Comitiva e lockdown: il parcheggio vuoto, l’unione che resta

Cos’è e cosa rappresenta la comitiva per chi ne fa parte? Durante il lockdown molti ragazzi sono stati costretti a interagire con i propri amici attraverso uno schermo. Può quell’unione essere alimentata nonostante la distanza?

Il team di Cogito et Volo ha scelto di dedicare il mese di agosto ad un tema speciale: il futuro post-Covid e soprattutto quei “luoghi” – fisici e non – che la pandemia rischia di rendere disabitati. È il nostro modo per ripartire: radicati nel passato, la mente fissa sul presente e lo sguardo rivolto al futuro. Per leggere tutti gli articoli dello speciale clicca qui.

Stessa storia, stesso posto, stesso bar […] gli anni delle immense compagnie, gli anni in motorino sempre in due…

Gli anni – 883

Probabilmente conoscerete questi versi tratti di questa canzone degli 883 che parla di quei magnifici anni passati con la “compagnia”.

A Roma si chiama la comitiva ma universalmente è definibile come quel gruppo di amici con cui esci sempre, che conosci da una vita, che sai di trovare ogni sera nello stesso posto. Ecco quindi che la comitiva diventa un luogo fisico ben definito. Per chi ha la grande fortuna di averne una il «ci vediamo in comitiva» diventa identificazione di un luogo preciso: un parcheggio, una panchina, un parco, un bar, che normalmente non ha nulla di speciale ma che per qualcuno è qualcosa di più di un semplice posto.

Già, perché la comitiva stessa è un luogo di concetto universale, nonostante ognuno di noi associ ad essa un luogo specifico e realmente esistente. Come molti altri luoghi, anche questo ha risentito pesantemente del lockdown dovuto al COVID-19, la malattia causata dal coronavirus SARS-CoV-2 che ha scatenato la pandemia e che ancora, a livello mondiale, continua a spaventare, a contagiare persone e a causare morti.

La comitiva è quel luogo dove puoi sentirti te stesso, una seconda casa

La comitiva è il luogo dove hai passato molte sere, belle o brutte che siano state. Il luogo dove ti rifugi quando sei triste, ma anche dove vuoi andare quando sei felice. Dove ti senti al sicuro, dove puoi parlare liberamente o essere te stesso, è il luogo dove puoi cercare consiglio, dove puoi sfogarti e dove puoi sempre trovare qualcuno a sorreggerti quando stai vacillando, o che ti rialza quando sei già a terra. Sì, perché se la comitiva è come una seconda famiglia, il luogo che la ospita è praticamente una seconda casa.

La comitiva è dove vai subito quando hai una bella notizia da dare, è dove non vedi l’ora di portare la tua nuova ragazza per presentarla agli amici ancor prima che ai tuoi genitori.

Non importa se d’estate o d’inverno, non importa se con il freddo, con il caldo, con la pioggia o con il cielo stellato. Sono state tantissime le serate che hai passato in quel parcheggio con i tuoi amici a cazzeggiare, a sfogarti, a parlare dei tuoi progetti, a condividere i tuoi sogni.

A volte le strade possono dividersi, restare uniti dipende da noi

Ci sono quelle sere in cui sei sicuro che tutto quello non potrebbe finire mai, che quelle facce saranno sempre lì nonostante tutto, nonostante si cresca, nonostante gli impegni e la vita che ognuno costruisce mattone dopo mattone, quegli sguardi saranno sempre lì pronti a gioire con te dei successi e a consolarti nei fallimenti.

Come può capitare, a volte non è così. La vita non rispetta i tuoi sogni e non asseconda sempre le tue volontà, c’è chi ti ripete sempre che prima o poi tutto questo finirà, che la comitiva prima o poi si scioglierà, che prima o poi le vite vi separeranno, e che prima o poi quel parcheggio non sarà più la vostra casa. È una possibilità contro cui devi fare i conti e lottare giorno dopo giorno. Nulla è dovuto e così come in ogni cosa ci vuole costanza, perseveranza e voglia di mantenere vivo un qualcosa, questo perché la comitiva è quel tipo di “concetto” che richiede e merita impegno nell’essere mantenuto.

Lasciare quel parcheggio significa lasciare molto altro

Perdere la comitiva non significa semplicemente lasciare abbandonato quel parcheggio, quel parco o quel bar in cui vai sempre con i tuoi amici, significa perdere tutto ciò che a esso è collegato: ricordi, risate, pianti, urla, canti a squarciagola, scherzi, festeggiamenti, odori e suoni che chiami casa tua. La comitiva non è solo il parcheggio pieno di macchine fino a tarda sera, sono i capodanni fin da quando avevi 15 anni, sono le giornate al mare, sono le uscite a bere la sera, la comitiva sono i viaggi insieme, sono i compleanni festeggiati a mezzanotte.

La comitiva sono i tuoi amici che vengono in ospedale portando la pizza e improvvisando una cena in una spoglia sala d’attesa, è l’andare a prendere il cornetto a fine serata, quasi all’alba, dallo “zozzone” a Centocelle, sono i pranzi di pasquetta ad una fraschetta di Ariccia o la cena a Fregene una sera d’estate qualunque, sono i bagni in piscina in piena notte, è il viaggio a Napoli alle 04.00 di mattina per andare a far colazione e poi risalire a Roma, è l’addobbare l’albero di natale ogni anno a casa della coppia di amici che è andata a convivere da anni, è il tirare su una serata dal nulla accendendo lo stereo della macchina e ballando. La comitiva significa esserci nella gioia di una laurea di un amico e nella perdita di un caro, uniti più che mai, come una famiglia, è la prima bambina che nasce ad una coppia di amici che si ritrova ad avere una marea di zii. La comitiva non è solo un luogo, anche se questo è legato strettamente e a doppio filo con ciò che rappresenta.

L’importanza di un legame che supera ogni ostacolo

Ad oggi in Italia sembra quasi di essere tornati ad una condizione di “normalità” nell’ambito quotidiano, nonostante bisogni comunque tenere alta la guardia. Adesso si ha sicuramente meno percezione del pericolo rispetto a come era nei mesi di marzo, aprile e buona parte del mese di maggio. Un periodo che ci ha visto costretti a stare chiusi in casa, a limitarci ad un contatto virtuale con gli amici, nel rispetto delle misure di sicurezza necessarie per evitare il peggio. Quei mesi hanno visto quel parcheggio vuoto, disabitato per molte sere consecutive e la sensazione che se ne aveva era strana. Il divieto di assembramento e l’evitare i contatti fisici è incompatibile con l’essenza stessa della comitiva: unione, affetto, condivisione e famiglia.

La comitiva nella sua definizione più generale nei mesi scorsi durante il lockdown è sicuramente uno di quei luoghi che hanno rischiato di essere dimenticati e abbandonati. Quello che questo periodo ci ha insegnato è che non importa per quanto quel parcheggio resterà vuoto. Ciò che conta è che tutti continuino ad esserci l’uno per l’altro nonostante tutto, che l’amicizia e l’unione superi ogni ostacolo, anche quando si è costretti a stare in casa e a vedersi solo attraverso uno schermo, e sperare che si possa tornare a vivere quel luogo come prima, anzi, più di prima, ancor più consapevoli di cosa significhi perderlo. Perché in fondo non importa dove, ma con chi:

…gli anni di qualsiasi cosa fai, gli anni del tranquillo siam qui noi.

Gli anni – 883

Immagine di copertina a cura di Broesis, dal sito pixabay

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nato a Roma nel 1992 nel quartiere periferico di San Basilio, sono attualmente studente di Biotecnologie Mediche presso l’università di Tor Vergata. Mi definisco un sognatore, la mia più grande ambizione, tra le altre, è quella di diventare un ricercatore nel campo della genetica. Personalmente ritengo che scrivere sia equiparabile a comporre musica, il divertimento sta nel giocare con le parole e con la nostra meravigliosa lingua; il testo deve conservare un’armonia di fondo, deve scorrere come seguisse un ritmo, ogni parola è fatta per stare al posto giusto in una determinata frase, per suonare in un particolare modo e bisogna trovare quella che si armonizza con tutte le altre nella composizione generale, come risolvere un immenso puzzle.

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