio siciliano, composta da uomini d’onore che fanno capo ad una famiglia o cosca, punto di riferimento di un gruppo di famiglie è il capomanamento, tutti i capimandamento si riuniscono per formare la commissione provinciale, la Cupola. Quest’ultimo è un organo direttivo che riunisce le personalità più importanti, tuttavia ad ogni livello Cosa Nostra è ben organizzata e ramificata.
La fine degli anni ’70 segnano un punto importante in quanto una famiglia su tutte, quella dei corleonesi, con esponenti Salvatore Riina e Bernardo Provenzano, si impose con la forza su tutte le altre e diventò la più importante e potente all’interno della commissione. La strategia militare dei Corleonesi era molto semplice: mirava all’eliminazione di tutti i suoi nemici, iniziò così una stagione sanguinaria con l’uccisione di esponenti delle fazioni avversarie e di chiunque si opponesse al potere di Cosa Nostra.

Una vera e propria guerra

Tra il 1979 e il 1984 ci furono almeno mille morti, anche tra esponenti dello Stato e della società civile: il commissario di polizia Boris Giuliano, il giudice Cesare Terranova, il presidente di regione Piersanti Mattarella, il deputato Pio La Torre, il prefetto Carlo Alberto dalla Chiesa, sono solo alcuni di quei nomi che in diversi modi si impegnarono nel contrastare la mafia in Sicilia e pagarono con la vita la ferocia e la crudeltà di Cosa Nostra.

Come reazione lo Stato elaborò delle misure nuove e uniche al contrasto alla mafia. Nel 1982 viene introdotto nel codice penale l’articolo 416-bis, il reato di associazione mafiosa. Nel 1983 nasce il primo “pool antimafia”: con il compito di riunire i magistrati siciliani che si occupavano di lotta alla mafia al fine di rendere più semplice la cooperazione tra di essi. Da qui si intensifica molto la collaborazione tra i giudici Paolo Borsellino e Giovanni Falcone; in aggiunta alle prime e importantissime testimonianze dei pentiti (una su tutte quella di Tommaso Buscetta nel 1983) portarono all’istituzione del “maxi processo” di Palermo nel 1986 con oltre 470 mafiosi accusati di crimini di Cosa Nostra, tra questi tutti i principali boss di Corleone, compresi Riina e Provenzano diventati ormai latitanti.
Un duro colpo per Cosa Nostra e una importante risposta dello Stato nella lotta alla mafia, anche se non fu certo la fine.

La stagione stragista

Cosa Nostra reagì con una nuova stagione stragista, una offensiva contro lo Stato. Nel 1992 uccisero Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Lo Stato reagì con misure e nuovi strumenti legislativi come l’articolo 41-bis.

Nel giro di pochi mesi si arrivò all’arresto di Salvatore Riina, considerato il capo assoluto dell’intera Cosa Nostra.
Da qui si creò una divisione all’interno dell’organizzazione, una parte contraria alla “stagione stragista” iniziata da Riina e una parte invece a favore di questi metodi; questa fazione, che ebbe la maggioranza, era sostenuta da personalità quali Leoluca Bagarella, Giovanni Brusca e Matteo Messina Denaro, giovane esponente di spicco che un anno dopo iniziò la sua latitanza durata 30 anni.
Furono eseguiti alcuni attentati anche fuori dalla Sicilia: a Roma, a Milano e Firenze che portarono lo Stato a reagire con forza fino ad arrivare alla cattura di tutti gli esponenti Corleonesi: Bagarella nel 1995, Brusca nel 1996, Provenzano nel 2006,  molti altri, tranne Matteo Messina Denaro, ultimo latitante di spicco dei Corleonesi, fedelissimo di Riina che riuscì a rimanere latitante e contemporaneamente capo di Cosa Nostra fino ad oggi.

Aula bunker durante il maxiprocesso di Palermo.
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Matteo Messina Denaro
Considerato uno dei criminali più ricercati e pericolosi al mondo, Matteo Messina Denaro è originario di Castelvetrano, capo del mandamento di questo comune ma ben presto è diventato uno dei capi più potenti di Cosa Nostra grazie anche alla forte vicinanza e fedeltà con Riina, non a caso considerato come il successore di Riina e fino ad oggi l’ultimo boss di quella “vecchia guardia” ancora latitante.

L’ultimo dei capi

Messina Denaro è ritenuto tra i mandanti degli attentati mafiosi avvenuti tra il 1992 e il 1993, condannato per la strage di Capaci e di via D’Amelio così come per gli attentati del 1993 a Roma, Firenze e Milano, ritenuto colpevole di decine di omicidi, tra i quali quello di Giuseppe Di Matteo nel 1996, omicidio che più di tutti colpì per la crudeltà verso un bambino di 12 anni, figlio di un collaboratore di giustizia, Sandrino Di Matteo che stava collaborando al maxi-processo di Palermo, strangolato e sciolto nell’acido, del cadavere non rimase più nulla.

Cosa Nostra però non fu solo questo, soprattutto dopo l’arresto di Riina, Matteo Messina Denaro divenne il più ricercato e pericoloso capo mafioso anche per i rapporti che riuscì ad avere con esponenti dello Stato, in un presunto accordo Stato-mafia. Cosa Nostra adottò una strategia diversa dalla stagione stragista degli anni 80 e 90, limitando molto le azioni clamorose ma operando in un contesto di pace apparente, utile per intaccare il tessuto economico e sociale del paese da Nord a Sud e anche all’estero, creando un impero economico miliardario.
La forza di questa organizzazione è stata poi quella di diversificarsi ed adattarsi ai cambiamenti dei tempi, diversificando gli interessi e riuscendo ad individuare ambienti nuovi e favorevoli dove mettere le mani: dai rifiuti speciali alle energie alternative.

Manifesto in ricordo di Falcone e Borsellino.
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Giustizia

Quindi la cattura di Matteo Messina Denaro è un grande punto messo a segno dallo Stato nei confronti della mafia, un segnale forte di giustizia per chi lotta e per chi soffre a causa della mafia, per chi ha perso la vita e chi solo oggi trova giustizia, ma è solo un punto, non si deve pensare che con la fine di Matteo Messina Denaro finisca anche Cosa Nostra e finisca la guerra alla mafia.

Questa organizzazione è più grande di un singolo uomo, Don Luigi Ciotti, fondatore dell’associazione “Libera contro le mafie” ha giustamente commentato l’arresto di Messina denaro sottolineando che: “Le mafie non sono i loro capi, non lo sono mai state”. Le mafie infatti si sviluppano in organizzazioni reticolari in grado di cambiare in base ai cambiamenti e svilupparsi, lo stesso Messina Denaro è diventato protagonista dopo la cattura del capo precedente, Salvatore Riina, ed ha cambiato l’assetto di Cosa Nostra da un modello stragista a uno più imprenditoriale molto meno in vista, che cerca di sostituirsi allo Stato e per questo anche molto più pericoloso.

Alcune riflessioni (a cura di Livio Attanasio)

L’arresto di Matteo Messina Denaro è un grande colpo messo a segno dallo Stato. Oggi si chiude una delle pagine più buie della nostra storia Repubblicana. Il boss rappresentava l’ultimo tassello di quella mafia che è stata la responsabile di migliaia di morti. Con la cattura di Messina Denaro, si mette fine al dominio di un capo storico, artefice dello stragismo e della volontà di sovvertire l’ordine democratico del nostro paese.

Sicuramente la sua uscita di scena ha rotto degli equilibri ed è proprio in questa fase che lo Stato deve tenere la guardia ancora più alta. La parte più critica, forse anche più di prima della cattura, è adesso. Bisogna seguire con estrema attenzione i cambiamenti nell’assetto organizzativo di Cosa Nostra. Nei prossimi giorni avremo certamente molti più dettagli in merito all’operazione che ha portato al ritrovamento del boss. Tanti sono gli scenari che ora si aprono e sta a noi cittadini e istituzioni, prestare la massima attenzione alle evoluzioni.

Domande e risposte

La battaglia sui social è già cominciata tra coloro che portano avanti teorie complottiste, tra coloro che scherniscono le forze di polizia. Certo, ci sono tanti dubbi. Com’è possibile che Messina Denaro sia stato trovato in una clinica a Palermo in cui andava indisturbato da diverso tempo?

Ancora lo scorso anno si erano avanzate ipotesi e addirittura alcuni erano certi e sapevano che era malato e che si trovava in Sicilia.

Ci sono molte teorie sicuramente curiose come: il fatto che si sia consegnato alle autorità; che sia stato abbandonato dalla stessa Cosa Nostra; che ci siano dei tentativi di trattativa; e molto altro ancora.

Quello che posso dire è che molte cose ancora non si sanno, altre notizie ci giungono filtrate. Pertanto è altamente difficile formarsi una opinione in merito. Certamente con l’arresto di Matteo Messina Denaro si è raggiunto un grande traguardo. Indipendentemente da tutte le teorie complottiste che stanno circolando in questo momento, noi come cittadini possiamo ritenerci soddisfatti e continuare giorno dopo giorno a vigilare affinchè anche gli ultimi lumini di mafia vengano sconfitti.

Foto in copertina di salvatore galle da Pixabay

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Sono uno studente di Beni Culturali di Verona, mi piace viaggiare sia nella vita reale che attraverso i libri, sempre con la voglia di imparare qualcosa di nuovo. Cerco di esprimere come posso quello che penso e che sento attraverso la scrittura, a volte attraverso l'ironia.

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