Come passeri sui cavi

Come passeri sui cavi è un romanzo a due facce tra il racconto introspettivo e un giallo ambientato al Vomero. È nominato al Premio Strega.

Tra i settantaquattro titoli proposti dagli Amici della domenica per la 76° edizione del Premio Strega c’è un titolo parecchio interessante. Si chiama Come passeri sui cavi ed è un romanzo scritto a quattro mani e ambientato nella Napoli dei giorni nostri. Vi ci cade l’occhio per almeno due motivi.

Il primo sono gli autori del libro: Stefania Pieralice e Daniele Radini Tedeschi sono infatti due critici e storici dell’arte, entrambi con varie pubblicazioni alle spalle: hanno lavorato a cataloghi d’arte (per la Biennale di Venezia e per De Agostini, ad esempio) o, nel caso di Tedeschi, nella prosa d’arte. Due autori quindi che si confrontano ora con il romanzesco e con la narrativa.

Il secondo punto è la casa editrice: Start è una casa che lavora principalmente alla produzione di libri d’arte e per la realizzazione di mostre temporanee. Nel 2021 decide di aprire una collana dedicata alla narrativa e lo fa proprio con questo libro. Una mossa coraggiosa e vincente, visto la nomina allo Strega.

Arriva però un plot twist: di arte, in questo libro, non si parla. E qui la curiosità sale.

La trama

Come i passeri sui cavi è la storia di Sofia Fontana, una donna sulla quarantina, cresciuta in una famiglia nobiliare del Vomero, ricca ereditiera dell’azienda siderurgica di famiglia. Vive una vita agiata ma impegnativa, divisa tra il ruolo imprenditoriale e l’essere madre un bambino pieno di energie. Tuttavia è «una donna spenta e diafana», senza carattere, sottomessa e oppressa dalle sue manie e insicurezze.

A schiacciare la personalità già fragile di Sofia contribuisce il marito, Guido Utimbergher, effettivo dirigente dell’azienda: lui conduce una vita parallela all’infuori dalla sua casa, frequentando moltissime donne e facendo un massiccio uso di droghe pesanti. Pur comparendo ‘fisicamente’ soltanto un paio di volte nella storia, la sua presenza è costante, un peso irremovibile dal cuore e dai pensieri di Sofia.

Quasi ogni membro della famiglia è in realtà per lei un fardello: la madre l’ha cresciuta in maniera rigida e distaccata, senza mai dimostrarle affetto; il fratello, Mauro, è un personaggio indecifrabile: anche lui un pezzo grosso dall’azienda ma dal ruolo poco chiaro, viene descritto come una goffa controfigura di Guido. Il padre è morto invece prematuramente, lasciando nella protagonista un vuoto incolmabile.

Come passeri sui cavi, nella sua prima parte, si svolge come un romanzo di introspezione: Sofia racconta sé stessa in prima persona, portandoci nei momenti più intimi e difficili della sua vita, in un tentativo di risvegliarsi dal torpore di una vita non vissuta; ci racconta, con timidezza ma anche con determinazione, lo sforzo di aprirsi alle novità e di lasciarsi sorprendere da un nuovo amore.

La seconda parte del libro – ma qui andiamo veloci per non incappare in spoiler – è invece un rapido susseguirsi di incontri pericolosi ed eventi letali; il romanzo diventa quasi un giallo, dovendo indagare su un omicidio che metterà in crisi l’intera azienda, ma soprattutto la vita di Sofia. Come passeri sui cavi prende così una piega del tutto inaspettata.

«Ho incontrato la morte ricordandone solo il torpore cronico e la noia assordante. Non so mai cosa rispondere quando mi viene chiesto come sia riuscita, oggi, a rimanere viva. Forse perché esser dentro la vita è un po’ come abitare la morte, in entrambe c’è quel sentimento d’affezione…sia amore, trasporto o sogno».

Il commento

Come passeri sui cavi è un libro sospeso nel tempo. La famiglia protagonista di questa storia è di estrazione nobiliare e molto ricca. La villa di Sofia è descritta con tocchi leggeri ed eleganti, a sottolineare la bellezza e la raffinatezza degli interni. Il modo di vestire dei personaggi, sempre signorili e presentabili, con vestaglie di seta firmate, completi da lavoro inamidati e gonne rigide, crea delle immagini e delle figure che sembrano appartenere al passato.

Le vie di Napoli nel periodo natalizio sono toccate da sguardi incantati, che creano un’aria frizzante e di attesa intorno alla città. La vita di Sofia, così monotona e rarefatta, contribuisce a questo senso di straniamento, complice la lontananza dalla vitalità – entusiasmante ma anche perversa – delle persone che la circondano.

Se non ci fossero i riferimenti ai social e a Oroscopo di Calcutta, Come passeri sui cavi potrebbe benissimo essere una storia ambientata negli anni Cinquanta. O anche prima. O una fantasia nascosta tra le pagine di un diario.

La prosa di Pieralice e di Radini Tedeschi è semplice e lineare ma in grado di giocare furbescamente con la lingua. Riesce a scomporsi e ricomporsi in un linguaggio da strada, disincantato, come in uno poetico e anelante, evidenziando il tentativo di Sofia di adattarsi ai cambiamenti. Il cambio di genere narrativo tra una parte e l’altra del romanzo, fa sì che le pagine scorrano veloci e che il lettore rimanga sempre sull’attenti. Fino al grande colpo di scena finale.

I passeri appollaiati sui cavi dell’elettricità non prendono la scossa finché stanno in equilibrio su due zampe. Sofia, allo stesso modo, è come una funambola sul traliccio, alla ricerca di un equilibrio tanto difficile quanto irrealizzabile.

Foto di copertina di Julia Craice da Unsplash

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Laureata in Scienze filosofiche e ora studentessa del Master Professione Editoria cartacea e digitale a Milano. Quando non leggo, scrivo. Quando non scrivo, guardo film. Quando non guardo film, parlo ai miei amici dei film che ho appena visto. Quando non faccio nessuna di queste cose di solito sto cercando di replicare qualche ricetta di Masterchef.

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